La gloriosa «Revue d'Histoire du Théâtre», nata in Francia nel 1933 per impulso di eruditi, professori, teatranti e bibliofili sotto la guida di Auguste Rondel e divenuta nel corso dei suoi settant'anni un punto di riferimento irrinunciabile per gli appassionati di teatro dedica il numero monografico del 2004 (a. LVI, nn. 1-2) al fascinoso anche se un po' criptico tema "Théâtres interdits et Théâtres secrets". Il volume raccoglie i contributi di un convegno svoltosi all'Università di Haifa e dedicato alle problematiche relative alla censura in campo teatrale.
A cura di Isabelle Martin e Ilana Zinguer il numero dedica una stringata introduzione al fenomeno della censura intesa soprattutto come privazione del luogo di espressione della forma teatrale o come riduzione al silenzio per azione di una forza superiore di tipo politico, religioso, psicologico o morale. Viene presa anche in considerazione la più sottile forma di trasgressione dalle regole comunemente accettate da parte di testi che vengono esclusi dalla fruizione non per censura imposta dall'alto ma per una sorta di "irrappresentabilità" congenita. Interdetti dalla scena tradizionale questi teatri diventano "segreti", cioè quasi clandestini, o comunque elaborano una stategia di sopravvivenza interessante e multiforme. Poste le basi del problema, la raccolta di saggi, di ampia campitura cronologica e culturale (si va dal teatro occidentale del XIV secolo a quello arabo e ebraico, da Molière a Restif de La Bretonne, dal teatro calvinista allo scandalo novecentesco di Genet, etc.) si organizza in tre grandi sezioni, dedicate agli interdetti politici, a quelli treligiosi e a quelli psicologici e morali. I temi affrontati possono apparire eterogenei ma la ricchezza di spunti che ne deriva è notevole e le linnee generali dell'indagine possono rivelarsi fruttuose anche per altri, più estesi campi di indagine. (s.m.)
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