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Acoustical Arts and Artifacts. Technology, Aesthetics, Communication. An international journal
Rivista annuale a cura dell'Istituto della Musica della Fondazione Giorgio Cini di Venezia

n° 1, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici internazionali, 2004, pp. 123, euro 40,00
ISSN 1824-6176

Fra le molteplici iniziative editoriali della Fondazione Giorgio Cini di Venezia si segnala la rivista ''AAA-TAC'', criptico acronimo che sta per ''Acoustical Arts and Artifacts'', ''Technology, Aesthetics, Communication''. In effetti il periodico (annuale), diretto da Giovanni Morelli, trasferisce l'asciuttezza e la sobrietà della veste grafica anche ai contenuti che indagano, con modi e strumenti originali, aspetti musicali definibili come ''concreti'', correlati cioè a forme e modi ''d'uso'' dell'esperienza musicale, a processi compositivi, performativi, tecnici della produzione e ri-produzione intesi nell'accezione più ampia, senza steccati ''ideologici'' – quale era la superata ed etnocentrica contrapposizione fra musicologia tradizionale, da un lato, etnomusicologia e studi sulla popular music dall'altro.

In questa prospettiva, sotto la guida di un autorevole comitato scientifico (Maurizio Agamennone, Nicolas Collins, Pascal Decroupet, Siro Ferrone, Pasquale Gagliardi, Carlo Piccardi) nonché del coordinamento editoriale di Veniero Rizzardi, il primo numero di ''AAA-TAC'' presenta una bipartizione che sbilancia l'attenzione del lettore – quest'ultimo, non certo occasionale ma specialistico – nei confronti di uno dei ''prodotti artistici'' espressi nella titolazione della rivista: la radio, artifact per eccellenza perché esprime e manipola il suono senza l'ibridazione con altri media i quali, come nel caso del cinema e della televisione, spesso tendono a subordinarlo alle loro ragioni estetiche.

In questa sezione, Giordano Ferrari analizza un'opera nata per la drammaturgia radiofonica nel 1944, La Coquille à Planète di Pierre Schaeffer, mostrando come il compositore abbia inteso tenere conto del mezzo di trasmissione e ricezione nel definire i tratti essenziali della struttura musicale, con grande consapevolezza anche teorica; Vincent Tiffon, nel suo Regard médiologique sur l'art radiophonique de Yann Paranthoën, tassonomizza in realtà il ''testo'' radiofonico non teatrale nei suoi tre precipui aspetti/atti della registrazione, della manipolazione (missaggio) e dell'ascolto, dispensando notazioni ed osservazioni davvero interessanti come quella che afferma che la ''musique d'orchestre enregistrée sur un support [alla quale è parificata quella radiofonica, anche se dal vivo] est un 'trompe l'oreille', une illusion de l'orchestre'' (p. 20); infine Carlo Piccardi, nel lungo Tra creatività e realtà quotidiana. La musica moderna alla Radio Svizzera, dipinge un analitico affresco delle fortune ed avversità della nuova musica in terra svizzera, evidenziando attentamente, oltre gli aspetti strettamente tecnico-musicali, anche le tensioni ed i processi politico-economici in uno stato multinazionale e multiculturale come quello elvetico.

La seconda sezione, più ampia e diversificata della prima, si apre con un breve ma denso saggio di Maurizio Agamennone, Acustiche naturali, echi e simboli culturali, nel quale mette a confronto le relazioni fra l'agire ''acustico'' umano ed i suoni della natura secondo due differenti modelli interpretativi: quello evoluzionistico ed universalistico a cui attinge Marius Schneider (scuola di Berlino, primi decenni del secolo scorso) e quello contemporaneo, molto più specifico e delimitato territorialmente ed etnologicamente, dell'antropologo e musicologo Steven Feld, formalizzato nel suo testo più noto ed autorevole, Sound and sentiment (1982) e volto a stimolare relazioni fra persone ed ad interpretare competenze e saperi locali.

In Minuetto alla Vigano: the perception of music as it flows l'autore, Riccardo Carnesecchi, rivela insospettate relazioni, ambiguità e trasferimenti tra tempo, metro e ritmo in composizioni che si collocano in un ampio spettro temporale, dal XVIII secolo di Francesco Cavalli (Gli amori di Apollo e Dafne) al jazz di Dave Brubeck (Time out), fino al notissimo tema televisivo e cinematografico – per restare in tema di artifacts – di Mission impossibile.

Giorgio Biancorosso, nell'unico contributo non originale presente, «Beginning credits and beyond …». Music and the cinematic imagination, fornisce uno studio sull'uso della colonna sonora musicale per sottolineare, da parte del regista, sia stati d'animo del o dei protagonisti, che i nodi principali del ductus narrativo: una funzione primaria svolta dai migliori autori – sono presi in considerazione esempi tratti da Another woman e Zelig di Woody Allen, da Otto e mezzo di Federico Fellini e soprattutto da A space Odissey di Stanley Kubrik e da Psycho, Vertigo e North by northwest di Alfred Hitchcock – mediante l'interpolazione critica di musiche diegetiche ed extradiegetiche.

Video game audio: music?, si domanda retoricamente Janice L. Franklin in un testo in cui l'importanza della colonna sonora musicale nei videogiochi è studiata a partire dalle funzioni percettive dei fruitori, molto più consapevoli di quanto appaia nel valutare qualità ed importanza della musica, per comprendere come di queste tengano conto in termini economici sia le industrie produttrici che, quali figure mediatrici nel processo creativo, i compositori.

Per ultima, Luigia Mossini Minardi propone, in Schmetterlinge einer fernen Insel un'interessante riflessione sui rapporti fra la musica di Schumann, in particolare i brevi brani pianistici di Papillon, e la letteratura aforistica di Jean Paul, in quanto entrambi sembrano chiudersi in una formalizzazione solo apparente, che in realtà si dischiude ad una più ampia ricerca di verità ''più vera del vero''.

Potrà essere interessante seguire gli sviluppi futuri di ''AAA-TAC'', alla quale può forse suggerirsi un taglio maggiormente monografico, sull'esempio dei ginevrini ''Cahiers de musiques traditionnelles''.



di Giovanni Fornaro


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