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Theaterheute


2007, n. 5, pp. 72, € 9,80
ISSN 0040 5507

"Theaterheute" dedica ampio spazio all’edizione numero 44 del "Theatertreffen", la manifestazione berlinese che riguarda i dieci migliori spettacoli della stagione secondo le valutazioni emerse da una giuria di critici. Lo Special è aperto da un’intervista ad Iris Laufenberg, promotrice delle ultime cinque edizioni dell’iniziativa, in cui vengono illustrate caratteristiche o obiettivi del festival.

La serie degli interventi si apre con il ritratto ("Porträt") di due attori del Thalia Theater di Amburgo. Hans Löw si è affermato nel 2002 in Cabale und Liebe di Michael Marthaler, poi con Camera / Jasonmaterial di Fritz Kater e Armin Petras, Hedda Gabler di Henrik Ibsen, dramma allestito da Stephan Kimmig. L’interpretazione premiata è quella del personaggio Hugo in Les mains sales di Jean Paul Sartre per la regia di Andrea Kriegenburg e con la partecipazione di Judith Hofmann, alla quale è dedicato il secondo ritratto. L’attrice annovera nel repertorio importanti ruoli quali Beatrice in Viel Lärm und nichts di David Bösch e di Maggie in Cat on a hot tin roof di Teennesse Williams nell’allestimento di Kriegenburg.

Nel ricco "Theatertreffen" figura Tri Sestry di Anton Cechov nella produzione dei Kammerspiele di Monaco con la regia di Andrea Kriegenburg che trasforma il dramma in uno spettacolo comico di marionette con Anette Paulmann (Olga), Silvana Krappatsch (Mascia) e Katharina Schubert (Irina). Jan Bosse è presente con due allestimenti: l’adattamento del goethiano Die Leiden des Jungen Werthers per il Maxim Gorki Theater di Berlino con il quale si sono cimentati Hans Löw (Werther), Fritzi Haberlandt (Lotte) e Roland Kukelies (Albert), e con lo shakesperiano Much ado abouth nothing (Burgtheater di Vienna) affidato a Nicholas Ofczarek (Don Pedro), Joachim Meyerhoff e Cristiane von Poelnitz.

Krankheit der Jungen di Ferdinand Bruckner è un dramma espressionista trasferito sulla scena da Tilmann Köhler e prodotto dal Deutsches Theater di Weimar. Tra gli spettacoli maggiormente applauditi c’è Der Gott des Gemetzels della drammaturga francese Yasmina Reza nella versione di Jürgen Gotsch per lo Schauspielhaus di Zurigo. La regia sviluppa un registro espressivo adatto alle abilità di una compagnia di attori di sicuro valore, tra i quali figurano Dörte Lyssewski, Tilo Nest, Corinna Kirchhoff e Michael Maertens. Altro regista di prestigio, Michael Thalheimer si è presentato al pubblico berlinese con Oreste di Eschilo (Deutsches Theater) in una versione di impatto violento con la scena colorata di rosso sangue e lo stile asciutto e freddo seguito dagli interpreti, Constanze Becker (Clitemnestra), Michael Benthin (Egisto), Stefan Konarske (Oreste), Lotte Ohm (Electra). Dalla messinscena di Ulrike Maria Stuart di Elfriede Jelinek emerge il tema del terrorismo in una rappresentazione spigolosa e impegnativa da parte degli attori (Susanne Wolff, Judith Rosmair, Arno Declair, Elisaberth Schwarz), che assecondano la regia di Nicolas Stemann per il Thalia Theater di Amburgo.

Se questi risultano i sette spettacoli incoronati, ce ne sarebbero altrettanti esclusi di pari valore artistico e contenutistico, a detta di un gruppo di critici: I persiani di Eschilo (regia di Dimiter Gotschell, Deutsches Theater), Homestories progetto di Nuran Calis (Schauspiel di Essen), Glaube Liebe Hoffnung di Ödön von Horvàth (regia di Stefan Kimmig, Kammerspiele di Monaco), Oreste di Eschilo (regia di Karin Neuhäuser, Schauspiel di Francoforte), Die Unvernünftigen sterben aus di Peter Handke (regia di Friederike Heller, Akademietheater di Vienna), Schwarze Jungfrauen di Feridun Zaimoglu e Günther Senkel (regia di Neco Celik, HAU 3 di Berlino), Sov du vesle barnett mitt (Dormi, mio piccolo) di John Fosse (regia di Luc Bondy, Akademietheater di Vienna).

In "Aufführungen", lo spazio della rivista riservato alle novità della scena tedesca, si leggono le recensioni di due spettacoli dedotti dal repertorio shakesperiano: Giulio Cesare, visto al Burgtheater di Vienna nella versione curata da Folk Richter, presenta un taglio molto politico con evidenti richiami alla figura di Gorge Bush. Nel ruolo del titolo si è distinto Peter Simonischek e con lui Michael Maertens (Marco Antonio), Robert Koch (Bruto). Il tema del rapporto tra la morte e la politica ritorna in Hamlet di Jan Bosse per lo Schiffbau di Zurigo. Il regista ambienta la tragedia nella contemporaneità e trasforma i personaggi in losche figure. Di rilievo è risultata la prova di Joachim Meyerhoff (Amleto), affiancato da Jean – Pierre Cornu (Polonio), Edgar Selge (Claudio), Franziska Walzer (Gertrude).

Maeterlinck, presentato a Gand da Christoph Marthaler, è un omaggio al drammaturgo belga attraverso la ricostruzione del clima e degli ambienti di un tessilificio dove si cala la vicenda di Pelleàs affidata, tra gli altri, a Hadewych Minis, Frieda Pittoors, Sasha Rau e Steven Van Watermeulen. Una riflessione sul rapporto tra il teatro e la chiesa cattolica emerge da Anything Goes di Paul Claudel trasferito sul palcoscenico del Maxim Gorki Theater da Stefan Bachmann che ha diretto un cast formato da Peter Kurth, Melanine, Kretschmann, Andreas Leupold, Anja Scxhneider, Florian Stetter.

In "Theatebauten" viene presentato il nuovo Staattheater di Darmstadt dotato di una sala multifunzionale di 240 posti e di un auditorium di 400. Lo spazio della sezione "Autor zu entdecken" ("Autore da scoprire") è dedicato a Dirk Laucke, giovane scrittore e autore di alter ford scort dunkelblau, la commedia dell’esordio (che si legge in "Das Stück" della rivista) e presentata con successo nei Kammerspiele di Monaco. Si tratta di un testo che racconta gli smarrimenti giovanili contemporanei, con forti richiami alla musica punk. I dialoghi, brevi e imbevuti di espressioni gergali e quotidiane, parlano di sesso, violenza, malessere.



Massimo Bertoldi


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