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Theaterheute


2006, n. 10, pp. 72 € 9,80
ISSN 0040 5507

«Theaterheute» si apre con servizi dedicati ai due maggiori festival estivi di area tedesca. La rassegna di Salisburgo ha riservato ampio spazio alle ricorrenze mozartiane inserendo ventidue opere. Nel programma curato da Martin Kusej, all'appuntamento con il teatro non sono mancati nomi di prestigio. Lo stesso Kusej ha curato Höllenangst di Johann Nestroy in coproduzione con il Burgtheater di Vienna, calando la vicenda nel clima rivoluzionario del 1848 e approfondendo la satira sociale presente nel testo. Tra gli attori si sono distinti Carolina Peters (Rosalie), Nicholas Ofczarek (Wendelin), Martin Schwab.

Critiche al capitalismo emergono anche nel molièriano Tartuffe nella versione del regista bulgaro Stoiker Dimiter Gotscheff in coproduzione con il Thalia Theater. Su un palco vuoto cosparso di sottili strisce di carte colorate, gli attori indossano costumi contemporanei e recitano seguendo gli schemi brechtiani riadattati dallo stile di Benno Besson. I ruoli principali competono a Peter Jordan (Oregon), Judith Rosmair (Dorina), e con loro Andreas Döhler, Paula Dombrowski. Ersatzbank, monologo di Alber Ostermaier che argomenta in modo grottesco e negativo la carriera e i valori morali del calciatore riferendosi alla squadra del Bayer München, è stato ben interpretato da Werner Wölbern con la regia di Henning Bocke Kusej. Non ha convinto Scherz, Satire, Ironie und tiefere Bedeutung di Christian Dietrich Grabbe ideato con il ricorso a soluzioni sperimentali dallo Young Directors Project.

Analogamente non poche perplessità ha sollevato Viktor! Happeness is a warm gun che Barbara Weber ha ricavato da Victor ou les Enfants au pouvoir di Roger Vitrac per l’interpretazione di Aljoscha Stadelmann e Mira Partecke. Tra gli spettacoli di richiamo si segnala Die Unvermünftigen sterben aus di Peter Handke secondo la trasposizione scenica di Friederike Heller, che si avvale di Philipp Hochmair nel ruolo del protagonista, affiancato da Sachiro Hara. Il festival Ruhrtriennale, che si è tenuto tra Duisburg ed Essen, ha affrontato il tema "Menschen des Barok" (Uomini del Barocco). Johan Simons ha presentato La vida es sueno di Calderòn de la Barca approfondendo gli aspetti privati e famigliari del conflitto vissuto da re Sigismondo (Wim Oupbrouck). Il tema dello scontro con le grandi tematiche religiose e culturali vissute dal pittore Peter Paul Rubens caratterizza il tessuto narrativo di Rubens oder das nicht – euklidische Weib dell'ungherese Peter Esterhàzy e portato sulla scena dal regista Philipp Stölzl che si avvale del supporto di musiche barocche per contestualizzare la vicenda. È tratta da Les liasions daugereuses, romanzo epistolare di Choderlos de Laclos, l'omonimo testo di Christopher Hampton scritto per il Theater- Gennus e affidato alla regia di Stefan Kimmig, per l'interpretazione, tra gli altri, di Maren Eggerts, Felix Knapp, Susanne Wolff, impegnati a  raccontare una storia di miseri complotti in un mondo di libertini, parafrasando nei loro fallimenti erotici il funereo destino della coeva rivoluzione francese, e prendendo quasi alla lettera la famosa frase di Heiner Müller, "Der Tod ist die Maske der Rivolution" ("La morte è la maschera della rivoluzione").

"Musiktheater" si occupa di Ring des Nibelungen di Richard Wagner nell'allestimento firmato da Tankred Dorst a Bayreuth. Nella teatrologia, rivisitata dal dramaturg Norbert Abels, domina il tema dell'amore in rapporto alla volontà di affermazione dell'uomo proiettato in una dimensione contemporanea. Di pregevole qualità si è rivelata l'esibizione degli attori, tra i quali Falk Struckmann, Gerhard Siegel, Andrei Shore, Ulrike Helzel, Marina Prudenskaja.

Il ritratto del mese ("Porträt") è dedicato a Clemens Schick. Attore di cinema e di teatro, vanta da quattro anni una proficua collaborazione con lo Schauspiel di Hannover dove si è distinto nel Don Carlos di Schiller curato da Wilfried Mink, in Mamma Medea di Tom Lanose, in Die fünf Goldringe di Joanna Lauren con le regie di Sebastian Nübling. Schick si forma presso la scuola dell'Attore di Stoccarda, poi vive sei mesi cruciali in un monastero nella cittadina francese di Macon, si trasferisce a Berlino, dove si confronta con un testo di Werner Schwab, Escalation ordinär, poi emigra a Vienna, Francoforte, Dresda, Zurigo,  ritorna a Berlino ed entra in contatto Edith Clever.

Continua la serie "Positionen der kritik" con l'intervento di Peter von Becker, firma autorevole di Theaterheute, che discute un atteggiamento molto diffuso nella critica tedesca secondo il quale si tende a trasferire nella valutazioni dell'attore e del regista il personale gradimento degli aspetti letterari e contenutistici trasmessi dal testo dello spettacolo. Il critico, sottolinea ancora von Becker, non è l'avvocato del pubblico, deve proporsi quale guida critica offrendo gli strumenti di analisi per orientare alla comprensione delle varie componenti della messinscena.

La rubrica "Die Kunst der Bühne" si occupa delle scenografie ideate da Olaf Altmann, artista di Karl-Marx-Stadt al servizio del Deutsches Theater e della Schuaspielhaus di Berlino. L'impianto scenografico si presenta generalmente vuoto, libero da oggetti e decorazioni, con le pareti sceniche ora neutre ora imbrattate, in armonia con i costumi degli attori che quasi perdono la loro fisicità. Fondamentali rimangono i contributi per Lilion, Faust II. Der Tragödie, Orestea allestiti da Michael Thalheimer.

In Germania i nuovi teatri crescono quasi come i funghi, tanto che ogni mese "Theaterheute" presenta una breve descrizione. Ora tocca allo Haus – Otto – Theater di Potsdam costruito sul progetto dell'architetto Markus Böhm. L'impianto, che ricorda un'orchidea, è dotato di sofisticati strumenti tecnologici, dispone di una sala a forma di arena capace di contenere 470 posti, di un luminoso e spazioso foyer e di un comodo ristorante.

Il testo ("Das Stück") è Die Liste der letzten Dinge, novità di Theresia Walser che ha recentemente debuttato al Bayerrisches Staatsschauspiel di Monaco per l'interpretazione di Ulrike Arnold, Barbara Meltz, Ulrike Willenbacher, e la regia di Schrin Khodadadian.

 

 


Massimo Bertoldi


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