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L'Odin Teatret al Ravenna Festival Festival
Debutta dal 20 al 23 luglio in prima assoluta a Palazzo San Giacomo di Russi il nuovo suggestivo spettacolo dell'Odin Teatret.

Nell'anno in cui la dedica, commossa e divertita, è andata all'incandescente genialità di Mozart, il Ravenna Festival – diretto da Cristina Mazzavillani Muti –  ha voluto tra i propri eventi internazionali l'Odin Teatret, gruppo teatrale innovatore della scena novecentesca, fondato negli anni Sessanta da Eugenio Barba, già allievo del maestro polacco Jerzy Grotowski.

Il percorso della compagnia danese ha attraversato nella sua lunga storia diversi mondi, facendo proprie le tecniche e i misteri delle antiche tradizioni orientali, e in particolare del teatro giapponese, dal Kabuki al Noh, così come della danza indiana e balinese. Ecco infatti che, a chiudere il festival è un grande evento dal carattere corale e vibrante, un percorso che Eugenio Barba compie a ritroso nel mito teatrale per antonomasia, quello di Amleto.

Ur-Hamlet, tratto dal Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, fonte della stessa opera shakespeariana, viene allestito dal 20 al 23 luglio a Palazzo San Giacomo di Russi con circa 100 tra attori, musicisti e danzatori europei, balinesi, indiani e afro-brasiliani. «Nella cronica di Saxo Grammaticus, Hamlet diventa nostro contemporaneo – afferma il regista – esce dalla casa di Shakespeare per tornare al fitto furore della Storia e gettare la maschera: un capo clandestino e scaltro, un professionista della violenza, un tirannicida che si fa tiranno. Come Arlecchino, Faust e Don Giovanni (soggetto, quest'ultimo, dell'altra produzione Odin Teatret/Ravenna Festival, andata in scena in apertura di festival) anche Hamlet è frutto di un archetipo bastardo, originaria sostanza scellerata e spoglia di illusioni, che lo rende ombra fraterna, beffarda e ripugnante, appropriata alla realtà del nostro XXI secolo».

Lo spettacolo, che debutta in prima assoluta a Ravenna – avrà come uniche repliche le rappresentazioni al castello Kronborg, a Elsinore in Danimarca, laddove è ambientata la tragedia shakesperiana – viene allestito nella suggestiva e inedita cornice di Palazzo San Giacomo, lussuosa dimora di campagna della stirpe dei Rasponi. Il cosiddetto «palazzo delle 365 finestre» fa da sfondo a un'opera che pone lo sguardo nell'aspetto barbaro dell'umanità, rendendosi dimora creativa di una realtà teatrale che è già Storia. In uno spazio a pianta circolare illuminato con fiaccole e torce, si aggira lo scheletro di Amleto. Attacchi di indolenza e incandescenze  lo accompagnano fino a un delirio di rovesciamento dell'ordine costituito. «Una solitaria preghiera o un inno di guerra», scrive Eugenio Barba indicando la furia ancestrale che sottende questo lavoro.

Il progetto che ha portato a Ur-Hamlet proviene dal percorso dell'ISTA, l'International School of Theatre Antropology fondata da Barba nel 1980, attorno alla quale si sono uniti e confrontati attori e danzatori provenienti da culture diverse. Il lavoro su Ur-Hamlet ha preso avvio nel 2003 e si è svolto a Holstebro, a Copenaghen, durante le sessioni dell'ISTA di Siviglia (2004) e di Wroclaw (2005), nei villaggi di Batuan e Ubud (Bali, 2004 e 2006) e, nella sua fase finale, a Ravenna.  Lo spettacolo vede in scena, insieme agli attori dell'Odin – Kai Bredholt, Roberta Carreri, Jan Ferslev, Mia Theil Have, Julia Varley, Torgeir Wethal, Frans Winther – il Pura Desa Gambuh Ensemble di Bali – composto da trenta attori, danzatori e musicisti e coordinato da Cristina Wistari Formaggia – Ni Nyoman Candri e I Wayan Bawa (Bali), Akira Matsui (Giappone), Brigitte Cirla (Francia), Augusto Omolú e Cleber da Paixăo (Brasile), Annada Prasanna Pattanaik (India), Magnus Errboe (Danimarca) e circa quaranta attori di diverse nazionalità a comporre il Coro degli stranieri.

Regia e drammaturgia: Eugenio Barba.


 
Ur-Hamlet



 
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