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Alessandro Pontremoli

Storia della danza
Dal Medioevo ai giorni nostri

Firenze, Le Lettere, 2002, pp. 355, Euro 19,00
ISBN 88-7166-640-2
Abbandonando l'ottica universale e antropologica di illustri lavori precedenti (come Storia della danza di Curt Sachs, o Danza e balletto di Gino Tani), il manuale di Pontremoli sceglie di limitarsi, con una concretezza che evita i pericoli di teorizzazioni disgiunte da solide basi documentarie, allo studio dell'evoluzione della danza occidentale nell'epoca moderna, cioè alla sua progressiva definizione come genere spettacolare parallelo alla lirica e alla prosa; un'ottica che comporta una minore attenzione verso il ballo e le danze sociali, esaminati nel loro rapporto con la danza e il balletto teatrali (causa di ricadute nella coreografia degli spettacoli e nelle tecniche dei professionisti).

Dopo avere rilevato, nel primo capitolo, che già nel Medioevo la danza occidentale presenta un consistente repertorio di tecniche performative professionali, l'autore illustra come la fortuna quattrocentesca dei balli di società inneschi una richiesta di competenze tecniche che porta alla nascita di una nuova figura, il maestro di danza, e in seguito alla separazione fra danzatori occasionali e di mestiere, con l'inserimento di questi ultimi fra le attrazioni delle feste di corte (e successivamente dei teatri commerciali); la nascita della danza professionale e spettacolare porta a una progressiva presa di coscienza, da parte dei ballerini stessi e dei coreografi, della necessità di sviluppare un proprio linguaggio drammaturgico che conferisca alla loro arte, evitando la ghettizzazione nell'ambito delle esibizioni basate sulla semplice performance fisica, la stessa dignità delle rappresentazioni teatrali; analogamente viene avvertita la necessità di svincolare lo spettacolo di danza dalla funzione di complemento a altri eventi più importanti.

La storia della emancipazione della danza come genere autonomo è affrontata restituendo una precisa personalità ai protagonisti di questo percorso e esaminando le successive poetiche drammaturgiche che fanno della danza classica un oggetto molto più complesso nelle sue stratificazioni di quanto appaia a uno sguardo superficiale; infine il manuale approda al Novecento, secolo in cui una nuova sensibilità corporea ridefinisce lo statuto di questa arte come forma di espressione; il panorama del secolo appena trascorso è tracciato con competenza, individuando allo stesso tempo nella danza attuale i contributi forniti dalle avanguardie e le eredità delle tecniche classiche, e evitando confusioni di fenomeni diversi all'interno di uno stesso calderone; analoga attenzione spinge l'autore a parlare in questo capitolo del Butô giapponese, danza nata sulla base di una ideologia della crisi che la rende molto più vicina alle esperienze espressioniste europeee che al panorama tradizionale dell'arcipelago.

Il saggio è completato da un glossario dei termini tecnici, da un ricco corpo di schede relative ai personaggi di cui si parla nel volume (un vero e proprio dizionario biografico), e da un apparato iconografico costituito da 31 tavole.

di Paolo Albonetti


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