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Ridotto


n. 11-12, novembre/dicembre 2005, euro 7,00
Il consueto Editoriale posto in apertura di «Ridotto» - e scritto questa volta da Maricla Boggio – si dedica a omaggiare il teatro di Harold Pinter, autore che ha rinverdito gli allori della scrittura drammaturgica ricevendo, nel 2005, il Premio Nobel per la letteratura: «Nelle sue opere – recita la motivazione fornita dagli accademici svedesi – svela il baratro sotto le chiacchiere di ogni giorno e costringe a entrare nelle chiuse stanze dell'oppressione». Ospiti della sezione Testi sono due atti unici che, rappresentati nel corso della Rassegna coltortiana "Attori in cerca d'autore" - pur essendosi classificati primi i tre dialoghi pubblicati nel numero precedente(ovvero Via dei trombettieri n° 2, Casting e Tempo) – sono stati apprezzati dal pubblico e segnalati dalla critica: il vivace Indagine investigativa di Tullia Alborghetti e il drammatico Quello che cancella i nomi di Ariel Barchilón. Chiude la sezione l'operetta morale sui generis, firmata da Mario Verdone, La gloria del rinoceronte: una conversazione che vede il Rinoceronte (glorioso simbolo di una delle più accanite contrade di Siena, città che può ovviamente vantarsi di aver dato i natali all'autore) impegnato nel rimproverare a Ionesco il fatto di averlo mortificato, eleggendolo addirittura a simbolo dell'anti-umanismo cui è condannata l’umanità, in una delle sue opere teatrali più note.

La rubrica Vetrina italiana riproduce invece il testo del programma della rassegna, ideata da Mario Prosperi e giunta alla sua settima edizione, "Teatro italiano vivente" che si è svolta dall'11 ottobre al 20 novembre 2005. I lavori proposti, di Maricla Boggio e di Michele Perriera, sono rispettivamente La sorpresa di Natale – commedia presentata in prima assoluta con la regia di Fortunato Calvino - e Pugnale di ordinanza. Riservata alla rassegna "Atti senza senso", la sezione Convegni comprende gli interventi, relativi al teatro del Guf e alla brevità – venata da lampi d'assurdo – che ne caratterizzava i testi, di Turi Vasile e Mario Verdone. All'inizio degli anni Quaranta, il regime proibì la messa in scena di opere straniere ed i Teatriguf (dei Gruppi Universitari Fascisti) si dedicarono quindi a valorizzare la drammaturgia italiana novecentesca rappresentando opere di Pirandello, Bontempelli, Betti e molti altri. Nel 1943 il Teatroguf di Roma propose tre atti unici futuristi (Arrivi e partenze e L'ascensore di Enrico Ribulsi e Il cavallo di Ennio de Concini) «che anticipavano – scrive Vasile – l'assurdo del Teatro del nonsense destinato a scoppiare in Francia quindici anni dopo con Ionesco, Beckett, Jenet…». "Atti senza senso" (Teatro Valle, 27-28 ottobre 2005) ha promosso, a distanza di sessant'anni, le repliche di Arrivi e partenze e di Il cavallo e la rappresentazione di una commedia inedita dello stesso Vasile, Un uomo sta per morire del 1943.

Ancora Maricla Boggio ricorda poi l'attrice Ileana Ghione, scomparsa il 3 dicembre scorso mentre recitava, nel suo Teatro (da lei chiamato "Ghione" per rendere omaggio al padre), nell'Ecuba di Euripide: «la volontà di apprendere – scrive la Boggio – era una sete che mai le si era spenta, e vi attingeva per il compito non facile di mantenere in piedi quel suo teatro di alto sentire, senza far debiti e senza far guadagni. Per servire la parola». Vengono poi segnalati, nella sezione Libri, l'antologia, volta a offrire uno sguardo panoramico sulla drammaturgia contemporanea francese, Da Godot a Zucco e la Collana "Storia dello Spettacolo" (edita dalla casa editrice Le Lettere di Firenze) diretta da Siro Ferrone. Collana che conta, fra le ultime pubblicazioni, volumi importanti come Serenissimi fratelli principi impresari di Sara Mamone e Il critico errante. Anni Sessanta e dintorni a teatro in cerca di storia di Bruno Schacherl.

Chiude il numero l'intervista, curata da Giuseppe Stefano Cavedon, al regista Massimo Manini di cui, a novembre, in occasione del venticinquesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna che provocò la morte di 85 persone, è debuttato l'ultimo spettacolo: (Bologna), 2 agosto: 10:25. «Già dai primi minuti dopo la strage, di chiara matrice partitica – dice Manini – la vicenda è stata immediatamente manipolata e strumentalizzata da tutti. Tutti. Tanto da ridurre e poi far perdere nel corso degli anni la dimensione del dramma umano». Per recuperarla Manini, nel preparare lo spettacolo, grazie all'Associazione dei Familiari delle Vittime del 2 agosto 1980, ha cercato di parlare tanto con alcuni testimoni oculari (soccorritori, tassisti, vigili del fuoco) quanto con i parenti delle vittime che si sono mostrati disponibili a raccontare le proprie tragedie personali pur di mantenere vivo l'accaduto nel ricordo della gente e di rafforzare negli spettatori il concetto base di "Resistenza", intesa come capacità, da parte dell'essere umano, di saper tornare sempre a nuova vita nonostante gli ostacoli apparentemente insormontabili, nonostante le difficoltà. 

 



Giulia Tellini


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