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Theaterheute


2005, n. 4, pp. 80 € 9,50
ISSN 0040 5507

La recensione a Die zehn Gebote, opera allestita da Johan Simon nei Kammerspiele di Monaco, apre la sezione della rivista dedicata alle novità ("Aufführungen"). Il testo è la rielaborazione di un episodio compreso in un ciclo televisivo ideato da Krzysztof Kieslowski in Polonia a metà anni Ottanta, quando imperava il regime comunista di Jaruzelski. La regia mette a fuoco lo smarrimento interiore dei personaggi, simili ad automi imprigionati in una realtà ostile cui contrappongono un illusorio pensiero di libertà. Interpretano il dramma, che diventa metafora anche della nostra contemporaneità, attori di valore quali Katharina Schubert, André Jung, Marion Beckwoldt, Robert Dölle e Nina Kunzendorf.

Molte perplessità hanno suscitato due diversi allestimenti di King Lear, proposti a Brema e nel Thalia Theater di Amburgo. La regia di Karin Henkel mantiene un rapporto superficiale con la complessità della tragedia shakesperiana e punta sulla forza espressiva degli attori, spesso protagonisti di eccessi e forzature che compromettono l'articolazione lineare della vicenda, come si nota nelle prove di Sebastian Dominik (Gloster), Henrike Engel Verena Güntner (Cordelia), Detler Greisner (Lear). Anche la messinscena curata da Andreas Kriegenburg nel prestigioso teatro amburghese non convince. Il manierismo espressivo degli attori (Christoph Bantzer è Gloster, a Markwart Müller-Elmau compete il ruolo del titolo), i costumi troppo appariscenti, i movimenti enfatici e i tanti effetti scenotecnici, distraggono lo spettatore dalla sostanza tragica del testo.

Due giovani registi tedeschi si confrontano con le pagine del celebre romanzo epistolare goethiano Die Leiden des Jungen Werthers. La scena del Werther allestito da Florian Fiedler nella Schmidtstraße di Francoforte si presenta ingombra di cartoni con il pavimento sporco di vernice bianca. I due protagonisti, Daniel Christensen e Ruth Marie Kröger, indossano sgargianti costumi ricavati dal look giovanile. Le loro inquietudini amorose si incrociano, fino a fondersi, con profonde riflessioni sull'arte e la sua capacità di esprimere i sentimenti. Anche il Werther. Phantome, curato da Sebastian Scug e allestito nello Staatstheater di Kassel, è trasferito in una generica contemporaneità. Nel dramma dei due amanti (Nico Link e Sandra Bayrhammer) domina il sentimento, che manifesta debolezze e difficoltà comunicative quando vi interferiscono condizionamenti sociali.

I contributi finanziari, che ora ricevono i teatri regionali inglesi, hanno favorito la realizzazione di importanti progetti culturali e contribuito all'affermazione di attori e registi altrimenti adombrati da un sistema concentrato prevalentemente sulla scena londinese. Un ricco servizio di "Theaterheute" esplora il fervore creativo di questa nuova realtà attraverso un viaggio che fa tappa a Birmingham, Sheffield, Oldham, Manchester. La ricognizione critica dedicata al teatro maturato in sedi periferiche ci riporta nella tedesca Aalen, dove non esiste né un vero teatro né un edificio deputato all'esibizione delle arti sceniche. Eppure la passione e l'interesse dimostrati dalla comunità forniscono dati significati. Annualmente circa diecimila spettatori affollano il piccolo teatro-studio ricavato tra gli ambienti del vecchio Municipio per applaudire una compagnia limitata nei contributi economici e nel numero degli attori, in tutti sei, che propongono un repertorio in cui figurano spettacoli per ragazzi e per adulti, come il recente e fortunato Clavigo di Goethe.

Il teatro per bambini, al quale per tradizione la cultura tedesca dedica molta attenzione ed energie, è al centro di una discussione, che affronta i problemi attuali e le prospettive future in relazione alle istanze pedagogiche, agli indirizzi artistici e alle diverse tipologie del pubblico. Partecipano alla discussione qualificati Dramaturgen (Birgit Lengers e Henning Fangarf), studiosi (Geesche Wartemann e Klaus Schumacher) e la regista Andrea Gronemeyer. Ricche di novità si presentano le pagine della rivista dedicate alla rappresentazione di testi nuovi ("Neue Stücke"). Tra questi spiccano Kriegberichterstatterin di Theresia Walzer per la regia di Dagmar Schlingmann in scena nelle Scuderie di Monaco, Alices in die Schweiz di Lukas Bärfuss rappresentato a Basilea a cura di Stephan Müller e Der okkulte Charme der Bourgeoisie bei der Erzeugung von Reichtum di René Pollesch applaudito dagli spettatori dello Schauspielhaus di Amburgo.

Meritano attenzione anche gli allestimenti ricavati da Was wollt ihr denn di Volker-Braun a Senftenberg, Die Wüste di Tankred Dorst a Dortmund, e il monologo Nach den Klippen di Albert Ostermaier che Ignaz Kirchner ha interpretato nella sala di Anatomia della Akamedie der Küste di Vienna. L'appuntamento mensile con gli autori da scoprire ("Autoren zu entdecken") si occupa di Anja Hilling, recentemente salita alla ribalta con Mein junges idiotisches Herz. Il testo, battezzato dal fortunato allestimento nei Kammerspiele di Monaco, è pubblicato in questo numero di "Theaterheute".


Massimo Bertoldi


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