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Revue d’Histoire du Théâtre


a. LVII, 2005, n. 3 (227)
ISSN 1291-2530
Isabelle Schwartz-Gastine firma il primo degli interventi ospitati in questo numero della rivista della Société d'Histoire du Théâtre. Il saggio prende in esame il recente adattamento di Amleto del regista americano bilingue Paul Golub, Hamlet sur la route. Golub, in passato attore del Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine e attualmente animatore della Compagnie du Volcan Bleu, da lui fondata nel 1990, riscrive Shakespeare componendo la tragedia di una compagnia itinerante che, privata della maggior parte dei suoi elementi da un evento catastrofico non precisato, è costretta ad allestire Amleto con appena quattro attori. Solo una serie di astuti espedienti (ad esempio la raffigurazione di Rosencranz e Guildenstern per mezzo di due marionette, o la proiezione di un vecchio film in bianco e nero in sostituzione del teatro nel teatro) e il cambio di costumi "a vista" (nei punti in cui è necessario che un attore abbandoni il suo personaggio per interpretarne un altro) permettono alla compagnia di portare a termine la rappresentazione.

François Moureau si occupa della presenza di danze e musiche negli spettacoli messi in scena alla Comédie-Française nei decenni successivi alla morte di Molière. Michel Arouimi esamina invece il linguaggio utilizzato dai personaggi di La seconde surprise de l'amour di Marivaux, dimostrando non solo che la sua apparente banalità risponde alle dichiarate intenzioni dell'autore di imitare il linguaggio quotidiano, ma anche che le battute sembrano esprimere, attraverso doppi sensi, una violenza e un desiderio di morte che trascende le differenze sessuali dei personaggi. Lo studioso individua nel testo di numerose scene e nella disposizione simmetrica delle battute un rapporto problematico tra l'alterazione negativa del mito dell'Androgino e la perfezione formale unanimemente riconosciuta alle opere di Marivaux.

Roger Klotz parte dai libretti di Persée e di Phaéton, composti per Lully da Quinault, per tentare una definizione della tragédie lyrique, genere che si distingue dalla tragedia classica non solo per l'uso della musica, ma anche per le caratteristiche del testo drammatico. Klotz evidenzia come l'aspetto meraviglioso della tragédie lyrique la collochi ai margini delle regole della tragedia classica e come la sua componente poetica sia enfatizzata da altri elementi (scenografia, danza e musica) che la rendono uno spettacolo completo, espressione perfetta della mentalità e della cultura della corte di Versailles.

Oscar Mandel propone l'analisi di un'opera teatrale di Mérimée, Les deux héritages, con lo scopo di dimostrare il valore di questa commedia, quasi sconosciuta, che deride la bigotteria cattolica, l'arrivismo politico e l'avidità. Bojan Lalovic pubblica infine sette lettere, corredate da note e da una breve introduzione, in cui sono documentati i rapporti tra due uomini che, ciascuno a modo suo, segnarono il teatro della propria epoca: Aurélien Lugné-Poe e Émile Zola.
Tommaso Assennato


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