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Hystrio


a. XX, 2007, n. 2, pp. 127, euro 9,00

Di sostanza, esaustiva, ricca di percorsi e traiettorie maturate nell’ambito dello spettacolo, così si presenta la prima puntata del Dossier "Teatro della nuova Europa", redatto in occasione della ricorrenza dei cinquant’anni della fondazione dell’Unione Europea.

Il lungo viaggio parte dal Portogallo e l’attenzione cade sugli aspetti interdisciplinari e sperimentali della scena indipendente. In Spagna la leadership spetta a Barcellona e vi si incontra un linguaggio teatrale contaminato dalla musica rock, di forte impatto emotivo e visivo, come dimostrano le produzioni dei due teatri simbolo, il Romea diretto da Calixto Bieito e il Lliure di Alex Rigola. La Francia rappresenta un caso a sé di modernità in quanto propone, oltre ad un sistema teatrale gestito da risorse pubbliche, la vocazione al nuovo con concreti investimenti di energie creative e mezzi finanziari.

La situazione del Regno Unito è documentata dall’attività di Forced Entertainment diretto da Tim Etchells, gruppo concentrato sull’elaborazione sperimentale di performances provocatorie in cui la debolezza della morale e delle identità, le falsità del nostro vivere quotidiano si organizzano in un tessuto narrativo in bilico tra finzione e rappresentazione reale. Pippo Delbono, attore italiano tra i più conosciuti in Europa, parla della necessità del superamento di snobismi e lobby culturali per rilanciare un umile pensiero di sogni e desideri. Il confronto artistico tra lingue e tradizioni teatrali lontane e diverse è il tema dominante del Kunsten Festival des Arts di Bruxelles diretto da Frie Leysen, come spiega lei stessa nell’intervista pubblicata da "Hystrio", affiancata da una conversazione con TG Stan, gruppo fiammingo plurilingue.

Si prosegue con Romeo Castellucci. In merito al rapporto tra teatro e contemporaneità il regista sostiene la necessità di abbandonare la logica degli allestimenti faraonici e ricercare la "catatombalità", ossia la "piccolezza linguistica con pochi oggetti, pochi gesti, poche figure ma scavate." Nella direzione di un teatro fisico e violento, ricavato dai linguaggi televisivi si muove la ricerca di Thomas Ostermeier, direttore e regista della Schaubühne di Berlino. E’ preziosa la testimonianza di Antonio Latella che, operando da diversi anni nella capitale di Germania, dove regolarmente approdano spettacoli internazionali, illustra le tendenze della scena europea e avanza un confronto con la situazione italiana, alla quale manca, tra l’altro, la varietà del pubblico e la cultura verso la contemporaneità negli argomenti trattati dai repertori.

Di respiro europeo è anche il gruppo Rimini Protokoll di Stefan Kaefi, rivelazione dell’ultima edizione del Festival di Avignone, che affronta, poggiando su un linguaggio scenico sperimentale, un discorso di critica verso l’economia globale e gli ingranaggi della propaganda. L’intervista ad Arpàd Schilling, regista dell’apprezzato BLACKland, sposta l’osservatorio in Ungheria dove la situazione si presenta piuttosto critica per la mancanza di ricambio generazionale e l’assenza di apertura alle proposte europee. Innovativo e moderno dimostra di essere il regista Alvis Hermanis che racconta le tappe della sua carriera e le caratteristiche del suo lavoro. Rispetto all’Ungheria, la Lettonia offre un quadro vivo di fermenti.

Con la rubrica "Teatromondo" ci si trasferisce nel West End londinese, animato da una moda assai conveniente per i cassieri dei teatri ma non sempre impeccabile sotto il profilo artistico. Da un paio d’anni stars hollywodiane si cimentano nel ruolo di attori di prosa, come di recente ha fatto Daniel Radcliffe (alias Harry Potter) con Equus di Peter Schaffer e prima di lui Kevin Spacey con The Iceman Cometh di Eugene O’Neill o Jessica Lange con The Glass Managerie di Tennesse Williams. Da Parigi arrivano le recensioni di Les Ephémères ideato e interpretato dalla compagnia del Théâtre du Soleil e la regia di Ariane Mnouchkine e di Dom Joao au le festin de Pierre di Molière allestito da Ricardo Pais.

Nel consueto appuntamento con "La questione teatrale" Ugo Ronfani prima denuncia il declino del repertorio pirandelliano nella scena italiana di inizio XXI secolo con il conseguente impoverimento del dibattito interno all’opera dello scrittore siciliano; poi, prendendo spunto dai Diari e lettere di Arthur Schnitzler tradotti di Giuseppe Farese (Milano, Feltrinelli, 2006), che approfondiscono i legami con la psicanalisi di Freud, invita il teatro italiano ad appropriarsi dello stimolante repertorio dello scrittore viennese, anche a vantaggio del recupero di Pirandello, suo contemporaneo.

Il decimo appuntamento con i "Ritratti di drammaturghi italiani" è con Edoardo Erba. Lo scrittore pavese è salito alla ribalta all’inizio degli anni Novanta con Maratona di New York, poi tradotto in tredici lingue e allestito all’estero, per poi collezionare altri riconoscimenti con le commedie successive, da Vizio di famiglia (1996) a Senza Hitler (2001), da Buone notizie (2002) al recente Margarita e il gallo (2006). La scrittura di Erba è fluida e curata, e per ammissione dello stesso è influenzata dall’ambiguità pinteriana, dall’iperrealismo di Dino Buzzati, Franz Kafka e Dario Fo.

I romani Santasangre e i friulani Cosmesi sono i "Protagonisti della giovane scena/ 29". I primi, attivi dal 2001, costruiscono performances sperimentali, ricche di suggestioni artaudiane con richiami alla body art e l’uso di video e tecnologia. Da ricordare la rielaborazione di Faust di Christopher Marlowe realizzata nel 2005. Cosmesi si caratterizza per un linguaggio scenico claustrofobico in cui l’attore rivela la propria natura isolazionista in uno spazio buio e vuoto. Il gruppo nasce nel 2003 e si guadagna l’attenzione della critica soprattutto con Avvisaglie di un cedimento strutturale e Prove di condizionamento.

"Teatro Ragazzi" omaggia i trentacinque anni di attività di Teatro Gioco Vita. La compagnia ha vissuto un percorso artistico multiforme, avviato con l’adesione al teatro d’ombre, per proseguire con le opere musicali, rielaborazioni teatrali di miti, spettacoli originali o ispirati a racconti e film. La lunga attività è stata premiata con riconoscimenti anche all’estero e la gestione a Piacenza di tre sale teatrali. Ricca e articolata come sempre si presenta la sezione di "Hystrio" dedicata alle recensioni degli spettacoli più recenti prodotti in Italia e raccolti secondo criteri geografici.

In "Testi" si legge Mòbil di Sergi Belbel, drammaturgo, regista e direttore del Teatre Nacional de Catalunya. Questa Commedia telefonico–digitale, che con Morire o non morire lo ha rivelato sulla scena internazionale, ruota intorno all’uso del cellulare, assunto come simbolo e feticcio del nostro tempo globalizzato. La storia, incentrata intorno ad un attentato terroristico in un aeroporto, poggia sulle conversazioni che i quattro protagonisti, due donne di mezza età e i loro figli trentenni, condividono attraverso i loro rispettivi telefonini, contro i quali alla fine di Mòbil manifestano un corale gesto di rifiuto.

Massimo Bertoldi


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