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Maske und Kothurn. Internationale Beiträge zur Theaterwissenschaft
Der kreiselnde Kurbler. Dziga Vertov zum 100. Geburtstag. Band 2. Vorträge und Gespräche.

A cura di Klemers Gruber e Aki Beckmann

Wien-Köln-Weimar, Böhlau Verlag, 2004, 50. Jahrgang, Heft 1, pp.132
ISSN 0025-4606

In occasione della ricorrenza del centenario della nascita di Dziga Vertov (1896-1954) "Maske und Kothurn" dedicò al regista cinematografico un prezioso volume di studi (1996, 42. Jahrgang, Heft 1). Otto anni dopo, nel 2004 e in coincidenza con i cinquant'anni della morte, la prestigiosa rivista viennese torna sull'argomento con un altro prezioso volume ricco di contributi di spessore scientifico che concorrono ad arricchire la conoscenza di questo importante e in parte dimenticato personaggio.

Il saggio di Oksana Bulgakowa analizza i manifesti di Vertov, "My" ("Noi") del 1922 e "Kinokio Perevorot" ("Cinema-occhio") del 1923 per rilevare le implicazioni teoriche del metodo narrativo fondato sulla strumentalizzazione del cinema ai fini della comunicazione propagandistica sovietica. Dalla dichiarazione programmatica "Io sono un occhio. Un occhio meccanico e sono in costante movimento", si sprigiona la forza creativa di Vertov e si avverte la sua partecipazione al movimento futurista. La studiosa ne ripercorre la carriera artistica dedicando particolare attenzione ai contenuti e alla struttura dei film Entuziazm (Entusiasmo) del 1930 in cui la cinepresa scende nelle miniere di carbone e riprende il lavoro dei minatori, e Tripesni o Leninje (Tre canti su Lenin), documentario del 1934 che prende spunto da tre canti popolari nati intorno alla figura di Lenin per esaminare i mutamenti prodotti nella società russa dalla rivoluzione bolscevica.

La stessa opera agiografica, definita monumentale per la sua geniale combinazione di materiali archivistici del periodo 1919-1924 e di nuove acquisizioni, è posta al centro dello studio di Annette Michelson. La tecnica cinematografica adottata da Vertov nel montaggio dei fotogrammi segue il metodo pittorico dei soggetti religiosi dipinti nelle chiese russe, per avvolgere e immortalare la figura storica di Lenin in un alone di adorazione quasi mistica. La nuova ideologia comunista avrebbe dovuto soppiantare il sistema spirituale delle antiche ortodossie.

Anna-Lena Wibom si occupa di Kinonedelja (La Settimana Cinematografica), primo giornale sovietico i cui materiali filmici furono realizzati da diversi operatori che inviavano i loro prodotti alla redazione di Mosca, dove Vertov si occupava della selezione e del montaggio. La sua diffusione superò i confini del territorio sovietico, sospinta da finalità di propaganda rivoluzionaria e comunista, come dimostra l'esemplare ritrovato in Norvegia e posseduto da Alexandra Kolontaj, ambasciatrice russa attiva ad Oslo e Stoccolma che ebbe modo di entrate in contatto con Vertov durante un viaggio.

Da un'intervista di Antonia Lant (docente del Department of Cinema Studies di New York) a Peter Konlechner (docente dell'università di Vienna e condirettore dello Österreichischen Filmmuseum) emergono aspetti relativi alla ricezione di Vertov in Austria, a partire dalla mostra retrospettiva allestita nel 1974 negli ambienti dello Österreichischen Filmmuseum, e alla presenza di molte opere del regista nell'archivio dello stesso istituto.

Il contributo di Jean-Louis Comolli è dedicato a Kinoapparatom (L’uomo con la macchina da presa), considerato il film più bello e famoso realizzato nel 1929 da Vertov. Lo studio approfondisce il montaggio e il contenuto delle sequenze narrative. Il film non risulta sorretto da una storia, è un intreccio creativo di musica e immagini assemblato seguendo una tecnica quasi surrealista: alcune risultano immagini tratte dal vero, altre si presentano catturate dallo schermo. L'individuo è inserito nel movimento delle masse e queste a loro volta costituiscono un ingranaggio della più vasta e sottostante macchina sociale.

Il volume è corredato da materiali fotografici e da una aggiornata e completa sezione bibliografica disposta in ordine cronologico, che dimostra il costante interesse degli studiosi di cinema verso l’opera di Vertov, soprattutto a partire dagli anni Novanta.




Massimo Bertoldi


copertina

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