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Carlo Goldoni

Il ventaglio

A cura di Paola Ranzini. Introduzione di F. Livi

Venezia, Marsilio, 2002, pp. 291, euro 15,50
ISBN 88-317-8124-3
Il ventaglio è un testo che ha goduto di una fortuna ambigua: l'abilità drammaturgica con cui Goldoni regola i movimenti dei personaggi come in una sorta di congegno a orologeria, ha fatto di questa commedia una delle opere più frequentate dalle compagnie teatrali otto e novecentesche e uno dei testi favoriti dell'editoria scolastica; ma la critica letteraria, pur ammirando la sapienza magistrale con cui l'autore sviluppa l'azione, si è fatta ingannare a lungo dall'apparente disimpegno di questo lavoro e lo ha considerato minore se non spurio, uno scherzo privo dello spessore ideologico della restante produzione dell'autore, macchiato dal peccato originale della sua prima stesura in forma di canovaccio destinato agli attori della Troupe Italienne, tagliato quindi su misura per quei "Comici dell'Arte" contro i quali si voleva che agisse la "riforma" goldoniana.

In realtà questa commedia rivela a una lettura più attenta di essere, come le altre, un manifesto del pensiero del veneziano. Soltanto che all'altezza cronologica della sua composizione l'ottimismo degli anni precedenti si era ormai esaurito, sostituito da una sottile malinconia, da una crescente sfiducia nella capacità della ragione di regolare i rapporti umani.

Il ventaglio, di cui Squarzina ha sottolineato in uno storico allestimento la qualità di strumento magico, innesca col suo apparire l'esplosione emotiva ingiustificata dell'intera collettività: gelosie, rancori, rivalità travolgono ogni distinzione sociale e trasformano il tranquillo e ben ordinato paesino della prima scena in un serraglio di matti forsennati che passano la giornata a insultarsi, battersi, rincorrersi, trafugarsi l'un l'altro l'oggetto malefico e farneticare sulle proprie disgrazie.

Lo stesso protagonista Evaristo, che alla fine riesce faticosamente a ricostruire la verità dei fatti e a riportare l'ordine (ma per quanto?), non è immune da colpe: tutta la vicenda prende il via dalla reticenza con cui risponde alla merciaia Susanna e dall'inutile macchinosità con cui vuol far pervenire il ventaglio all'innamorata Candida, e più volte lo vediamo sul punto di lasciarsi trascinare nel delirio con gli altri, di adeguarsi al suo ruolo di Innamorato geloso (vedi III.7.21).

Nella vicenda, come è stato rilevato dalla critica più avvertita, Goldoni si riveste delle spoglie di un personaggio assente nel canovaccio originale, la ragionevole vedova Geltruda, che cerca di mediare attraverso il dialogo i conflitti in corso, scoprendosi però assolutamente impotente a frenare l'irrazionalità che si scatena attorno a lei, e che finisce per adeguarsi passivamente, senza indagare a fondo sulle loro cause, alle decisioni repentine e arbitrarie della nipote. Un amaro accenno di autoironia, da parte di un vecchio ormai stanco di lottare con le "smanie" del resto dell'umanità.

Proposta nell'ambito della Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Goldoni, la commedia, come di consueto, è corredata da un saggio introduttivo del francese François Livi e da un consistente apparato critico (curato da Paola Ranzini) che dà conto della storia variantistica del testo e della sua fortuna teatrale, critica ed editoriale.

di Paolo Albonetti


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