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La locandiera di Goldoni per Luchino Visconti
La Tempesta di Shakespeare per Giorgio Strehler

A cura di Federica Mazzocchi e Stefano Bajma Griga

Pisa, Edizioni ETS, 2003, € 13,00
ISBN 88-467-0692-7; 88-467-0844-X
La casa editrice ETS di Pisa ha inaugurato una nuova collana, diretta da Anna Barsotti, costituita da agili monografie che analizzano, con metodo scientifico ed intenti divulgativi, alcune tra le più importanti messinscene della storia del teatro italiano. I due volumi finora editi, dedicati rispettivamente alle ormai storiche rappresentazioni de La locandiera di Carlo Goldoni per la regia di Luchino Visconti e de La tempesta di William Shakespeare diretta da Giorgio Strehler, rispondono pienamente agli intenti della linea editoriale fornendo preziose, godibili e puntuali analisi dei due spettacoli inseriti nel contesto culturale che li ha prodotti e nella articolata visione poetica dei due registi-autori.

Sfogliando le documentate pagine che Federica Mazzocchi dedica allo spettacolo di Visconti è possibile ripercorrere il processo creativo compiuto dal regista triestino nell'accostarsi in modo anticonvenzionale e innovativo ad un testo celeberrimo e celebrato, ma ancora nel 1952, vincolato a una tradizione scenica di 'maniera' evidentemente riduttiva e incapace di cogliere le complesse sfumature drammaturgiche pur presenti nel testo del commediografo veneziano.
Il racconto dello spettacolo ricostruito attraverso i copioni, le note di regia, le testimonianze e le recensioni teatrali, le foto e i bozzetti di scena (firmati da Piero Tosi) e non ultimo lo studio delle caratteristiche degli attori (Rina Morelli, Marcello Mastroianni, Paolo Stoppa, Gianrico Tedeschi, Giorgio De Lullo, Rossella Falk) e del lavoro compiuto da essi e su di essi ci restituisce un completo e fedele ritratto di una delle messinscene più significative del teatro italiano di prosa novecentesco. Vengono messi in evidenza, tra l'altro, il rigore filologico di questa edizione - che colloca l'azione scenica in uno spazio dove lo stile settecentesco di Piero Longhi e la sobrietà di Giorgio Morandi sono realisticamente coniugati - e la straordinaria capacità di ridisegnare un Mirandolina ingessata e calcolatrice, il cui potere seduttivo non è affidato all'elementarità dell'attrazione carnale, ma all'esercizio di una più frigida razionalità sapientemente valorizzata dall'interpretazione di una Rina Morelli ormai ultraquarantenne.

Nel secondo volume della collana Stefano Bajma Griga fornisce una dettagliata analisi di uno degli spettacoli cardine dell'attività registica di Giorgio Strehler: La Tempesta di William Shakespeare. Lo studio del testo-spettacolo, esemplato stavolta sulla trasposizione televisiva di una normale replica teatrale, è condotto con puntuale piglio descrittivo. Scena dopo scena l'autore sdipana il tessuto registico della messinscena e tenta di svelarne le valenze semantiche e la potenza di evocazione visiva. All'interno della diacronica ricostruzione della messinscena sono inserite brevi indicazioni che permettono di calare il copione nel clima culturale della sua genesi, quella della fase declinante della gloriosa età elisabettiana; di scoprirne le forti connotazioni metateatrali, amplificate e attualizzate dalla regia di Strehler; di seguire la costruzione scenica dei personaggi e delle simmetrie interne al testo; di penetrarne il senso più profondo, quello del teatro considerato lo strumento privilegiato per descrivere e incarnare la vita ma sostanzialmente incapace di dominarla.

La trascrizione delle Lezioni sulla Tempesta, tenute da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano nel novembre del 1977 alla presenza degli attori e quella dei dialoghi, tenuti da questo con Angelo Dallagiacoma, Luigi Lunari e Jan Kott all'interno di un seminario di studio su La Tempesta, permettono al lettore di cogliere la genesi della concezione dello spettacolo e di entrare direttamente nel laboratorio creativo del regista, le cui parole sembrano talvolta assumere il valore di un testamento ideologico: «Vorrei concludere dicendo che ogni artista vero deve creare il suo universo e in questo modo diventa un ribelle, un rivoltoso che desidera frantumare il sistema chiuso nel quale è nato e vissuto, e che non sente suo. Ma, all'ultimo momento, si accorge che rivoluzionare le cose non basta, non basta più. Allora, l'artista si rende conto che il suo compito è quello di ricreare il filo essenziale che lega gli essere umani al mondo in cui essi vivono. Questo senso di comprensione è lo stile della vecchiaia. Credo che le ultime opere dei grandi autori di teatro diventino quasi una necessità».

Anche per questo dispiace il mancato confronto con il precedente allestimento dello stesso testo realizzato da Strehler nel 1948, qui liquidato con un semplice accenno. Avrebbe aiutato a comprendere il senso del percorso compiuto da un artista di straordinaria importanza per la storia del teatro italiano.

Francesca Simoncini


''La locandiera'' di Goldoni per Luchino Visconti

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''La Tempesta'' di Shakespeare per Giorgio Strehler
''La Tempesta'' di Shakespeare per Giorgio Strehler




 
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