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Hystrio
Trimestrale di teatro e spettacolo

a. XVIII, 2005, n. 1, pp. 120, euro 8,00

L'attenzione, rigorosa e approfondita, rivolta alle tendenze teatrali contemporanee costituisce un tratto peculiare di "Hystrio" trimestrale di teatro e spettacolo, che emerge in tutta la sua evidenza anche in questo numero. In apertura si legge un ricco "Dossier" dedicato al Teatro di narrazione curato da Claudia Cannella e con il pregevole contributo di studiosi, critici e, soprattutto, dei protagonisti che raccontano in questi anni e con grande successo storie ricavate dalla realtà italiana.

Gerardo Guccini ripercorre le tappe fondamentali. Individua nella rappresentazione televisiva del Racconto del Vajont (1997) di Marco Paolini, con i suoi tre milioni di spettatori, il momento esplosivo di un genere già radicato nella cultura teatrale da almeno due decenni, a partire dalle esperienze di Fo e Scabia.

L'intervento di Oliviero Ponte di Pino precisa l'identità dell'affabulatore moderno. Al rifiuto del concetto di personaggio, con la sua struttura psicologica e drammaturgica, corrisponde la ricerca di un contatto diretto e vitale con il pubblico e, attraverso esso, della propria identità di attore-autore, in maniera vagamente simile all'atteggiamento scenico ed espressivo del grande attore all'italiana prima della rivoluzione della regia. Una mappa geografica segnala artisti e realtà culturali che compongono il variegato mondo del Teatro di narrazione, spesso intrecciato con le tradizioni regionali e dialettali.

Nell'intervento di Simone Soriani si approfondisce il contributo, decisivo e seminale, di Dario Fo, particolarmente di Mistero buffo e dei suoi meccanismi narrativi ispirati ai giullari medievali e assimilati dai 'fabulatori' di origine popolare conosciuti dallo stesso autore. Il percorso creativo di Paolini è seguito da Oliviero Ponte di Pino. Si tratta di un costante work in progress difficilmente etichettabile, dove si intrecciano elementi autobiografici e pagine di drammatica memoria collettiva principalmente localizzata nell'area del Nord-Est, dal Racconto del Vajont a Bestiario Veneto parole mute, da I cani del gas al recente Parlamento chimico.
Altro protagonista del Teatro di narrazione è Marco Baliani, l'autore-attore di  Kohlhaas e di Corpo di Stato, che inventa uno stile espressivo basato sulla traduzione delle emozioni in immagini e azioni, sull'intreccio dell’epica nel sentimento, come dimostra l'articolo di Fabrizio Fiaschini.

Diversa è la scrittura narrativa di Laura Curino. Maturata nell'ambito della drammaturgia di gruppo degli spettacoli di Laboratorio Settimo Teatro, essa si basa sull'improvvisazione, l'assemblaggio di diverse e variegate fonti letterarie. Michela Marelli analizza gli sviluppi e gli esiti letterari, soffermandosi su  Passione, Olivetti e L’età dell’oro. La connotazione geografica informa di sé i maggiori autori siciliani legato al Teatro di narrazione, Mimmo Cuticchio e soprattutto Davide Enia con i suoi racconti dedicati alla Palermo lacerata dalle bombe in Maggio '43, o all'euforia collettiva del Mundial 1982 in Italia-Brasile 3-2. L'uso del dialetto crea un cordone ombelicale tra il corpo della parola teatrale e le sue radici popolari.

Completa questa esauriente vetrina popolata dai nuovi performer epici, Ascanio Celestini, autore-narratore romani salito prepotentemente alla ribalta con spettacoli di qualità e successo come Radio Clandestina, Scemo di guerra. Roma, 4 giugno 1944 e Fabbrica. Da quest'ultima opera "Hystrio" pubblica cinque lettere, precedute da un'intervista di Emanuela Garampelli in cui il giovane artista spiega il metodo di lavoro utilizzato, l'uso delle fonti orali e scritte, la tecnica dell'assemblaggio e del montaggio.

Sollecitato dal recente allestimento di Così è (se vi pare) realizzato da Giulio Borsetti, che firma una regia innovativa fondata sulla psicanalisi e lo scavo della materia onirico-allucinatoria del testo, Ugo Ronfani individua in questa direzione interpretativa la strada giusta per superare la stagnante e manierata confezione dei tanti, forse troppi, spettacoli pirandelliani in circolazione, così stereotipati da aver prodotto l’espressione "troppi Pirandello, così uguali".

Nell'intervista rilasciata a Massimo Marino, Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile del Veneto e presidente dell'Antad, l'associazione che raduna i teatri stabili, affronta argomenti intorno ai quali si era accesa un polemica in seguito ad un dossier pubblicato da "Hystrio" e dedicato allo stato del teatro italiano nell'epoca di Berlusconi. Il discorso varia dalla "necessità di una legge sul teatro in cui venga ripensata la mission dei teatri stabili", alla convinzione che essi "rimangono la spina dorsale del teatro italiano", dal problema della promozione della drammaturgia non commerciale alla questione dei rapporti con la politica.

La sezione di "ritratti di drammaturghi italiani" è dedicata ad Annibale Ruccello, attore regista e drammaturgo di Castellamare di Stabia prematuramente scomparso nel 1986. Stefania Maraucci ripercorre il percorso artistico e affronta con particolare attenzione i contenuti dei testi, ricchi di suggestioni folcloriche, costruiti sulla ricerca originale di un linguaggio caratterizzato dall'intreccio della vivacità della parola dialettale con la piattezza espressiva dei mass media. Da opere come Notturno di donna con ospiti (1983) e Anna Cappelli emergono gli aspetti torbidi e oscuri della cultura napoletana, dominata da un mondo irrazionale, dalla follia e dal senso di morte.

Nello "Speciale scuole di musical", genere di spettacolo particolarmente seguito in Italia in questi ultimi anni, si leggono le schede monografiche dedicate alle scuole, dove primeggia quella di Bologna, seguita da Milano, Roma e da esperienze toscane.

"Nati ieri", la sezione della rivista milanese rivolta ai "protagonisti della giovane scena", si occupa in questa ventesima puntata dei Sacchi di Sabbia, gruppo cresciuto dieci anni fa all'interno dell'Università di Pisa, e che fonda la propria ricerca artistica nella rilettura parodistica dei classici del teatro. Orfeo, il respiro, spettacolo della maturità realizzato nel 2002, rappresenta l'avvio di un nuovo percorso stilistico e drammaturgico, riconoscibile nello spostamento verso il tragico di un repertorio da sempre improntato sul genere comico.


Massimo Bertoldi


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