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Intervista a Giovanni Ottolini, responsabile della programmazione danza dei Teatri di Reggio Emilia Cartelloni


di Gabriella Gori

 

In un momento in cui le arti sceniche navigano in un mare in tempesta, a Reggio Emilia la bonaccia sembra concedere una momentanea tregua al "nocchiero" Giovanni Ottolini che per la stagione coreutica 2006 ha in serbo un progetto che valorizza la giovane danza italiana e una serie di appuntamenti con la coreografia contemporanea internazionale. Responsabile da molti anni della programmazione tersicorea dei Teatri di Reggio Emilia, Ottolini ha sempre puntato alla qualità della cosiddetta danza d'autore allestendo cartelloni ricchi di interessanti proposte e festival monografici dedicati a maestri del calibro di William Forsythe, Mats Ek, Jirì Kyliàn, John Neumeier. Anche per la nuova stagione non è venuto meno ai suoi principi opponendosi "alla pervicace idea che lo spettacolo dal vivo sia una spesa superflua e non un investimento culturale", e sostenendo la danza, "fanalino di coda" di questo desolante quadro artistico.  

I rendez-vous reggiani si aprono al Teatro Ariosto il 14 gennaio con il Progetto Speciale "Danza l'Italia", una serata che vede protagonisti gli enfants prodige dello Junior Balletto di Toscana di Cristina Bozzolini, la neo formazione di "under 21" nata da una costola del mitico Balletto di Toscana, e l'Aterballetto di Mauro Bigonzetti. In questa occasione lo Junior si cimenta in coreografie di Mauro Bigonzetti, Fabrizio Monteverde, Cristina Rizzo, Walter Matteini, Eugenio Scigliano, Arianna Benedetti, mentre l'organico 'bigonzettiano' propone alcuni lavori firmati dal direttore. Al Teatro Valli il 17 febbraio arriva da Montreal Les Grands Ballets Canadiens, la compagine neoclassica già applaudita al Festival Reggio Emilia Danza (RED) 2004, che ritorna presentando in prima nazionale Minus One, una creazione dell'israeliano Ohad Naharin. Il 16 marzo tocca al Cullberg Ballet, il gruppo svedese di casa al Valli che, sempre en première, si esibisce nel dittico As if di Johan Inger e Aluminium di Mats Ek. A maggio per il RED sono annunciati cinque "dancemakers della generazione di mezzo" e durante il festival andranno in scena una prima assoluta di Sacha Waltz, l'ultima fatica di Bigonzetti per l'Aterballetto intitolata Romeo e Giulietta, e imperdibili spettacoli del franco-albanese Angelin Preljocaj, del canadese ma londinese d'adozione Russel Maliphant e il portoghese Rui Ortha. L'Aterballetto ad ottobre terrà banco all'Ariosto con Who gets this one?, un omaggio di Bigonzetti a Frank Zappa, e con un'altra novità del direttore, mentre il 24 novembre una vera chicca sarà la Companya Nacional de Danza di Nacho Duato che, in prima italiana, interpreta coreografie di Duato. Il 14 dicembre Thierry Malandain, direttore del Ballet Biarritz, chiude in bellezza con un dittico in prima nazionale ispirato a due opere perdute del Settecento, Les Petits Riens di Mozart e il  Don Juan di Gluck.


Duetto. Scuola del Balletto di Toscana, Junior
Duetto. Scuola del Balletto di Toscana, Junior




Ottolini, come sempre il carnet di questo lungo festival annuale non delude mai e a buon diritto Reggio Emilia può essere considerata la roccaforte della danza contemporanea in Italia. Quello che però colpisce in questo cartellone è il titolo d'apertura affidato a un Progetto Speciale.  Come è nata l'idea?
L'idea nasce da due constatazioni. La prima riguarda la decisione di dare spazio e visibilità allo Junior Balletto di Toscana, di cui ho già avuto modo di apprezzare l'ottimo livello e la notevole versatilità. Questo ensemble fiorentino, formato da allievi dei corsi di formazione della Scuola del Balletto di Toscana, è forgiato da Cristina Bozzolini alla maniera dello storico Balletto di Toscana e a suo modo è la risposta a quanto accade da altre parti dove esistono compagnie juniors che fanno capo ad omonime formazioni seniors. Penso al Nederland Dance Theater II di Kyliàn, alla Compagnia Nazionale di Danza Nacho Duato II, all'America Ballet Theatre Ensemble. In Italia questo tipo di tradizione mancava e l'esperienza dello Junior colma questa lacuna e conferma  l'imperitura eredità dei "fabulos dancers" del Balletto di Toscana e l'invidiabile magistero coreutico di Cristina Bozzolini, fondatrice e direttrice artistica dei due organici. D'altro canto, e vengo alla seconda constatazione, ritenevo necessario continuare a mantenere vivi i contatti tra l'Emilia Romagna e la Toscana, due regioni assai prolifiche nel settore tersicoreo. In passato, quando era attivo il Balletto di Toscana, il rapporto tra Aterballetto e la compagine 'bozzoliniana' era di sana competizione e sincera cordialità. Oggi il BdT non esiste più ma di fatto l'ATB guarda allo JBdT come un vivaio da cui attingere. Cosa che si è già verificata con il passaggio di quattro elementi dalle file giovanili dello Junior a quelle professionali dell'Aterballetto. E questo 'travaso' è il frutto dell'incontro tra alta formazione dello Junior Balletto di Toscana di Cristina Bozzolini e alto professionismo dell'Aterballetto di Mauro Bigonzetti. Questo abboccamento doveva avvenire e Cristina e Mauro hanno dato il loro assenso.

