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Maske und Kothurn. Internationale Beiträge zur Theaterwissenschaft
OB?SCENE. Zur Präsenz der Absenz im zeitgenössischen Tanz, Theater und Film

A cura di K. Kruschkova

Wien – Köln – Weimar, Böhlau Verlag, 51. Jahrgang, 2005, Heft 1, pp. 165, € 23,80
ISSN 0025-4606

In parallelo alla stagione 2003/2004 organizzata nel Tanzquartier Wien, primo centro di danza contemporanea di dimensione europea attivo in Austria, si tenne un ciclo di conferenze affidate alle competenze di studiosi di spettacolo, ora raccolte in un prezioso volume pubblicato dalla viennese Böhlau dal titolo piuttosto accattivante e provocatorio: OB?SCENE. La cesura del punto interrogativo nella parola del titolo determina una sorta di plurilinguismo e di ambiguità di significato (in tedesco 'ob' corrisponde alla congiunzione 'se', che affiancata a 'Scene' imprime un chiaro segno dubitativo). A monte delle combinazioni linguistiche si nasconde il vero problema affrontato dai saggi che discutono la presenza/assenza o la presenza dell'assenza della cultura dell'osceno nell'ambito del teatro, del cinema e della danza.

Il primo capitolo del libro ("Das Obszöne") si occupa prevalentemente di teatro. Il saggio di Hans-Thies Lehmann, (Sich) Darstellen. Sechs Hinweise auf das Obszöne, si apre con brevi e incisive riflessioni sul rapporto tra l'animalesco e l'osceno secondo l'analisi di Georges Battaile, per poi approfondire il discorso analizzando Anatomie Titus Fall of Rome. Ein Shakespearekommentar di Heiner Müller. Scritta tra il 1984 e l'85 la rielaborazione del drammaturgo tedesco trasferisce nelle suggestioni poetiche dell'osceno la parola e il corpo dei personaggi del Bardo fino a privarli della loro sostanza storica. Il contributo di Valérie Baumann, Obscenae volucres, affronta il senso dell'osceno da un'angolatura filosofica e letteraria, proponendo un'acuta analisi che pone al centro dell'attenzione soprattutto l'età classica. Il simbolo è individuato nei voli infausti e sinistri degli uccelli, a partire dal gufo che accompagnava Minerva, quando la dea guidava gli eroi in battaglia, ispirando giuste decisioni, fino ad arrivare alle Arpie del Canto Terzo dell'Eneide.

Il rapporto tra il mondo del sacro e il mondo dell'osceno è studiato da Rainer Nägele. Il saggio approfondisce la poesia Mahagonny: Sieh jene Kranische in großen Bogen cantata da Jenny e Paul in un bordello. Tra lo spazio del cielo, in cui volano le gru e si muovono le nuvole e il luogo di perdizione terrena, si situa il senso provocatorio dell'osceno che diventa 'appetito', desiderio insaziabile di trasgressione verso le regole del mondo. Nei personaggi brechtiani il cibo assume valenze simboliche e si trasforma in momento erotico e di rottura morale e politica.

La seconda parte del volume, "Die Absenz", è dedicata alla danza. Spicca il contributo di Gerald Siegmund, Abwesenheit. Eine performative Ästhetik des Tanzes, che analizza la ricerca di annullamento del corpo secondo le linee espressive elaborate da Philipp Gehmacher nella performance In der Absence, e da Sarah Chase e Raimund Hoghe in Sarah, Vincent et moi. Questi e altri spettacoli condividono la tensione creativa verso una nuova definizione dei confini tra la realtà, l'immaginazione e i simboli delle cose. E' nella coesione dell'idea di vanità e di morte che si enuclea la vitalità della danza in un altalenante movimento di oscillazione tra la normalità e la persuasione, secondo l'interpretazione proposta da Helmut Ploebst. Nel saggio Tanzen [Totsen ! Vanitas] Vanität individua interessanti costanti tra concezioni antiche e moderne della danza, soprattutto quando si riferisce alla Totentanz medievale e agli spettacoli di Jan Fabre.

La terza e conclusiva parte del libro sposta l'attenzione sull'analisi del rapporto intercorrente tra la danza e il cinema, cercando di cogliere la dinamica delle contaminazioni della cultura dell'osceno nella direzione della sua assenza/presenza. Il saggio, molto teorico, di Peter Stamer indaga le diverse tipologie espressive codificate dal linguaggio performativo e verbale della danza, della musica e del cinema di fronte a tematiche oscene, per dimostrare un continuo movimento di interscambi artistici e contaminazioni a proposito della rappresentazione del corpo. Molte idee messe in campo dallo stesso studioso trovano supporto nell'intervento di Nikolaus Müller-Schöll, Im Zeichen der Teilung, dedicato a Antigone di Sofocle nella versione di Wanda Golonka e Dogville di Lars von Trier.



Massimo Bertoldi


copertina

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