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Per le biografie di Angelo Beolco, il Ruzante, e di Alvise Cornaro


Restauri d'archivio rivisti e aggiornati da Francesco Piovan, Padova, Esedra, 2002, pp. 248 euro 25,00
ISBN 88-86413-64-5
Onore a questo studioso ultranovantenne di cui solo adesso si raccolgono in volume alcuni scritti fondamentali per il restauro della verità storica intorno a uno dei più grandi attori e drammaturghi vissuti in Italia, il padovano Angelo Beolco detto Ruzante.

Quattro saggi furono pubblicati tra il 1964 e il 1966, un quinto risale al 1983. Concepiti e realizzati con grande rigore filologico e profondo senso della storia, questi studi documentano il valore di uno studioso che, insegnando Paleografia e diplomatica oltre che Storia medioevale presso lâUniversitˆ di Padova dal 1952 al 1983, ha lasciato importanti contributi sulla storia ecclesiastica, sociale e culturale della città. Le pagine che lo studioso dedica alla famiglia del Beolco e allâambiente di casa Cornaro, al di là della puntigliosità dei dettagli archivistici, padroneggiati con formidabile sicurezza, proiettano informazioni sui profili della storia maggiore.

I dettagli notarili e biografici sono spesso minuziosi ma non restano troppo in primo piano, lasciando appunto intravedere le dure sorti dei contadini pavani tra Quattro e Cinquecento e, accanto a loro, quelle dei borghesi e dei loro traffici. I destini di piccoli uomini e di grandi famiglie vengono individuati sulla base di informazioni economiche, catastali e testamentarie.

Come ha scritto Ivano Paccagnella nella premessa a questo volume, il lavoro di Sambin segnò, negli anni Sessanta, una svolta nella fortuna critica di Ruzante. La vita dell'attore-drammaturgo cessò di apparire una mera favola di comodo (l'artista compagno di strada dei personaggi avviliti delle sue opere teatrali, così come viene ancora raffigurato da qualche attardato e demagogico teatrante) per diventare un documento 'vero'. Ruzante si presenta, grazie a Sambin, come un giovane appartenente a una ricchissima famiglia borghese (il padre era artista e medico), anche se nato, come moltissimi al suo tempo, al di fuori del matrimonio regolare: proprio per quest'ultima ragione protetto fin da ragazzo da una nonna premurosa, e anche per questo forse alquanto viziato: tra le sue manie dilapidatorie quella per i cavalli purosangue. Così come Passavolante e Malerba, suoi colleghi di mestiere, fu più una controparte che un 'compagno' dei miserevoli e affamati contadini da lui ritratti in scena.

Il fatto è che i frammenti di verità biografica scoperti e restaurati da Sambin non sono stati arricchiti da altri ritrovamenti negli anni successivi, nonostante la bella opera critica realizzata da Ludovico Zorzi e nonostante gli interventi filologici (discutibili) di Giorgio Padoan. La vita del magnifico attore-drammaturgo è ancora in gran parte da conoscere. Non ci resta che ringraziare di nuovo questo anziano saggio maestro che con umiltà ha tracciato una strada incompiuta e giusta.

s.f.


copertina del volume

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