E' stato dunque il desiderio di mettere in luce questo nuova realtà toscana e i suoi futuri legami con l'Aterballetto a indirizzarla?
Non solo. Come programmatore e direttore di festival sovente mi trovo ad avere più difficoltà a programmare compagnie italiane che straniere perché non è facile riuscire ad individuare l'identità contemporanea della nostra danza. E non lo dico solo io ma anche i miei omologhi d'oltralpe lamentano la stessa difficoltà, ad eccezione beninteso quando si tratta di formazioni come Aterballetto e poche altre. Per trovare una soluzione ritengo che si debba investire sui nostri talenti e il Progetto Speciale "Danza l'Italia" idealmente si ricollega ad un festival monografico che organizzai nel 1991 per valorizzare le migliori proposte della danza italiana di quegli anni. Il cartellone all'epoca era una sorta di manifesto in quanto ospitava l'Aterballetto, Miche van Hoecke, i Sosta Palmizi e altri soggetti molto attivi in quel periodo. L'intento era quello di far capire che l'orchestica nostrana era viva e vegeta. Attendeva solo di essere considerata nel modo giusto. Purtroppo a distanza di anni non è cambiato granché e con "Danza l'Italia" 2006 voglio dimostrare che potenzialità e creatività non mancano neppure adesso, basta solo associare alta formazione e alto professionismo per avere dei risultati vincenti. E la serata del 14 gennaio sarà il momento giusto per apprezzarli con lo Junior Balletto di Toscana impegnato in lavori di Bigonzetti, Monteverde, Rizzo, Scigliano, Benedetti, compreso un pezzo di Walter Matteini, ballerino dell'ATB e coreografo in fieri, e l'Aterballetto intento ad interpretare alcune creazioni di Mauro. Non solo ma sarà anche l'occasione per compiere un passo nella direzione dell'auspicata e auspicabile identità contemporanea della danza di casa nostra. Naturalmente sono consapevole che questa strategia ha dei rischi e non a caso considero il Progetto Speciale un piccolo manifesto, rispetto a quello ben più articolato del '91, ma mettere in apertura di stagione un'iniziativa del genere è anche una provocazione che spero serva a qualcosa.

Nel cartellone, oltre alla presenza dell'Aterballetto, non mancano le compagnie d’autore straniere. Come le ha scelte?
Da sempre prediligo la cosiddetta danza d'autore e di conseguenza il mio sguardo si posa su chi può avvalersene. Les Grands Ballets Candiens è una delle più importanti compagnie del Canada e a febbraio presenta Minus One di Ohad Naharin, un "coreoautore" conosciuto per lo stile mescidato e bizzarro. A marzo il Cullberg Ballet, con le creazioni di Johna Inger e Mats Ek, rafforza il legame trentennale tra Reggio Emilia e la scena coreutica svedese. La presenza a novembre di Nacho Duato e della sua compagnia è un evento perché Duato è stato a Reggio dieci anni fa e solo sporadicamente viene in Italia. A dicembre Thierry Malandain, direttore del Ballet Biarritz, arriva con due sue produzioni e rinsalda i rapporti tra la Fondazione Danza Aterballetto e il Centre Coreografique National di Biarritz. Questo spazio dedicato alla coreografia d’autore avrà il momento clou al Festival Reggio Emilia Danza con un quintetto di dancemakers della generazione di mezzo composto da Mauro Bigonzetti, Angelin Preljocaj, Sacha Waltz, Russel Maliphant e Rui Ortha.

Nel paese è in atto una grave crisi economica. Quanto è difficile organizzare e sostenere una stagione coreutica?
Molto difficile perché tutto lo spettacolo dal vivo ha subito tagli onerosi per via di questa pervicace idea che si tratta di una spesa superflua tagliabile e non di un investimento culturale. La danza dentro a questo quadro rimane un fanalino di coda e non so se riusciremo a convincere editori, direttori di giornali, operatori, a cambiare idea. A volte mi capita di fare ancora l'organizzatore musicale e con sconcerto mi accorgo che se oggi per un'orchestra sinfonica si accetta di pagare cifre considerevoli, al contrario per le compagnie di danza i costi vengono giudicati sempre troppo alti. Ma anche noi abbiamo avuto quasi il raddoppio delle spese e un organico di buon livello, che in passato costava trenta/quaranta milioni di lire, ora è passato a trenta/quaranta mila euro ed è un dato di fatto. Per fortuna a Reggio Emilia e in qualche altra isola felice riusciamo ad andare avanti perché abbiamo costruito un pubblico che garantisce l'apporto costante del botteghino, consentendoci di coprire oltre il quaranta per cento dei costi artistici. Altri colleghi per scelta o necessità hanno abbassato il profilo delle programmazioni o hanno optato per l'allestimento di celebri titoli ottocenteschi. Anche a noi è stato chiesto di programmare i classici ma se è vero che  con Schiaccianoci, Lago dei cigni, Bella addormentata, Cenerentola, riempiremmo le sale, è altrettanto vero che proporre un balletto classico all'altezza degli standars reggiani sarebbe un azzardo. So che esistono delle agenzie che promuovono compagnie russe, anche brave, specializzate nel repertorio accademico e a costi sostenibili, ma non sono del tutto convinto che questa sia la strada da percorrere. La crisi c'è. Quest'anno in cartellone abbiamo un titolo in meno nonostante gli sforzi, il botteghino, il festival di maggio, e tenere alta la qualità delle proposte è sempre più faticoso.



 
Scuola del Balletto di Toscana, Junior



Giovanni Ottolini
Giovanni Ottolini




 

 
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