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Theaterheute


2006, n. 4, pp. 80, € 9,80
ISSN 0040 5507

Un attore, Thomas Lawinky, aggredisce un critico teatrale, Gerhard Stadelmaier della "Frankfurter Allgemeine Zeitung", e gli strappa il taccuino con gli appunti dello spettacolo appena visto, Jeux de massacre di Eugene Ionesco allestito da Sebastian Hart nello Schauspiel di Francoforte. Il critico reagisce con veementi offese, intervengono a difesa dell'uno e dell'altro personalità autorevoli, si accende una polemica molto feroce che rapidamente sposta la discussione sul rapporto, non sempre lineare, tra autonomia della critica teatrale e spettacolo. Di questo si occupa il nuovo numero di "Theaterheute" con un articolo di approfondimento nel "Foyer" e una sezione, "Der Fall Stadelmaier", in cui si leggono anche interessanti dichiarazioni del critico e del regista dell'allestimento in questione, del sindaco, dell'intendente dello Schauspiel, di Claus Peymann che offre 'asilo teatrale' all'attore espulso dalla compagnia.

"Aufführungen", ossia la spazio giornalistico dedicato alla rassegna delle novità prodotte dalla scena tedesca, si apre con Volpone di Ben Jonson presentato nel Deutsches Theater di Berlino da Dimiter Gotscheff. Il regista cala la spietata satira dell'avarizia - protagonista è un ricco commerciante veneziano che si finge moribondo per farsi beffe di chi mira a ereditare il suo patrimonio - in  un cupo Novecento per dimostrare come gli ingranaggi del capitalismo producano nefandezze morali. Di qualità è risultata la prestazione degli attori, tra i quali Samuel Finzi (Volpone), Wolfram Koch (il servo Mosca), Margit Bendokat (Corbaccio).

Il Maxim Gorki Theater ha ospitato Draußen tobt die Dunkelziffer di Kathrin Röggla, commedia in cui si denuncia la corruzione nelle operazioni finanziarie delle banche ricorrendo ad un linguaggio drammaturgico molto vicino alla scrittura della Jelinek. La regia di Stephan Müller approfondisce la musicalità del testo affidato all'interpretazione di ventiquattro attori. Nell'altro teatro importante della capitale, la Schaubühne, Luk Percefal ha firmato Maria Stuart di Friedrich Schiller conferendo alla rappresentazione un taglio politico che si estende anche al campo 'affettivo': è questo ciò che emerge dallo  scontro tra i vari  personaggi, con i quali si sono confrontati Yvon Jansen (Maria Stuart), Jule Bowe (Elisabetta), Thomas Badino (sir Paulet), Ezard Haußmann (il conte Danilo).

L'allestimento di Mourning becomes Electra di Eugene O'Neill, applaudito nella sala della Schaubühne, mescola con una certa forza verbale e gestuale la dimensione psicologica e la sfera politica dei personaggi che sono interpretati da attori di qualità come Katharina Schüttler, Susanne Lothar, Rafael Stachowiak e orchestrati con altrettanta abilità dalla regia di Thomas Ostermeier. Chiude questa panoramica berlinese Dickicht der Städte di Bertolt Brecht prodotto nella Volksbühne e realizzato da Frank Castorf che cerca di dimostrare, attraverso una critica rabbiosa alla nostra società, un preciso assunto teorico: il capitalismo sta uccidendo se stesso e nella sua morte trascina le ultime scorie di marxismo. In questo spettacolo d'impatto e, in alcuni episodi narrativi, letteralmente violento si sono distinti Herbert Fritsch, Rosalind Baffoe, Irina Kastrinidis, John Carga.

Altrettanto interessanti sono risultate le proposte di Amburgo. Nel St. Pauli – Theater, Peter Zadek ha firmato A taste of Honey di Shelagh Delaney, cronistoria dell'adolescenza di una ragazza-madre sullo sfondo del nord industriale inglese. Il regista ottantenne mette in primo piano l'umanità lacerata dalle sofferenze e la disperata ricerca di affetti da parte di Josephine (Julia Jentsch) e Melene (Eva Mattes). Si cala nella contemporaneità A Midsummer night’s dream di William Shakespeare trasferito sul palcoscenico del Thalia Theater da Jorinde Drose. La regia punta sull'interpretazione di giovani attori che rispondono con una performance energica, plasmata sull'armonia tra il movimento del corpo e la parola poetica del testo, da Natali Seelig (Titania) a Tino Mewes (Puck), Thomas Schmausers, Daniel Hoevels, Anna Blomeier. Nela programma del Deutsches Schauspielhaus si incontra anche Zur schönen Aussicht, commedia di Ödön von Horvàth allestita da Martin Kusej con Bernd Moss, Samuel Weiss, Klaus Rodewald, Aichim Buch.

