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L. Bernabò Brea

Maschere e personaggi del teatro greco nelle terracotte liparesi

Con la collaborazione di M. Cavalier

Roma, "L'Erma" di Bretschneider, 2001, pp. 316, euro 165,27
All'oggi gli scavi della necropoli greca di Lipari nelle Eolie hanno riportato alla luce oltre mille terracottine dipinte di argomento teatrale, frutto di un'intensa produzione artigianale locale indotta dal dionisismo funerario diffuso in Sicilia e in Magna Grecia, databili a partire dai primi decenni del IV sec. a.C. sino alla prima metà del sec. seguente (nel 252-251 a.C. Lipari venne distrutta dai romani).

Si tratta della "piú ampia e piú completa documentazione, relativa alla maschera teatrale e al costume scenico, che ci sia pervenuta dall'antichità classica", ma pure di "una delle piú antiche" (p. 11). Un vero e proprio "giacimento" di memoria teatrale e spettacolare ricco di spunti anche sulle tecniche recitative e sulle attività parateatrali. La pubblicazione, nel 1981, del vol. di Bernabó Brea, Menandro e il teatro greco nelle terracotte liparesi (Genova, Sagep) segnò una tappa saliente nello studio di tale corpus coroplastico. A distanza di vent'anni questo libro esemplare, pubblicato postumo, recupera, riorganizzandoli, i materiali già editi, li ragiona aggiornando la bibliografia e dà conto dei nuovi ritrovamenti catalogando e illustrando con rigore scientifico modellini di maschere (della tragedia, del dramma satiresco, della commedia) e statuette (di attori comici, satiri, sileni, auletrie, danzatori e danzatrici, giocolieri, acrobati, esseri deformi, ecc.). Quando possibile i reperti vengono ricondotti alla drammaturgia pertinente individuando i personaggi e i tipi (anche in rapporto al catalogo di Polluce). Si vedano, tra gli esemplari di maggiore interesse, le maschere di Edipo e Giocasta (pp. 36-37).

Quest'ultima è effigiata trasfigurata post mortem, ossia "non nella sua dignità di regina di Tebe, come doveva apparire nel corso della tragedia" (p. 31). Quale, dunque, la fedeltà dei modellini liparesi rispetto alle maschere, realizzate in tela cera stucco e altri materiali, che gli attori esibivano in scena? Si può consentire, credo, in linea di massima, con la risposta formulata dall'A.: "Indubbiamente questa fedeltà è grandissima per tutto ciò che riguarda il carattere generale, il modellato delle parti nude, lo schema delle acconciature ecc.", mentre prevalgono le differenze - dettate anzitutto da ragioni tecnico-materiche - sia nel colore sia nel " rendimento delle chiome " (p. 18). Il problema di fondo resta quello - topico - degli scambi dal teatro all'arte e viceversa, vale a dire, nel caso specifico, "quanto l'arte della maschera teatrale, impegnata ad esprimere nel modo piú evidente l'individualità e i sentimenti dei singoli personaggi, possa avere influito sull'evoluzione delle arti maggiori e quanto invece esse abbiano influito sull'arte della maschera teatrale" (p. 32). Ricco l'apparato di ill. che rende il vol. imprescindibile fonte per lo studio del teatro greco, ellenistico e romano.

di St. M.


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