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Roberto Cavosi

Trilogia della luna
"Diario ovulare di Erodiade", "Anima errante", "Bellissima Maria"

Milano, Ubulibri, 2003, pp.128, euro 16.00
ISBN 88-7748236-2
Roberto Cavosi, poco più di quarant'anni, è uno degli scrittori teatrali più seri e impegnati nella ricerca drammaturgica contemporanea. La sua creatività è spesso ancorata a miti classici (Erodiade, Fedra, ad esempio) rielaborati con grande consapevolezza, il suo linguaggio è sensuale e veemente quando scende a contatto con la realtà dei corpi, dal rischio minimalista si salva con tentativi, non sempre riusciti ma meditati, di stampo aforistico o 'filosofico'. In altre parole Cavosi si scava un ruolo originale a metà strada fra il rispetto della tradizione e l'innovazione.

Nella introduzione a questo volume che raccoglie tre testi ultimi (composti fra il 2001 e il 2003), tutti dedicati a figure femminili, Luca Doninelli definisce purgatoriale il teatro di Cavosi. La definizione coglie bene la tensione tragica dei personaggi e la vocazione di questi alla speranza. Si tratta di testi in cui, alla disperazione del presente o del passato si contrappone l'ansia di un riscatto. E' in questa tensione umanissima che l'autore si distingue dai catastrofisti o dagli integrati della drammaturgia italiana e europea.

Il dramma più riuscito mi pare sia Bellissima Maria, in questi giorni in tournée in Italia, per la regia di Sergio Fantoni e l'interpretazione di Ottavia Piccolo, Ivano Marescotti, Fausto Marciano, Lorenzo Carmagnini. Dico subito che la struttura a thriller dell'intreccio che è tanto piaciuto alla critica (e forse anche alla giuria che gli ha conferito il Premio Riccione 2001) è l'aspetto più fragile del dramma. Scopriremo alla fine che Rocco, il padre, è morto, ucciso dal figlio Patrizio che è l'amante di Maria, moglie del padre e sua matrigna. La rivelazione finale getta un'ombra sinistra e angosciosa su tutta la vicenda rappresentata: le tensioni di gelosia, amore, passione, odio fra i tre protagonisti che abbiamo visto dipanarsi durante l'azione non risultano dunque, a consuntivo, episodi reali ma fantasmi della mente, della memoria e dell'anima. Fino a quel momento, per i quattro quinti del testo, abbiamo creduto che il padre e il figlio e la madre fossero veri, in carne e ossa. Solo alla conclusione si capisce che il padre è l'Ombra del Padre, il simulacro di una colpa e di un rimorso, il segno - per i due amanti - di un impedimento alla libertà, di richiamo all'ordine insostenibile. Così concertato il testo perde una parte della sua potenza strutturale (si pensi, su un tema analogo, la forza folgorante della drammaturgia dell'ultimo film di Kaurismaki, L'uomo senza passato); potenza che è invece invece assai percepibile nei frammenti del dialogo, nel taglio delle scene, nelle folgorazioni spaziali. Come se Cavosi avesse una disinvoltura creativa nel lessico drammaturgico e invece balbettasse nella sintassi. Rimedia a quest'ultimo problema con un uso magistrale del montaggio e con la capacità di incidere i contorni emotivi dei singoli personaggi e delle loro "arie".

Una musica è sottesa a tutto il testo, e non mi riferisco solamente ai vari mambo che punteggiano l'azione; mi riferisco al ritmo della sceneggiatura, agli agili zapping tra una scena e le altre, alla magistrale capacità di scrivere - attraverso il testo - una vera e propria regia affascinante e cadenzata. Uno spartito insomma che il regista dovrebbe rispettare punto per punto come un direttore d'orchestra esecutore. Al melodramma fanno del resto pensare anche le tinte accese dei duetti, le sculture, abbozzate con felice ruvidità, dei personaggi principali. Ed anche certe debolezze del "libretto" quando il parlato si fa più pretenzioso ("In altri tempi e in un altro luogo sarei stata un'umile Maddalena, vittima di peccati piuttosto che peccatrice…avrei cosparso la nuda terra con le mie lacrime") o, appunto, neomelodrammatico ("ogni volta che ti guardo il culo, mi ricorda che nelle mie vene score ancora il sangue antico delle piante tropicali"; "Qual è il peggiore tradimento? Quello della vita che c'inganna facendo della morte la sua amante da passeggio?"). Ma, ripeto, la musica e il ritmo vincono i significati.

s.f.


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