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Theaterheute


2006, n. 5, pp. 72, € 9,80
ISSN 0040 5507

Il "Foyer" del nuovo numero di "Theaterheute" è dedicato a Die heißen Jahre di Peter Zadek (Köln, Kiepenheuer & Witsch, 2006, pp. 432), opera autobiografica in cui il celebre regista berlinese ricorda principalmente l’attività degli anni Settanta, quando era intendente dello Schauspielhaus di Bochum e firmava allestimenti che suscitavano spesso molto clamore, talvolta scandalo, per la spregiudicatezza con cui trattava i testi. Il ricorso a tecniche di montaggio scenico di derivazione cinematografica, aspetto che caratterizza la poetica del regista, il rapporto con gli attori e le loro difficoltà, le riduzioni drammaturgiche di opere scespiriane (Hamlet e Otello) e fassbinderiane, costituiscono i principali argomenti di questo libro di memorie che, in certi momenti, assomiglia ad un manuale di regia.

Il consueto appuntamento con le novità offerte dalla scena tedesca ("Aufführungen") si apre con gli spettacoli prodotti nello Schauspielhaus di Zurigo. Li unisce un aspetto: il lieto fine malgrado i malintesi. Nella commedia En la ardiente oscuridad di Antonio Buero Vallejo, il drammaturgo spagnolo di maggior prestigio in epoca franchista dopo i trascorsi repubblicani, le incomprensioni tra il marito (Ludwig Boettger) e la moglie (Barbara Nüsse) hanno radici sociali e sentimentali, come mette in evidenza la attenta regia di Alvis Hermanis. Blaiberg und sweetheart19, ideato da un trio di scrittori-registi riuniti nel progetto "Rimini Protokoll", Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel, è una indagine rivolta ai sentimenti e agli affetti che sono ormai divenuti 'artificiali' poiché il cuore dei protagonisti subisce forti interferenze del tutto innaturali (ad esempio viene trapiantato o  trasferito nel mondo di internet) e si confonde nell’universo delle anomalie. La terza produzione del teatro zurighese è On The Shore of the Wide World di Simon Stephens che racconta la complicata ma felice storia di tre generazioni di una famiglia inglese. La regia, innovativa e dinamica, è di Karin Henkels. Di qualità è risultata la prova degli attori, tra i quali Tilo Nest, Nina Petri, Patrick Güldenberg, David Rott, Anna Schwabroh.

A Berlino è il teatro di Anton Cechov a farla da padrone. Stefan Pucher, ospite della Volksbühne, ha trasformato Platonov, ribattezzato Vaterlosen, in un concerto rock con un ampio uso di video ideati da Chris Kondex. Thomas Wodianka, il personaggio del titolo, suona la chitarra e assomiglia a Bob Dylan ed esegue con abilità The Ballad of Thin Man, affiancato da altri bravi attori-musicisti, Lars Rudolph, Josep Ostendord, e con loro Bettina Stucky e Bibiana Beglau. Punta sullo scavo psicologico dei personaggi e sulla attualizzazione della vicenda Visnevsji sad (Giardino dei ciliegi) allestito dalla regista svizzera Barbara Frey nel Deutsches Theater della capitale germanica. Privi di stimoli erotici e moralmente demotivati i protagonisti diventano ombre passive e vittime del loro narcisismo. Tra gli interpreti Ulrich Matthes, Michael Goldberg, Dagmar Manzel, Dieter Mann.

Da altri teatri tedeschi giungono notizie di spettacoli di spessore artistico. Il Thalia Theater di Amburgo ha prodotto Rose Bernd di Gerhard Hauptmann in chiave moderna secondo la regia radicale di Michael Thalheimer che pone in primo piano la forza e la violenza femminile, espressa con vigore da Katrin Wichmann nella parte della protagonista. Domina la donna anche in Räuber di Friedrich Schiller nella versione di Schirin Khodadadian allestita nello Schauspiel di Kassel. Amalia, unica figura femminile del dramma, dimostra tutta la sua modernità grazie alla delicata interpretazione di Therese Dörr, a sua volta circondata da abili interpreti maschili (Josep Wolf, Andreas Beck, Oliver Fobe, Sebastian Hülk, Nico Link e Alexander Weise).

