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Theaterheute


2006, n. 6, pp. 80, € 9,80
ISSN 0040 5507

Il "Foyer" del nuovo numero di "Theaterheute" ospita Samba, una parte di Brot und Spielen di Roland Schimmelpfennig presentato nello Schauspielhaus di Düsseldorf e in tournée nelle città tedesche che ospitano il Mondiale di calcio. Già autore e Dramaturg alla Berliner Schaubühne, al momento in pianta stabile presso il Deutsches Schauspielhaus di Amburgo, Schimmelpfennig consegna alla regia di Burkhard C. Kosminski un testo satirico e grottesco in cui la partita diventa metafora della vita, con i suoi imprevedibili momenti gioiosi di breve o di lunga durata.

"Aufführungen", la sezione della rivista rivolta alle novità della tarda primavera, si apre con la recensione ad uno spettacolo prodotto dallo Schauspiel di Basilea e dedicato alla figura di Didone. Dido und Aeneas, progetto musicale ricavato da The Tragedy of Dido, Queen of Carthage di Christopher Marlowe e Dido und Aeneas di Henry Purcell, sviluppa il tema dell’amore e della guerra che la regia di Sebastian Nübling affronta con la necessaria creatività per orchestrare la prosa e il canto, affidando il ruolo di Didone a due attrici diverse. Le parti cantate competono alla voce soprana di Ulrike Bartusch, le parti in prosa a Sandra Hüller, affiancate da Rahel Hubacher (Belino), Sandro Tajouri (Enea), Klaus Brömmelmeier (Iarba).

L’interpretazione scenica data dalla regia di Andreas Kriegenburg a Les mains sales di Jean Paul Sartre, produzione del Thalia Theater di Amburgo, approfondisce il contrasto tra le leggi della politica e l’idealismo personale e dimostra l’attualità delle problematiche sollevate dal testo scritto nel 1948. Gli attori sono Paula Dombrowski (Olga), Daniel Hoevels (Slick), Judith Hofmann (Jessica), Jürg Koslowsky (Georges), Hans Löw (Hugo), Helmut Mooshammer (Louis), Jürg Pose (Hoederer). Tematiche rivoluzionarie aleggiano anche in Unten, testo ricavato da Na dne (Bassifondi) di Maksim Gor’kij e proposto nell’altro importante teatro amburghese, lo Schauspielhaus, per la regia di Jürgen Gösch che privilegia gli aspetti drammatici e apocalittici emergenti dal dramma dello scrittore russo. Gli attori offrono un’interpretazione asciutta e intensa, segnata da consensi di pubblico e di critica. Si sono distinti Bernd Moss (Baron) Ozgür Uludag (Tatar), Ernst Stötzner (Satin) e Karl Schumann (Pepel).

La rassegna critica di "Theaterheute" si sposta nello Schauspielhaus di Bochum per occuparsi della messinscena di Schändung, novità di Botho Strauss ispirata a Titus Andronicus e scritta per Bruno Ganz. L’attore, diretto da Elmar Goerden, interpreta con maestria il protagonista shakesperiano, lo trasferisce nella contemporaneità che si tinge di atmosfere e tensioni vicine alla lezione di Heiner Müller. Nel cast figurano i nomi di Ulli Maier, Christine Schönfeld, Louisa Stroux, Mark Oliver Böqel, Thorsten-Kai Botenbender, Henning Hartmann, Peter Kremer, Martin Rentzsch e Alexander Maria Schmidt. Ultimo spettacolo considerato in "Aufführungen" è Das Große Fressen tratto dal film La grande abbuffata di Marco Ferreri nell’adattamento drammaturgico di Dimiter Gotscheff, anche regista, che mette a fuoco il tema della decadenza del costume sessuale borghese, oscillando tra la provocazione e la banalità. Sul palcoscenico della Volksbühne di Berlino si sono esibiti Rosalind Baffoe, Frank Büttner, Samuel Finzi, Herbert Frisch, Marc Hosemann, Michael Klobe, Milan Peschel, Almut Zilcher.

Il ritratto del mese "Porträt" incornicia la figura di Samuel Finzi, attore che vanta una fortunata militanza sui palcoscenici tedeschi, a Düsseldorf, Colonia, Amburgo, Bochum, Francoforte, Zurigo, Vienna e Berlino. Nella Volksbühne della capitale ha raggiunto la piena maturità artistica e il successo, soprattutto con le recente interpretazione del personaggio di Ivanov nell’omonimo capolavoro cechoviano. Finzi è diventato star anche in Bulgaria, dove soggiorna per qualche settimana all’anno, grazie a film di successo che lo hanno visto protagonista come Blueberry Hill (2001) diretto da Alexander Morfov.

La recente pubblicazione del Tagebuch 1964-1976 (Francoforte, Suhrkamp Verlag, pp. 479, € 30) di Einar Schleef costituisce lo spunto per fare luce su questo geniale e poliedrico personaggio che fu pittore, fotografo, scenografo, costumista, regista, coreografo, musicista e poeta. L’articolo ripercorre le tappe della sua carriera, a partire dagli studi compiuti a Berlino Est fino al debutto come scenografo in Don Gil de las calzas verdes di Tirso da Molina alla Volksbühne. Tra il 1972 e il 1975 collaborò con Bernd K. Tragelehn con il quale, oltre a realizzare le scenografie, diresse opere come Frühlings Erwachen di Frank Wedekind o Fröhen Julie di August Strindberg. In seguito lavorò alla Komische Oper, alla Staasoper e al Deutsches Theater. Il Tagebuch si conclude nel 1976, quando Schleff si trasferì a Berlino Ovest.

Il testo ("Das Stück") del mese proposto dalla rivista tedesca è Skakavci (Cavallette) di Biljana Srbljanovic nella versione firmata da Mirjana e Klaus Wittmann. La drammaturga rilascia un’intervista in cui parla della difficile e controversa situazione serba contemporanea sospesa tra gli indelebili segni del passato e la frenetica ricerca di modernità capitalistica. Il dramma Skakavci è stato allestito a Stoccarda da Barbara–David Brüesch e affidato all’interpretazione di Bernhard Baier, Thomas Eisen, Gabriele Hintermaier, Ursula Renneke, Sebastian Kowski.

Massimo Bertoldi


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