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Theaterheute


2007, n. 2, pp. 72, € 9,80
ISSN 0040 5507

II numero di febbraio di "Theaterheute" si apre con un servizio ("Report") dedicato alla questione della precarietà professionale che colpisce prevalentemente gli attori attivi nel teatro indipendente. Ne emerge una serie di esperienze emblematiche, racconti di storie che condividono un approccio con il mondo del teatro consumato prima con entusiasmo e speranza poi, via via, avviato verso una parabola declinante fino alla silenziosa emarginazione, ovvero la disoccupazione. Altri aspetti ricorrenti sono la visione romantica e bohémienne del mestiere dell’attore, e un atteggiamento critico assai aggressivo verso la società, particolarmente tedesca, anche se un’indennità statale di categoria garantisce un minimo sostegno economico mensile, in attesa di tempi migliori.

La sezione "Aufführungen", dedicata agli spettacoli più importanti prodotti dalla scena tedesca, si presenta meno ricca del solito, ma non meno interessante. I contemporanei allestimenti di Medea di Euripide dimostrano quanto i temi della migrazione e dell’incontro-scontro tra culture e mentalità diverse costituiscano argomenti di grande attualità per lo spettatore-cittadino tedesco. Le versioni teatrali del Burgtheater di Vienna, del Deutsches Theater di Berlino e del Residenztheater di Monaco, condividono una lettura in chiave moderna della madre assassina come prodotto del mancato inserimento nei meccanismi della nostra società. L’eroina greca diventa drammatica ed emblematica figura del nostro tempo, quando affidata all’interpretazione di Silvie Rohrer (regia di Michael Walczak), Stephanie Leue (regia di Barbara Frey), Nina Hoss (regia di Tina Lanik).

Nello Schauspielhaus di Zurigo è stato proposto Le dieu du carnage, novità di Yasmina Reza, anche autrice di romanzi, attrice e soprattutto commediografa tra le più apprezzate del panorama internazionale. Il testo, apocalittica visione delle dinamiche della famiglia moderna, è stato affidato alla cura scenica di Jürgen Gotsch e all’interpretazione di applauditi attori, Michael Maertens, Corinna Kirchhoff, Dörte Lyssewski, Tilo Nest.

Da quando Klaus Bachler ha assunto la direzione del viennese Burgtheater nel 2000 il repertorio di William Shakespeare è regolarmente iscritto nel cartellone. In questa stagione la scelta è caduta su Much Ado about Nothing affidato alla regia di Jon Fosse. Gli attori si muovono su una pedana circolare che rimane vuota oppure si trasforma in una spiaggia esotica con palme e ombrelloni. Spicca la modernità nel gioco dei contrasti sentimentali e nell’acuirsi delle tensioni tra i personaggi interpretati con abilità da Nicholas Ofczarek (Don Pedro), Cristiane von Poelnitz (Beatrice), Joachim Meyerhoff (Benedetto), Christian Nickel (Claudio), Martin Reicke (Lionato), Jörg Ratjen (Don Juan). A Midsummer Night’s Dream firmata dall’olandese Then Boerman è uno spettacolo raffinato nella costruzione scenografica e coinvolgente per lo stile degli attori, che si rivelano anche bravi cantanti nei tanti momenti musicali inseriti negli snodi narrativi (Andrea Clausen, Urs Hefti, Jurgen Maurer, Hans Dieter Knebel).

Il ritratto del mese ("Porträt") incornicia la figura di Ingo Hülsmann. Il profilo artistico dell’attore presenta due fasi distinte. La carriera inizia nel 1986 presso la Freie Volksbühne di Berlino e si distingue in spettacoli di successo quali Kleist – Project: Der tollwütige Mund per la regia di Hans Neuenfeld, lo scespiriano Romeo und Julia e Die Braut von Messina di Friedrich Schiller affidati alle cure sceniche di Ruth Berghaus. A seguito della chiusura del teatro berlinese nel 1992, Hülsmann si dedica al cinema. Riprende il contatto con il palcoscenico nel 2001 ed entra nella compagnia del Deutsches Theater della capitale. La consacrazione arriva con interpretazioni di spessore drammatico, caratterizzate dal uno stile espressivo asciutto e incisivo, come in Emilia Galotti di Gotthold Ephraim Lessing (2001) e in Faust. Der Tragödie zweiter Teil (2005) entrambi allestiti da Michael Thalheimer. Non meno convincenti si sono rivelate le esibizioni nei recenti impegni artistici, Auf der Greifswalder Straße e Ambrosia (2006) di Roland Schimmelpfennig ancora allestiti da Thalheimer.

Il servizio dedicato alla scena internazionale ("Ausland") si occupa di Anversa e orienta l’attenzione al teatro Het Toneelhuis guidato dal regista Guy Cassier, che propone messinscene fondate su un linguaggio visionario di derivazione cinematografica, molto ricercato sul piano estetico, caratterizzato dall’uso costruttivo di immagini video. Tra gli spettacoli prodotti spiccano Stillen di Lotte van den Berg, cupa commedia affidata a Gerlindo Kadim Kartadinata, Stephan Jurichs, Anna – Lisa Derossi, e Mephisto, rielaborazione drammaturgica dell’opera omonima di Thomas, Mann curata da Tom Lanose e interpretata da Stepan Perceval nel ruolo del titolo.

La sezione "Das weite Land" propone un’analisi del percorso tematico elaborato nella compilazione del cartellone dello Stadttheater di Berna. Il Leitmotiv è una riflessione sulla condizione della borghesia che ripercorre le tappe della sua affermazione storica con Die Buddenbrooks, ricavato dal romanzo di Thomas Mann e affidato alla cura scenica della giovane e brava regista Barbara–David Brüesch. In Im inneren Ausland, scritto da Suzanne Zahnd e allestito da Christoph Frick, la rappresentazione assume colori surreali. Toni aspri e intrisi di critica sociale caratterizzano la messinscena della schilleriana Kabale und Liebe interpretata da Rebecca Klingenberg (Luise), Dominik Maringer (Ferdinand), Hanspeter Müller – Drossaart e allestita da Stefan Müller. Ha ottenuto consensi di pubblico e di critica Nachts ist es anders, novità di Sabine Harbeke per la regia di Alexander Nerlich e la presenza di un cast qualificato per l’impegno di Heidi Maria Grösser, Michael Günther, André Benndorff.

Il testo ("Das Stück") del mese è Mala Zementbaum di Thomas Lawinky, recentemente presentato da Armin Petras con l’autore nel ruolo del protagonista presso il Gorki Theater di Berlino.




Massimo Bertoldi


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