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L’Oriente. Storia di una figura nelle arti occidentali (1700-2000)

A cura di Paolo Amalfitano e Loretta Innocenti

Roma, Bulzoni, 2007, 2 voll., pp. 1453, euro 90,00
ISBN 978-88-7870-212-7; 978-88-7870-213-4

Questa importante e corposa raccolta di saggi, edita in due volumi curati da Paolo Amalfitano e Loretta Innocenti, contiene gli interventi presentati nel corso dei sei seminari internazionali organizzati tra il 2002 e il 2003 nell’ambito del progetto L’Oriente, storia di una figura nelle arti occidentali (1700-2000), promosso dall’Associazione Sigismondo Malatesta in collaborazione con le Università Ca’ Foscari e Iuav di Venezia, L’Orientale di Napoli, La Sapienza di Roma e con il Gabinetto Viesseux di Firenze, con l’aggiunta di contributi di studiosi chiamati successivamente a partecipare alla pubblicazione.

Horace Vernet, <i>Mathlide et Malek Adhel</i>, 1817, litografia
Horace Vernet, Mathlide et Malek Adhel, 1817, litografia


La ricerca ha preso le mosse da due considerazioni di fondo: innanzi tutto la constatazione della grande diffusione di tematiche orientalistiche nella cultura occidentale e nelle sue manifestazioni artistiche (letteratura, teatro, arti figurative, musica, danza, architettura e cinema); in secondo luogo l’individuazione di alcuni luoghi comuni a tutte le arti nelle rappresentazioni dell’Oriente degli ultimi tre secoli.

Il ciclo dei seminari ha seguito un ordine cronologico, ponendosi come obiettivo una valutazione complessiva del significato acquisito dall’immaginario orientale nelle diverse epoche prese in considerazione. È stato così possibile individuare nel periodo illuminista e romantico una concezione dell’Oriente come modello utopico (positivo o negativo), nelle manifestazioni artistiche di fine Ottocento una sua più marcata riconsiderazione in chiave esotica, nelle avanguardie del Novecento una rilettura del tema in senso formale e nel secondo Novecento un allargamento globale e planetario dell’esperienza del contatto con la cultura dell’Est.

Edouard Manet, <i>Portrait d'Emile Zola</i>, 1868. Paris, Musée d'Orsay
Edouard Manet, Portrait d'Emile Zola, 1868, Paris, Musée d'Orsay


Tra i saggi di ambito performativo, per il Settecento si segnalano l’intervento di Françoise Rubellin dedicato alla Comédie Italienne e ai teatri forain, il contributo di Franco Fido sullo spettacolo veneziano e quelli dei musicologi Thomas Betzwieser e Roberto Leydi, rispettivamente sul linguaggio turchesco in musica e sull’evoluzione dell’‘aria cinese’ dal XVIII al XX secolo.

Per l’Ottocento si menziona l’intervento di Jürgen  Maehder sul Grand Opéra francese, gli approfondimenti sull’Aida e sul balletto La Bayadère di Guido Paduano e Knud Arne Jürgensen, i saggi di Paolo Amalfitano, Adriana Guarnieri Corazzol, Michele Girardi e José Sasportes sulla musica e la danza fin-de-siècle.

George Wittet, Gateway of India (Bombay), 1914-1917
George Wittet, Gateway of India (Bombay), 1914-1917


Per il Novecento, tra i numerosi contributi, si ricordano gli studi sull’opera brechtiana di Anna Maria Carpi e Antony Tatlow e quello dedicato ad Antonin Artaud da Marco De Marinis; si menzionano inoltre le riflessioni di Silvia Carandini sul pittore e drammaturgo dada Georges Ribemont-Dessaignes, di Georges Banu sull’influenza dell’utopia comunista nel teatro della prima metà del secolo e di Ferdinando Taviani sui pregiudizi della cultura occidentale nei confronti della teatralità orientale.

Daniela Sarà


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