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Revue d'Histoire du Théâtre


a. LVII, 2005, n. 2 (226), pp.99-206
ISSN 1291-2530

Il secondo numero del 2005 della rivista Revue d'Histoire du Théâtre, trimestrale edito dalla Société d'Histoire du Théâtre con il concorso del ministero della cultura e della comunicazione francese, del CNRS e della Société des Auteurs et Compositeur Dramatiques, propone, nel consueto alternarsi di indagini storiche, esegetiche e drammaturgiche ampio spazio alle vicende del teatro contemporaneo.

In apertura uno speciale su François Périer, pseudonimo di François Gabriel Pillu (Parigi, 1919-2002), attore fra i più rinomati della vita spettacolare francese del secolo appena trascorso. Paul Louis Mignon ne illustra le vicende umane ed il percorso artistico: dalle origini familiari alle prime ambizioni teatrali, dalla formazione al Cours Simon ed al Conservatoire, alla prima affermazone nel 1937 nella commedia di Claude André Puget Les Jours heureux che gli aprì rapidamente la strada del successo sia teatrale che cinematografico (già nel 1938 aveva partecipato a 4 lungometraggi); la biografia, ricca di aneddoti, prosegue quindi raccontando le tappe salienti dell'attore affermato: dagli spettacoli alle più importanti collaborazioni, dalla tecnica di recitazione fino ai rapporti con colleghi e amici, in particolare con Louis Jouvet, maestro sulla scena, e Jean Paul Sartre maestro di vita. A riconoscimento della sua carriera nel 1991 fu eletto alla presidenza della Société d'Histoire du Théâtre, carica che mantenne fino al 1999. Seguono la pubblicazione di parte della corrispondenza intercorsa tra Périer ed il drammaturgo Jean Anouilh inerente idee e progetti di scena ed alcune testimonianze sulla sua vita artistica di amici e uomini del mondo del teatro con cui Périer ha spesso condiviso gioie e dolori del palco: dal drammaturgo Félicien Marceau, a Georges Wilson attore ed ex direttore del Théâtre National Populaire, all'autore Jean-Claude Grumberg.

Nel primo saggio la studiosa Birama Touré sostenendo l'inadeguatezza delle categorie abituali di ''teatro dell'assurdo'', ''teatro di derisione'', ''anti-teatro'' per comprendere buona parte della drammaturgia successiva al secondo conflitto mondiale conia il termine di ''Théâtre Lazaréen'' (termine mutuato dal saggio del poeta Jean Cayrol De la mort à la vie, 1949) di cui individua in sei precisi punti le caratteristiche drammaturgiche. Alla base di questo teatro, di cui cui l'autrice cita come esempi Tous contre Tous di Arthur Adamov e L'Etat de siege di Albert Camus, si trovano ''il culto del non essere'' e una ''straordinaria sonnolenza'' che privando i personaggi della capacità di rapportarsi col mondo finiscono per negare alla drammaturgia l'effetto della catharsis. Il ''Théâtre Lazaréen'', quindi, mutilato della possibilità di scelta finisce per confinare l'azione scenica  in uno spazio circolare privo di vie d'uscita in cui la libertà non è neanche più una chimera.

El Público (1930) e Así que paesen cinco años (1931) sono i due testi drammaturgici del poeta spagnolo Federico García Lorca presi in considerazione nel secondo saggio della rivista.  La presentazione in chiave metaforica delle problematiche omosessuali - dall'angoscia della castrazione alle differenti facce del desiderio, dalla frustrazione della paternità all'omofobia della società - oltre  all'utilizzo di tecniche avanguardiste, in particolar modo espressioniste e surrealiste, sono secondo lo studioso Nicolas Balutet i motivi cardine per cui i due testi sono stati inseriti nel repertorio dei teatri spagnoli solo recentemente. L'analisi prosegue infatti individuando nel pubblico dell'epoca, fortemente legato a testi stereotipati composti da autori intenti a divertire e non urtare la sensibilità ed il gusto comune, nella guerra civile spagnola e nella successiva dittatura franchista le cause che relegarono le due pièce al di fuori di qualsiasi velleità rappresentativa per oltre un cinquantennio.

Infine Tadeusz Kowzan sottolinea la forte componente metateatrale che contraddistingue almeno la metà, circa una ventina, delle opere composte dal drammaturgo Jean Anouilh tra il 1929 e il 1983. Affrontando ciascuna delle pièce secondo l'ordine cronologico e privilegiando l'analisi della struttuta, del dialogo e dell'intrigo a scapito del contenuto ideologico e filosofico, lo studioso individua il debito di Anouilh verso i Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello. Ricche di citazioni drammaturgiche, riflessioni sull'arte del teatro, episodi di teatro nel teatro, queste opere racchiudono la capacità dell'autore di ironizzare su se stesso, sul mondo dello spettacolo e dei suoi interpreti giungendo a creare in scena l'effetto di specchio deformante e di 'mise en abyme'. Tra i testi analizzati compaiono rappresentazioni di grande successo come: Antigone, La Répétition ou l'amour puni, L’alouette, Ne réveillez pas Madame.  



Leonardo Spinelli


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