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ADE Teatro
Revista trimestral de la Asociación de Directores de Escena de España

settembre-ottobre 2004, n. 102, 7,50 euro
ISSN 1133-8792
Il numero 102 di «ADE Teatro» si apre con un Editoriale dedicato al ricordo di Mariano Hormigón, scomparso il 21 luglio scorso. Fratello del direttore della rivista, Mariano, docente di Storia della Scienza all'Università di Saragozza e attivo politicamente, è autore di varie pubblicazioni d'ambito scientifico-teatrale. 

Sette sono gli interventi (fra cui quello di Manuel F. Vieites, Angel Fernandez Montesinon e Luis Varela) dedicati al tema "concepto y practica del repertorio teatral" inteso come "lista delle opere (per lo più di un regista) legate fra loro da un principio di coerenza": argomento preso in esame nel corso dell'annuale "Seminario del Castillo de la Mota". Svoltosi dal 17 al 20 giugno a Medina del Campo (Valladolid), questo era il XV incontro per "addetti ai lavori" organizzato dalla rivista.

La sezione "Historia y Reconstrucción" ospita il breve saggio scritto da Julia Batrak (e tradotto in spagnolo da Maria José Ragué - Arias) che ripercorre la storia del Globe Theatre di Londra dalla nascita fino alla recente (1995) ricostruzione. Nella medesima sezione si trova l'articolo Calderón y el Surrealismo di Javier Navarro De Zuvillaga: l'autore vede ne La vita es sueño di Calderon de la Barca la fonte da cui Breton ha attinto i motivi principali del Surrealismo francese. Orencia Moreno, a sua volta, nel contributo Meyerhold y la cultura española cerca di mostrare come il teatro classico spagnolo abbia influenzato l'opera del "genial director soviético". Il testo teatrale proposto, questa volta, è il dramma in due parti Ceguera di Mario Fratti tradotto da Joaquín Espinosa Carbonell. La sezione dedicata alle interviste accoglie la chiacchierata fra colleghi ("charla entre colegas") fra la giovane regista Magda Puyo e Adolfo Simón. Le "notas de dirección" pubblicate sono quelle di Ricardo Iniesta, Mercedes Lezcano, Carlos Herans, Antonia Bueno, Andrés Alcantara Giménez relative, rispettivamente, alla messa in scena di El público di Federico Garcia Lorca, Danza Macabra di Strindberg, Pinocho Circus di Nino D’Introna, Jornada de reflexión. Métele cana, España di Fernando Bellon e Coplas para ser contadas… y 300 cosas más di Andrés Alcántara.

Vengono quindi ripercorse le vite e le carriere del ballerino e coreografo Antonio Gades (scomparso il 20 luglio scorso a 67 anni), grande personalità della danza spagnola e del flamenco; della drammaturga Maria Teresa Borragán (1889-1961) impegnata sul versante della "emancipacion y afermacion del protagonismo femenino" ma divenuta nota per il dramma familiare di stampo vagamente ibseniano La voz de las sombras del 1924, incentrato sulla figura dell'anti-eroe Ramón, giovane epilettico che "consuma la sua triste esistenza in un anonimo paese della Castiglia, covando una potente rabbia verso il padre che considera, per la sua degenerazione morale, causa della propria infermità"; di Pedro Muñoz Seca - nei 125 anni dalla nascita - in pagine arricchite dalla riproduzione dei bozzetti surrealisti disegnati dallo scenografo Eduardo Camacho Cabrera per la sua opera La Venganza de Don Mendo (1918); dell'umorista "sovversivo" Antonio de Lara Gavilan (1896-1978), meglio conosciuto con lo pseudonimo di Tono, e dell'amico Miguel Mihura; e infine del drammaturgo politico messicano Carlos Prieto.

L'ultima parte della rivista si occupa dell'attuale panorama teatrale giapponese. Sovvenzionato dallo Stato solo da una decina d'anni, il teatro giapponese non commerciale, vale a dire il "teatro de expresion" contrapposto al "teatro de entretenimiento", è stato considerato anti-governativo fino alla fine degli anni Trenta. I registi che, dopo il teatro "Underground" degli anni Sessanta, hanno saputo imporre uno stile originale sono soprattutto Kouhei Tsuka negli anni Settanta e Hideki Noda negli anni Ottanta. Quanto agli anni Novanta la figura di maggiore interesse è senz'altro Hirata Oriza (classe 1963) fondatore della "escuela del silencio" e inventore del cosiddetto "teatro tranquilo". Le sue opere, ispirate alla cinematografia di Yasujiro Ozu (celebre è il suo adattamento del capolavoro Viaggio a Tokyo), sono basate su una minuziosa descrizione di scene di vita quotidiana: non c'è una azione vera e propria. Gli attori comunicano fra loro mormorando ed è appena possibile udirne le parole. Da ciò il nome di "teatro tranquilo". E' "una specie di inversione della convenzione teatrale". Molte sono anche le opere occidentali rappresentate, per lo più di Shakespeare, Ibsen e Cechov.

Interessante, nella sezione "Internacional", è il saggio sul regista russo Andriy Zholdak (1962) di cui viene presa in esame soprattutto la messa in scena di Hamlet. Dreams (2002). Spettacolo che, focalizzandosi sugli involuti percorsi mentali e onirici del protagonista, mira a provocare nel pubblico una apertura dei "laberintos del subcosciente". Chiude il numero una panoramica sulle rassegne, le mostre e i festival teatrali organizzati dal marzo all'agosto del 2004. 

Giulia Tellini


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