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Revue d’Historie du théâtre


a. LVIII, 2006, n. 4 (232)
ISSN 1291-2530

La 232° uscita della «Revue d’Historie du théâtre» si apre con il saggio di Marc Bayard dedicato ai disegni della Mémoire de Laurent Mahelot. Le recenti scoperte di materiali archivistici hanno fatto crollare la tradizionale tesi che attribuiva a Laurent Mahelot la paternità dei disegni del manoscritto, ora ricondotta a Georges Buffequin, pittore e artificiere del re a servizio di Richelieu, scenografo presso l’Hôtel de Bourgogne.

Cécile Jordi affronta il tema del travestimento in As You Like It di William Shakespeare dove il personaggio principale, Rosalind, è costretto a indossare false spoglie e ad assumere una nuova identità. L’espediente del travestimento è impiegato da Shakespeare non solamente come motore drammaturgico, ma anche per proporre alcune riflessioni sull’arte del teatro e in particolare sulla figura dell’attore. Il piacere per l’imitazione rende impossibile stabilire i confini tra le due identità di Rosalind che assurge a incarnazione ideale dell’attore elisabettiano; i suoi poteri sono quelli di una mago che trasforma l’illusione in realtà.

L’articolo di André Georges è incentrato sull’Horace di Pierre Corneille e in particolare sul processo all’omonimo protagonista della pièce. Questo episodio è stato spesso oggetto di discussioni contraddittorie e fuorvianti perchè sul personaggio vengono  proiettate delle concezioni estranee a quelle che si evincono dal testo. Il saggio individua e analizza le diverse componenti del processo: l’accusato, il delitto, il giudice, le arringhe, la sentenza.

Il quarto saggio della rivista è firmato da Stéphan Pascau. Le Retour d’un Croisé è il titolo di una farsa in un atto prodotta e pubblicata a Parigi nel 1810 dal futuro accademico di Francia Alexandre Duval. Si tratta di una parodia dei melodrammi dell’epoca la cui effettiva origine pone più di un interrogativo. La biblioteca municipale di Pau conserva infatti un manoscritto dallo stesso titolo di un autore locale, Jean-Baptiste Dulaut, fino ad oggi conosciuto più per la sua attività politica durante la rivoluzione che per quella letteraria. Dopo una breve introduzione su ciascuna delle due personalità, Pascau confronta le due versioni del testo, ponendo alcuni interrogativi sull’effettiva paternità dell’opera.

 Cécile Turettes analizza la concezione dello spazio in Partage de midi di Paul Claudel. I tre atti del testo sono ambientati in tre luoghi diversi. Questi spazi hanno valore simbolico: ogni ambientazione vuole favorire lo scatenarsi delle passioni dei personaggi, e contribuire a esprimere l’opposizione tra costrizione e libertà, vita e morte su cui è imperniata l’opera. Tuttavia alcuni dettagli ancorano lo spazio alla realtà riportando lo spettatore a precise coordinate di ordine geografico e storico.

 Il Théâtre du Grand-Guignol, al quale Natalie Coutelet  dedica il suo intervento, è considerato il teatro del terrore per eccellenza. Nella pratica della scena ai drammi venivano alternate commedie. La somiglianza delle trame, dei personaggi e delle scene rivela una certa unitarietà nella composizione delle pièces, comiche e drammatiche, allestite al Grand-Guignol che fa ritenere superata la concezione di due forme teatrali, tragica e comica, come di generi completamente agli antipodi. Gli attori e gli autori del Grand-Guignol lavoravano indifferentemente per entrambi i generi; momenti esilaranti erano inseriti nei drammi ed episodi inquietanti erano collocati all’interno di commedie. L’elemento fondamentale delle produzioni è quindi individuato nel carattere estremo dei sentimenti scatenati nel pubblico, sia spaventosi sia gioiosi, spesso mischiati e rinforzati dal contrasto.


Emanuela Agostini

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