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Dioniso. Annale della fondazione INDA, n.1


n.1 (nuova serie), 2002, euro 20,00
La rivista dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico riprende le pubblicazioni con un numero ricco di contributi pregevoli, non solo per quanto attiene più strettamente all'ambito di competenza dell'ente promotore.

"Dioniso" si compone di tre grandi sezioni. Nella prima, Testi, una serie di saggi di alto valore scientifico indaga una serie di simbologie inerenti alle tragedie classiche che sfuggono spesso anche al lettore mediamente avvertito, fornendo delle chiavi di interpretazioni preziose sia allo studioso che all'uomo di teatro che voglia affrontare la messinscena dei testi dell'antichità; Antonio Aloni parla della problematicità del concetto di giustizia nei Sette contro Tebe; Maria Grazia Bonanno riflette sul valore simbolico dei tappeti rossi e del modo in cui li calpesta Agamennone nella tragedia a lui intitolata dell'Orestea; Gioachino Chiarini individua i segnali simbolici che caratterizzano Eracle come un eroe cosmico; Suzanne Saïd riflette sull'ambiguità del rapporto barbari-greci nell'Ifigenia in Tauride; Stephen Halliwell propone un'analisi intelligente della narrazione della morte di Pericle in Tucidide, evidenziando la discrepanza fra l'ideologia antitragica riferita al politico e la modalità in cui viene descritta la sua fine; Jeffrey Henderson indaga le radici sociali della satira contro le etere nella commedia antica; infine Maurizio Bettini chiarisce perché il desiderio di Fedra per Ippolito appaia particolarmente abominevole agli occhi degli autori e del pubblico dell'epoca.

Nella seconda sezione, Scena, troviamo interventi di vari operatori che hanno affrontato in misura diversa l'allestimento dei drammi antichi: Luciano Settis parlando del problema della musica suggerisce di rivedere le nostre certezze sulla "classicità" come entità statica e immutabile e di ripensare piuttosto alla curiosità con cui i greci guardavano agli stranieri integrando della cultura di questi quanto ritenevano utile alla propria cultura; vengono riproposte le note di Vittorio Gassmann per il suo allestimento dell'Edipo Re del 1955; il cantastorie Mimmo Cuticchio spiega le tecniche del suo mestiere; il drammaturgo e regista argentino Cesar Brie ricorda il suo coinvolgimento personale nel corso di un lavoro sull'Iliade; Romeo Castellucci illustra le linee su cui è stata elaborata l'Orestea della Raffaello Sanzio; l'intervento di Massimo Fusillo e l'intervista a Mario Martone individuano l'importanza dei temi della tragedia classica nell'evoluzione del regista napoletano dopo la conclusione dell'esperienza di Falso Movimento; Salvatore Nicosia narra le soddisfazioni e le delusioni di un traduttore colto che fornisce un testo di scena a una compagnia; Luca Ronconi indica come nel suo lavoro sia centrale il senso di appartenenza alla civiltà teatrale occidentale, le cui radici risalgono appunto al teatro classico.

Nell'ultima sezione, Monumenti, Maria Clara Ruggieri Tricoli propone nuovi metodi per l'uso dei siti archeologici in occasioni di festival teatrali, mentre Vincenzo Blasi e Cesare Sposito presentano accurate ricognizioni dei resti del teatro romano di Lecce e dell'anfiteatro di Catania, oltre a soluzioni per il recupero e la valorizzazione.
di Paolo Albonetti


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