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Revue d'Histoire du théâtre


a. LIX, 2007, n. 1 (233)
ISSN 1291-2530

Questo numero della «Revue d’Historie du théâtre» raccoglie i testi redatti in occasione di una giornata di studi organizzata da Béatrice Didier, il 29 gennaio 2005 all’École Normale Supérieure (Ulm), ed è interamente dedicato alla trilogia di Pierre Augustin Beaumarchais.

Apre il volume Gabriel Conessa che sottolinea la capacità di Beaumarchais di portare in ogni occasione il lettore dalla sua parte ridicolizzando i suoi nemici e provocando il riso. Contraddicendo l’uso secondo il quale nella prefazione alle proprie opere gli autori dovevano mostrarsi umili e modesti, Beaumarchais cerca continuamente di stabilire con il lettore un rapporto di complicità. Questa stessa tendenza si ritrova anche nei testi stessi della commedie.

Il saggio di Jean Paul Sermain ha per oggetto il modello, o luogo comune, del cortigiano nella trilogia, chiave per entrare nel merito della riflessione politica del suo autore. Dopo aver evidenziato le espressioni con cui i personaggi dei tre testi si riferiscono alla figura del cortigiano, emblema negativo con cui in Europa dopo Luigi XIV viene identificata la Francia e in particolare Parigi, Sermain mostra l’analogia che Beaumarchais istituisce tra il comportamento dei cortigiani in politica e quello dei suoi personaggi in amore, in lotta per arraffare e mantenere l’oggetto del proprio desiderio.

Jean-Pierre de Beaumarchais in Trois mariages et une trilogie confronta ragioni, contraenti ed esiti dei matrimoni che vengono celebrati tra i personaggi della trilogia. Le Barbier de Séville si conclude con la celebrazione del matrimonio tra il Conte e Rosina, scaturito da un sogno di libertà; nel Mariage de Figaro il matrimonio tra Figaro e Suzanne è l’affermazione del diritto di proprietà dei domestici contro l’abuso e i privilegio della nobiltà; nella Mère coupable infine il matrimonio è consentito dalla volontà di riaffermare la vacillante unità familiare. Nel corso del «roman de la famille Almavive» si assiste allo spengersi degli entusiasmi e del desiderio tra le coppie e si profila una nuova concezione della famiglia, non più dinastia fondata sul sangue, ma nucleo basato su un contratto che prevede reciproci obblighi e “virtù”.

L’intervento di Anne Marie Paillet si concentra sullo stile e sulle strutture linguistiche impiegate da Beaumarchais nel Mariage de Figaro. Marie Emmanuelle Plagnol Diéval invece comparando i testi della trilogia individua delle scene parallele, ovvero delle situazioni cardine che si ripresentano. Queste “variazioni sul tema”, di cui è un esempio la scena della donna colta in fallo, costituiscono i nodi drammaturgici e ideologici della trilogia. Allo stesso tempo anche l’interno di ogni pièce troviamo dei parallelismi interni dovuti alla sua struttura. Nel Barbiere ad esempio essi si basano su un meccanismo di ripetizione dovuto al rinnovarsi dei piani di Figaro e del Conte, nel Mariage le diverse situazioni si sviluppano intorno al nucleo costituito dalla scena con Fanchette; ancora più evidenti sono le simmetrie nella Mère coupable la pièce della trilogia dalla struttura più marcata.

L’ultimo saggio del volume, firmato da Gérad Lahouati, è dedicato all’uso dell’ironia, definita come una «relation “oblique” entre l’objet et le regard», nella trilogia. Il teatro offre maggiore libertà a Beaumarchais in questa direzione. Lahouati analizza le principali forme d’ironia nei testi della trilogia per evidenziare come dal gioco divertito del Barbier de Séville si passi a un’ironia amara nel Mariage de Figaro, per giungere, nella Mère coupable, a un teatro più serio in cui la ricerca dell’illusione teatrale comporta esclusione dell’ironia sulle convenzioni della rappresentazione.

Emanuela Agostini

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