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Maske und Kothurn
Internationale Beiträge zur Theaterwissenschaft, 49. Jahrgang, Heft 3-4



Wien, Böhlau Verlag, 2003, pp. 212, euro 47,60
ISSN 0025-4606
L'ultimo numero di Maske und Kothurn segue con rigore e coerenza le linee culturali e programmatiche proprie della rivista, che le hanno permesso di guadagnarsi consensi e riconoscimenti anche in campo internazionale. Il sistema di accorpamento dei vari saggi si adegua alla cronologia scaturita dall'argomento in questione, che generalmente coincide con il campo dello spettacolo indagato. Da un lato, si punta alla ricostruzione e all'analisi di esperienze del passato, dall'altro lato, si sviluppa l'analisi di fatti del Novecento. In questo numero gli studi dedicati al teatro condividono l'attenzione ad ambienti e uomini di spettacolo colti in una fase di transizione culturale, oscillante tra declino e ascesa di un fenomeno.

Der bey einem Artzen Theater unentbehrliche Hannswurst, commedia del benedettino P. Markus Lindemayr (1723-1783) rappresentata con successo a Lambach nel 1772, segna il graduale superamento della drammaturgia comica di tradizione e l'avvicinamento al pensiero illuministico. La comicità del personaggio principale, Hanswurst, diventa superficiale, la sua moralità si adegua alle convenzioni e abbandona vizi e trasgressioni.

Un analogo processo di progressivo svuotamento del comico si riscontra anche in Der Chamäleon des Herrn Rabeners, testo comico dello stesso Lindemayr tra i più ambigui e controversi del panorama del Settecento austriaco, ispirato alle satire di Gottlieb Wilhelm Rabener, scrittore di ispirazione illuministica. Christian Neuhuber cura la pubblicazione della commedia allestita nel 1775 a Leimbach.

Il saggio di Manfred Tietzel studia l'applauso, inteso come attendibile indicatore per misurare il gradimento di uno spettacolo da parte del pubblico. Individuate le diverse tipologie e convenzioni, operando interessanti confronti con manifestazioni dell'antichità e con il pubblico sportivo, l'autore analizza il legame tra repertorio, luogo teatrale, durata e volume dell'applauso.

Da sempre crocevia di culture, luogo di frequenti contatti e passaggi di uomini e idee, l'identità di Trieste si è modellata sul concetto di frontiera, anche nel percorso storico del teatro cittadino, che Brigitte Pagana-Hammer ripercorre nelle sue linee essenziali, per poi concentrarsi sull'ultima fase, quella del dominio asburgico che si snoda lungo l'Ottocento fino al 1918. In questo periodo si afferma la cultura dello spettacolo italiano, che trova nel Teatro Verdi e nel Politeama Rosselli fondamentali espressioni.

Il saggio di Annette Schwarzer apre il discorso sul Novecento, studiando le caratteristiche e la ricezione di Zeus und Elida, fortunata opera musicale di Stefan Wolpe del 1928, modellata sulla struttura e il ritmo jazz. Il successo fu così clamoroso che la figura di Elida subì un processo di mitizzazione popolare, tanto che fu subito assunta per la pubblicità di prodotti cosmetici da parte della fabbrica Elida A.A.

Gli altri contributi della rivista sono dedicati al cinema, a partire dall'intervento di Heleen Lafaut che si occupa delle influenze della drammaturgia cinematografica nell'opera teatrale di Iwan Gallo, esponente dell'avanguardia degli anni Venti. Particolare attenzione è rivolta al manifesto Le Cinéma e al dramma Methusalem oder Der ewige Bürger scritto nel 1922.

A Vienna nel 1952 fu proiettato 1. April 2000, un prodotto del cosiddetto "Österreich-Film" che fu presentato come commedia utopica e politica. Di fatto i contenuti di denuncia e di critica sociale provocarono scandali e accesero dibattiti, che Beate Hochholdinger-Reiterer approfondisce assieme all'analisi dei contenuti dell'opera cinematografica.

Johannes Shmitt ricostruisce le caratteristiche del personaggio comico disegnato da Chaplin, particolarmente la figura del viaggiatore in City Lights e The Kid.
di Massimo Bertoldi


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