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Theaterheute


2005, n. 3, pp. 72 € 9,50
ISSN 0040 5507

Nel "Foyer" di questo nuovo numero di "Theaterheute" si legge Über die Berge gehen, un racconto di Dea Loher, autrice di teatro molto stimata in Germania alla sua prima esperienza narrativa con il volume Hundskopf recentemente pubblicato dall'editore Wallstein.

La sezione della rivista dedicata alle recensioni degli spettacoli ("Aufführungen") si apre con una novità, la rappresentazione di Die eine und die andere di Botho Strauß. Si tratta di un dramma di due donne anziane protagoniste che ripercorrono la storia della loro vita, impreziosita e anche tormentata da comuni esperienze di emancipazione e femminismo. La regia di Dieter Dorn approfondisce gli aspetti psicologici e sentimentali del testo, ed orchestra con diligenza espressiva l'azione scenica di Cornelia Froboess e Gisel Stein, che si sono fatte applaudire dal pubblico del Residenztheater di Monaco.

Stephan Kimmig firma la regia di Der Bus di Lukas Bärfuss, giovane autore emergente che propone un testo di stampo teosofico, con i personaggi impegnati nella ricerca di se stessi in una dimensione esistenziale sospesa tra miseria e aridità morale del presente e ricchezza e pienezza dell’anima in un ipotetico futuro paradisiaco. Interpreti principali del dramma, allestito sul palcoscenico del Thalia Theater di Amburgo e che si legge nella sezione "Das Stück" della rivista stessa, sono state Fritzi Haberlandt, Werner Wölbern, Victoria Trauttmansdorff.

Di diverso orientamento contenutistico si presentano le produzioni teatrali provenienti dalla Svizzera. Lars-Ole Walburg rilegge Dreigroschenoper in chiave rock e trasforma i gangster brechtiani in inquietanti delinquenti ispirati al film Clockwork Orange. Fucking Amal, rielaborazione teatrale di Sebastian Nübling ricavata dall'omonimo film di Lukas Moodysson allestita con successo nello Junges Theater di Basilea, è la storia di un'amicizia tra due ragazze, Agnes (Bettina Höchli) ed Elin (Meret Mundwiler), che poi si trasforma in amore. Il lesbismo diventa lotta contro il mondo e le sue convenzioni morali di matrice borghese.

Di forte impatto visivo ed emotivo è stato l'allestimento di Ljod, das Eis, adattamento teatrale di Alvis Hermanis dell'omonimo romanzo di Vladimir Sorokin, in cui l'autore russo si scaglia contro i miti dell'ex impero sovietico usando un linguaggio brutale e diretto, con atmosfere e citazioni di sapore kafkiano. Lo stesso drammaturgo cura la regia dello spettacolo in scena a Francoforte e affidato all'interpretazione, tra gli altri, di Andreas Leupold, Moritz Peters, Christian Kuchenbuch e Friederike Kammer.

Protagonista del ritratto del mese ("Portrait") è Matthias Neukirch, attore salito alla ribalta con l'interpretazione di Claudio nella shakesperiana Hamlet di Arthur Miller, con la regia di Christoph Frick. L'articolo ripercorre la sua fortunata carriera, segnata da decisive tappe artistiche a Salisburgo, Heilbronn e Kassel, per culminare proprio ad Hannover.

La frequente curiosità culturale di conoscere la scena teatrale contemporanea anche oltre i confini europei orienta l'attenzione della rivista in Iran, precisamente a Teheran, dove si svolge dal 1979 e con cadenza annuale il Fadjr-Festival. Le ultime edizioni, segnatamente a partire dal 1999, quando Roberto Ciulli del Theater der Ruhr portò nella capitale asiatica una compagnia straniera, avevano sviluppato, pur in modo graduale e faticoso, i presupposti per sviluppare scambi e contatti tra culture dello spettacolo orientali ed europee. L'ultima manifestazione del febbraio 2004 dimostra un'inversione di tendenza. Controllati da un regime di censura, gli spettacoli contano un centinaio di produzioni locali contro una ventina di proposte straniere. Nella testimonianza di Melena Waldmann, coreografa berlinese e autrice della performance Letters from Tentland, emerge il quadro di una situazione culturale che rischia di compromettere il lavoro di artisti iraniani emergenti anche grazie ai loro trascorsi formativi nelle scuole europee.

Un articolo compreso nella sezione "Ausland" di "Theaterheute" ci trasferisce da Teheran a Parigi. Le novità della capitale francese risultano piuttosto interessanti. Isabelle Huppert offre un'interpretazione magistrale del personaggio omonimo di Hedda Gabler nell'allestimento formato da Eric La cascade e allestito nel teatro Monumentale. Sul palco della Comédie Francaise è stato applaudito Heldenplatz, ultimo splendido dramma scritto da Thomas Bernhard curato dal regista Arthur Nauzyciel che toglie al testo il ritmo e la musicalità che la caratterizzano per orientare gli attori verso moduli espressivi piuttosto aspri e freddi.

Il Théatre de la Cité Internazionale ha ospitato J'étais dans ma maison et j'attendais que la pluie vienne, opera di Jean-Luc Lagarces affidata alla cura scenica di Joel Jouanneau. Un approfondito servizio ("Report") analizza gli influssi della scrittura teatrale nella sceneggiatura cinematografica e televisiva. Il nodo della questione è stabilire il confine tra la ricerca creativa ed i facili condizionamenti provenienti dai gusti e dalle convenzioni dello spettatore, come dimostrano gli autori della soap-opera.









Massimo Bertoldi

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