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Friedrich Maximilian Klinger

Medea in Corinto


Firenze, Nardini Editore, 2004, pp. 95, euro 12,00
ISBN 88-404-7000-X
Nelle rielaborazioni teatrali del mito di Medea, circa duecento distribuite dall'antichità ad oggi, Medea in Corinto di Friedrich Maximilian Klinger è una tragedia "spesso menzionata ma in realtà pochissimo letta e ancora meno analizzata nelle sue molteplici implicazioni", ricorda Paola Maria Filippi in Variazioni sul mito di Medea, illuminante introduzione al volume da lei stessa tradotto contenente il testo in questione, che per la prima volta viene presentato in versione italiana. Klinger scrisse due drammi dedicati all'eroina greca, Medea in Corinto nel 1786, e Medea nel Caucaso verso la fine del 1790. Questa, ultima opera teatrale scritta prima di abbandonare definitivamente il genere drammatico a favore del romanzo, costituisce una sorta di continuazione della precedente.

Sulla scorta degli impulsi dello Sturm und Drang e delle nascenti suggestioni romantiche, i cinque atti di Medea in Corinto ruotano intorno al conflitto tra magia e ragione, tra regno dell'umano e regno del divino. La protagonista è una donna maga che vive nel continuo altalenarsi di propositi di vendetta e di tentativi di mediare con le ambizioni di Giasone e la società che la respinge, in quanto simbolo di eccesso e di smisuratezza. E' il misterioso mondo notturno di Medea la causa di inquietudine e di disagio da parte del marito, uomo alla ricerca di una disperata reintegrazione sociale dopo il lungo periodo di emarginazione per amore, e anche da parte di re Creonte, rappresentante di un potere politico ormeggiante il modello del dispotismo illuminato settecentesco. La sua decisione di esiliare Medea è intesa come un bene per il popolo e per l'armonia sociale. Particolare rilievo assume anche il ruolo di Creusa: la rivale in amore di Medea è in scena per quattro atti, si presenta simpatica e gioiosa. Se la maga della Colchide possiede i requisiti della femme fatale, la figlia di re Creonte, promessa sposa a Giosone, è una donna assai fragile.

Quando il gioco dei delicati equilibri si spezza definitivamente, la supremazia del sovrumano, che agisce in Medea, sposta l'azione dalla luce solare al notturno demoniaco. La notte alimenta l'odio per gli uomini, ritorna l'incubo della solitudine e la donna si sente "ganz Medea". La scena dell'assassinio dei suoi figli è orrenda, avviene nella boscaglia, nel buio, mentre dormono. Verso i suoi antagonisti, Medea non agisce da maga: la sua vendetta si consuma in modo spietatamente umano. Creusa e Creonte non muoiono, come detta la tradizione, attentati dal fuoco: la vista dei bambini assassinati tormenta l'anima del re fino alla morte, la principessa non regge alla visione e collassa subito, Giasone rimane agonizzante. Per lui non c'è riscatto, nemmeno nella morte.

Massimo Bertoldi


copertina Medea in Corinto

cast indice del volume


 


 




 
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