Non mancano di originalità gli spettacoli dei Kammerspiele di Monaco, a partire da Robinson Cruso, die Frau und der Neger, rielaborazione teatrale del romanzo Mr. Cruso, Mrs. Barton & Mr. Foe di John Coetzee realizzata dal belga Pietre de Buyesser e affidata alla cura scenica di Johan Simon che sposta la vicenda negli anni Ottanta per riflettere sulle conseguenze della colonizzazione e mettere in discussione il concetto di civilizzazione. Il cechoviano Visnevyi Sad (Giardino dei ciliegi), nell'interpretazione data da Lars–Ole Walburg, diventa la rappresentazione in chiave ironica della famiglia tedesca, con le sue frustrazioni borghesi e l'alone di perbenismo compromesso nei suoi precari equilibri interni. Vestiti in vivaci abiti moderni, animati da gesti nervosi per dimostrare tanto le inquietudini interiori quanto i malesseri sociali, gli attori hanno dato vita ad una rappresentazione ordinata e lineare sotto il profilo espressivo, con soluzioni di tipo cabarettistico e comico. Nel cast figurano Hildegard Schmahl (Ljubov), Brigitte Hobmeier (Anja), Matthias Bundschuh (Trofimov), René Dumont, Ingmar Thilo.

Nella sezione "Tanztheater" si legge la recensione a vsprs, novità di Alain Platel applaudita nella Staatsoper Unter den Linden di Berlino. Si tratta di una pungente metafora della nostra società, accusata di alimentare una morale sostanzialmente vuota, senza senso, con gli uomini protesi verso ideali di assoluta miseria filosofica ed etica. Le musiche di Monteverdi rielaborate dal musicista jazz Fabrizio Cassol e le note di Bach determinano la dimensione poetica dello spettacolo e vogliono significare una simbolica ricerca di una nuova/vecchia spiritualità. Pregevole è risultata la esibizione del Ballets C. de la B (sigla di Ballets Contemporains de la Belgique).

Le pagine di "Musiktheater" sono occupate dal Don Giovanni mozartiano allestito a Basilea da Andrea Dresen che propone una chiave di lettura contemporanea, trasformando il personaggio del titolo (Thomas J. Mayer) in un bevitore di birra e amante del fast food con il suo complice Leporello (Andrei Murphy). Anche i personaggi femminili esprimono analoghi linguaggi comportamentali di stampo metropolitano, come Anna (Rosella Ragatzu) e la sensuale Zerlina (Catherine Swanson). E' un breve e intenso profilo artistico il doveroso omaggio di "Theaterheute" a Benno Besson. Si ripercorrono le tappe fondamentali del prestigioso regista, allievo e collaboratore brechtiano, anche indimenticabile intendente della Volkbühne di Berlino.

In "Ausland", lo spazio dedicato alla scena internazionale, l'attenzione è indirizzata alla Francia, dove non sono mancate le novità come Mère et fils di Joèl Jouanneau presentata nel Théatre de Pont du Jour di Lione. Il testo, sorta di teatro – documento ambientato negli anni Settanta con un giovane ebreo vittima di soprusi di matrice razzista, è stato allestito da Michel Raskin. A Nanterre il regista Jean–Francois Siradier ha proposto Danton Tods di George Büchner; mentre a Bobigny il regista Jorge Lavelli ha trasferito sul palcoscenico la favola teatrale Merlin di Tankred Dorst.

Il testo del mese ("Das Stück") è Die Reise nach Bugulma di Jachym Topol, autore emergente proveniente dalla Repubblica Ceca che si è guadagnato ampi consensi in Germania anche in ambito letterario con il suo ultimo romanzo dedicato al 1968 e di prossima uscita presso l'editore Suhrkamp.



Massimo Beroldi


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