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Ridotto


Ridotto, n. 3, marzo 2005, euro 7,00
Posto d'onore, in questo «Ridotto», è riservato ai due atti unici che hanno vinto – ex equo – l'edizione 2004 del Premio Calcante promosso dalla SIAD. Il primo, di Silvia Calamai (nota soprattutto per il suo Trincea di signore), si intitola Dalle stelle. Cortocircuiti accademico-scientifici, mentre il secondo, scritto da Luisella Sala, è Black out o la badante.

A costituire Dalle stelle sono sedici brevi scene dominate ora dalla logorrea, ora dalla afasia di due settantenni che si suppone siano internati in una sorta di ospedale psichiatrico per ex-scienziati, ricercatori – nel loro caso - in campo medico: si chiamano Zinni e Axxo, e – se non fosse per il fatto che si tratta di due individui con una storia e non di due "presenti" in perpetua attesa - potrebbero benissimo chiamarsi Estragone e Vladimiro. Mentre aspettano, seduti su una panchina, che passi «quella con le patate», «quella dei biscotti», «quella con il formaggino», «quella con la marmellata», ecc., Zinni e Axxo cercano di tenere in allenamento il proprio cervello minacciato dall'Alzheimer («io Alzheimer – dice Axxo – non lo conosco. Non l'ho mai incontrato a nessun congresso») facendo riaffiorare, dalle profondità di un remoto passato accademico, ricordi di convegni e di riconoscimenti, di persone e soprattutto di ricerche scientifiche. Ma tutto si confonde, si mescola, si perde: il delirio, preso il sopravvento sulla lucidità, la manipola crudelmente e beffardamente trasformandola in un gioco mentale fine a se stesso, privo di scopo, assurdo, paradossale, grottesco ed esilarante. Come esilaranti sono le domande che i due, tragicamente consapevoli - almeno per quanto riguarda Zinni (che non si rassegna a vedere il proprio cervello andare alla deriva) - di stare appunto precipitando dalle stelle alle stalle, si pongono vicendevolmente: «Il pavimento ha intenzione di alzarti e morderti?», «I pensieri sono liquidi?», «La mamma è pari o dispari?», «La lentezza è verde?», «Il colletto della camicia può trasformarsi in un mandarino?».

Completamente diverso, rispetto al primo (imputabile, ad una prima lettura, di freddezza intellettualistica), è il commovente testo di Luisella Sala. Protagonisti sono Marco e Nina (una licenza cechoviana?), un biologo settantenne, vedovo e costretto temporaneamente su una sedia a rotelle e la sua badante che, lasciata dal marito e proveniente dall'Ucraina dove era ingegnere meccanico, manda alla figlia i soldi per specializzarsi in biologia. Complice un black out notturno, queste due "solitudini" – tanto per usare un termine abbastanza abusato - che con grande cura hanno sempre evitato di scendere sul personale, finiscono con l'incontrarsi dopo essersi scontrate, col perdonarsi dopo essersi comprese, con l'intrecciare un dialogo che nasce in effetti dalla convergenza di due monologhi troppo a lungo repressi, con l'abbandonarsi alla sincerità confidando nel rispetto e nella comprensione reciproca. Consumato dalla nostalgia della moglie cui ha sempre delegato le ansie e le responsabilità del matrimonio, cui non ha mai detto «vicino a te sono felice», Marco – ex esuberante professore universitario - si è autorecluso in un ostinato e ruvido isolamento aspettando evidentemente solo l'arrivo di qualcuno/a che ne trovasse la chiave e lo liberasse, che lo facesse "sentire ancora vivo, dentro". Al contrario del testo precedente, qui la parola intesa come unico e salvifico strumento di comunicazione moltiplica all'ennesima potenza il proprio valore e arriva fino al punto di provocare la struggente e quasi sempre inconfessata urgenza di un contatto fisico, tanto più delicato quanto più necessario. E la parola, piano piano, si fa poesia, si fa carezze, per poi farsi silenzio: «Forse abbiamo davanti – dice Marco - ancora un po' di tempo. / Ancora un bel po' di tempo forse. / Prima di arrivare al mare. / Domani parleremo ancora. / O forse staremo in silenzio. / Anche il silenzio è importante. / Anche il silenzio è bello. Ma forse parleremo».

Trovano ospitalità nella sezione "Libri" due recensioni: quella di Rocco Mario Morano al nuovo ricchissimo saggio del "critico totale" Mario Verdone Drammaturgia e arte totale. L'avanguardia internazionale; autori, teorie, opere e quella di Vico Faggi al volume antologico - che raccoglie per la prima volta l'unico dramma satiresco rimasto (di Euripide) e i frammenti estesi di altri due (l'uno di Eschilo e l'altro di Sofocle) - Eschilo, Sofocle e Euripide, Drammi satireschi a cura di Orietta Pozzoli.

In "Ribalta d'autore", Maricla Boggio stabilisce un inedito e sottile confronto fra il teatro di Ascanio Celestini e quello di Paolo Rossi mentre, in "Amici del teatro", Giuseppe Stefano Cavedon segnala alcuni stages, scuole e laboratori di teatro amatoriale. Sull'ultima pagina della rivista è pubblicato infine il bando del prestigioso premio di scrittura teatrale femminile Inner Wheel, giunto ormai alla sua sesta edizione.     

Giulia Tellini


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