Ha alimentato non poche discussioni un recente progetto avviato da Armin Petras, che "Theaterheute" illustra in "Deutschlandbilder". Si tratta di due spettacoli costruiti sulla trasposizione teatrale di altrettanti romanzi dello slesiano Christoph Hein, classe 1944, fedele cronista di una nazione che, nonostante la propria unificazione, stenta a trovare una completa e omogenea identità. Horns Ende, presentato a Lipsia, è un’opera contro la retorica del socialismo reale, racconta il disagio di vite mortificate da compromessi e opportunismi, segregate in un sogno divenuto tragedia, che gli attori interpretano con maestria e passione, da Bernd Stübner ad Ellen Hellwig, da Roland Kukulies a Robert Kuchenbuch. In seiner frühen Kindkeit ein Garten, spettacolo prodotto a Francoforte, affronta un drammatico capitolo di storia tedesca ancora avvolto nel mistero. Nel 1993 a Bad Kleinen la brigatista Birgit Hogefeld venne arrestata e il suo compagno e convivente Wolfgang Grams viene trovato morto dopo un lungo interrogatorio presso l’Ufficio Criminale Federale. Petras sposa la tesi del romanzo-documento di Hirn e sostiene l'ipotesi dell’omicidio. Nel cast figurano Andrea Leupold, Katrin Grumeth, Richard Zurek, Simon Solberg.

Il ritratto del mese ("Porträt") è dedicato a Sebastian Kreutz, attore del Badisches Staatstheater di Karlsruhe dove recentemente si è fatto applaudire nello scespiriano Richard III curato da Thomas Sculte-Michel. In precedenza aveva ben figurato in Um die Wurst di Jean-Marie Piemme per la regia di Sandrine Hutinet e in Pysikern di Friedrich Dürrenmatt. Nel servizio di "Theaterheute" l’attore racconta il suo percorso artistico, il rapporto con registi, attori e pubblico.

"Ausland", la sezione della rivista dedicata alla scena internazionale, si occupa delle novità proposte dai teatri londinesi. Nello Old Vic Theatre Robert Altmann ha allestito Resurrection Blues scritto da Arthur Miller nel 2002, in cui si racconta di un dittatore di uno staterello sudamericano che accetta l’offerta di un network statunitense di trasmettere in diretta l’esecuzione di un capo rivoluzionario catturato, esecuzione che avverrà in forma di crocifissione in cima ad un colle. Il regista si è circondato di attori assai qualificati, gli hollywoodiani Matthew Modine e Neve Campbell, la star inglese James Fox e Maximilian Schell. The Cut è la novità di Mark Ravenhill allestita nel Donmar Warehouse Theatre dal regista Michael Grandage con Ian McKellers nei panni del protagonista, un uomo apparentemente ordinario ma depositario di un segreto inquietante. A casa è marito e padre perfetto, nel lavoro pratica affari loschi. Robert Glenister e Roger Lloyd Pack sono i protagonisti di The Winterling di Jez Butterworth proposto nel prestigioso Royal Court Theatre e affidato alle competenze del regista Ian Rickson che mantiene viva la carica trasgressiva del testo, articolato sull’intreccio di storie malavitose, e sottolinea le asperità psicologiche dei personaggi.

Scritto appositamente da David Harrower e affidato alla competenze di Peter Stein che lo ha inserito nel cartellone dell’Edinburgh International Festival edizione 2005, Blackbird è stato proposto nel West End Theatre con l’interpretazione di due straordinari attori, Jodhi May e Roger Allam. Il testo, che prende spunto da un fatto di cronaca, esplora la psicologia di un uomo che abusa di una ragazzina, trascorre anni in galera, si ricostruisce una nuova vita. Quindici anni dopo l'uomo e la ragazza si incontrano nuovamente e la giovane fa rivivere le paludi di quel cupo passato.

Il testo ("Das Stück") pubblicato nel numero di maggio di "Theaterheute" è Schwarze Jungfrauen di Feridun Zaimoglu e Günter Senkel. Si tratta di dieci monologhi, drammatici e coinvolgenti, recitati da altrettante donne arabe che parlano di sesso, terrore, religione, intolleranza, violenza. Completa il servizio giornalistico un’intervista lisciata da Neco Çelik, regista della recente messinscena presso il teatro berlinese Hebbel am Ufer.


Massimo Bertoldi


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