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Edoardo Esposito

Eduardo De Filippo: discours et théâtralité
Dialogues, didascalies et registres dramatiques
Préface de Thierry Gallèpe

Paris, L’Harmattan, 2004, euro 27,00
ISBN 2-7475-7289-7
Da alcuni anni Edoardo Esposito, docente di italiano presso l’Università di Avignone, ha intrapreso un approfondito lavoro critico sull’intero corpus drammaturgico di Eduardo De Filippo. Nel suo studio Repères culturels dans le théâtre d’Eduardo De Filippo, pubblicato nel 2002 dalle Editions Universitaires du Sud di Tolosa, ha analizzato nel dettaglio le trentanove pièces dell’autore napoletano allo scopo di individuare i "temi portanti" della sua drammaturgia e collocarli nel quadro storico, culturale e sociale in cui si svolse l’attività teatrale di Eduardo.

Il saggio Eduardo De Filippo: discours et théâtralité costituisce la seconda parte di questa ricerca. Seguendo il metodo analitico e l’approccio al linguaggio drammatico tipici della tradizione francese, con riferimento alle riflessioni di studiosi come Thierry Gallèpe (che firma la prefazione al volume), Anne Ubersfeld e Pierre Larthomas, Esposito propone nella prima parte una minuziosa indagine sull’organizzazione del testo teatrale eduardiano. Particolare attenzione è rivolta agli elementi paratestuali. Vengono infatti esaminati l’uso e la frequenza delle didascalie, classificate e inventariate "scientificamente" in base a precisi parametri: contenuto, funzione, restrittività, oggettività, relazione con l’universo diegetico.


Eduardo De Filippo

La seconda parte affronta invece la questione dei registri drammatici utilizzati da De Filippo nella sua "teatralizzazione della vita quotidiana a Napoli", incentrata sulla messa in scena delle relazioni umane e in cui la famiglia – cellula sociale caratterizzata da legami biologici e istituzionali, in alcuni casi vera e propria comunità ristretta (mafiosa in Il sindaco del Rione Sanità, artistica in L’arte della commedia) – è l’oggetto provilegiato di osservazione, presente in quasi tutti i testi. Esposito rileva puntalmente come, partito dalla farsa tradizionale napoletana, De Filippo abbia progressivamente adottato registri drammatici più complessi, ampliando il suo sguardo sulla città partenopea percepita come teatro di una "tragicommedia umana" rappresentativa della condizione di tutti gli uomini. L’impatto della formazione comica, comunque sempre percepibile in tutto l’insieme delle pièces, contribuisce alla definizione di un originale stile di scrittura, contraddistinto non tanto da una semplice alternanza di generi e di registri drammatici quanto da un abbattimento dei loro confini, in un complesso "mélange" di comico e tragico. Non stupisce pertanto se, come attore, Eduardo fu definito "l’ultimo grande promiscuo" del teatro italiano.


Tommaso Assennato


copertina

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