drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Sara Mamone

Serenissimi fratelli principi impresari.
Notizie di spettacolo nei carteggi medicei. Carteggi di Giovan Carlo de' Medici e di Desiderio Montemagni suo segretario (1628-1664)

Firenze, Le Lettere, 2003, pp. 565, euro 45,00
ISBN 88 7166 714 X
Dall'Introduzione dell'autrice al volume 

La storiografia è sovente semplificatoria. Essa tende a stabilire linee guida che individuano processi evolutivi e tende poi a cristallizzarsi sulle definizioni che ne derivano. Lo stesso avviene per i grandi o meno grandi personaggi della Storia, sovente ancorati ad una definizione che li individua immediatamente, facendone perdere le sfumature e le contraddizioni. Tanto più la definizione è convincente tanto più si perde la ricchezza di sfumature e quindi, tanto più è forte e glorioso il passato tanto più questa gloria diventa per i successori un handicap storiografico da superare. Questo è certamente il caso della civiltà medicea che, dopo essere stata sulla breccia da oltre un secolo, riesce ancora, esattamente allo scoccare del Seicento, a produrre un evento di enorme importanza e ricaduta quale sarà il melodramma.

L'opera veneziana per esempio, accorta commercializzazione e rivoluzionaria organizzazione del nuovo genere melodrammatico, avrebbe quasi ignorato una piazza, tra l'altro geograficamente imprescindibile, come quella di Firenze. Qui si sarebbero trovati, insonnoliti da defatiganti e bigotte reggenze femminili, principi dal profilo indefinito quali gli orfani di Cosimo II: Ferdinando, Giovan Carlo, Mattias, Francesco e Leopoldo. Ad essi la storiografia, che è sempre comparativa, ha affidato il compito di assecondare la decadenza iniziata col padre, Cosimo II, morto precocemente nel 1621, già a sua volta meno attivo e intraprendente dell'accorto genitore Ferdinando I. Di ognuno di essi si cercò una caratteristica distintiva che lo isolasse e permettesse di identificarlo. Ferdinando II (1610-1670), primogenito e quindi Granduca, oltre a scandire il secolo con i propri festeggiamenti nuziali nel '37 e quelli del primogenito nel '61, si vedrà riconoscere, nel suo regno di lungo corso, almeno curiosità e impegno scientifico (anche se conclusa drammaticamente con l'abiura, la vicenda scientifica di Galileo godrà della protezione convinta del sovrano). Il secondogenito Giovan Carlo (1611-1663), destinato ad una fruttuosa carriera cardinalizia, culminata con gli impegni pontifici per la conversione della Regina di Svezia nel 1655 e con la sovrintendenza al ciclo di festeggiamenti dinastici per le nozze del futuro Granduca con Margherita Luisa d'Orleans, si vedrà attribuire un'intelligenza prepotente e vivace, ma dedita alle bizzarrie di un talento continuamente frustrato dalla vicinanza a sogli irraggiungibili (quello Granducale, quello Papale). Il terzogenito Mattias (1613-1667), dopo una prima fugacissima destinazione religiosa, acquisterà una certa evidenza come governatore di Siena e si vedrà attribuire qualche merito di risolutezza per la partecipazione alla fase finale della guerra dei Trent'anni (dal 1632 al '34 e poi fino al '39) con relativa iconografia militare. Il quartogenito Francesco (1614-1634) verrà ricordato soltanto per il commosso funerale che ne accompagnerà il ritorno a casa, vittima adolescente della peste in quella stessa guerra. Leopoldo (1617-1673), dotato di charme naturale e di un reale talento irrobustito da una solidissima formazione, sarà quello più apprezzato dalla storiografia, che gli attribuirà presto i meriti di un affiancamento politico e culturale al fratello Granduca nelle questioni del regno, rafforzati dall'operosità di una precoce saggezza.

La lettura intrecciata dei carteggi consente di riconsiderare le posizioni critiche che emarginano Firenze dai nuovi fenomeni spettacolari (e più specificamente dalla rivoluzione artistico-organizzativa dell'opera cosiddetta veneziana) e di affermare invece l'esistenza di quello che non esiterei a definire un impresariato collettivo. L'altro, decisivo, elemento di novità è l'estensione dell'intreccio dei rapporti familiari alle forze produttive del teatro del tempo in un dialogo continuo e operoso dei principi medicei come protagonisti della fitta rete di relazioni impresariali che da Venezia, a Bologna, a Ferrara, a Genova, a Roma, a Napoli e, per irradiazione ancora italica, a Parigi, Vienna, Innsbruck, Praga, lega i dinamici protagonisti del secolo cantante (e ancora, pienamente, recitante). I carteggi relativi a Giovan Carlo, Mattias e Leopoldo sono conservati all'Archivio di Stato di Firenze nel fondo Mediceo del Principato, catalogati sommariamente sotto il nome di ciascun principe e la loro sterminata vastità non si giova, per ora, di indici né di un adeguato ordinamento cronologico. Ma la loro lettura consente di definire in modo netto e fondato l'apporto di ciascuno alla vita spettacolare del tempo e, soprattutto, permette di definire il continuum di un'attività sempre intrecciata, raramente capricciosa e mai nostalgica, anzi largamente all'altezza dei tempi, testimone indiscutibile e inequivoca di una continua, affettuosa, quotidiana collaborazione e reciprocità di influenza tra i principi, di un fitto dialogo culturale e organizzativo.

Il volume accoglie la trascrizione delle notizie ricavate dal carteggio di Giovan Carlo a cui si è affiancata la fitta corrispondenza del segretario Desiderio Montemagni anche con l'intento di sottolineare l'importanza rivestita dai segretari, personaggi-cerniera nel rapporto tra corte e società civile e ancor più, nel nostro caso, tra corte e società professionistica dello spettacolo. Seguiranno i due volumi con la corrispondenza di Mattias e di Leopoldo. Sono pienamente cosciente della lacunosità del contributo che, direi per sua natura stessa, non può che essere parziale, essendo molteplici le possibili diverse impostazioni ed essendo certamente clamorose le possibili dimenticanze, inevitabili quando si lavora su fondi d'archivio complessi e di difficile integrazione. A questo si aggiunga che il criterio di scelta dei documenti, essendo personale, potrà essere giudicato arbitrario sia da chi lo riterrà restrittivo (e d'altra parte il concetto stesso di spettacolo è di difficile definizione) sia da chi lo riterrà estensivo e quindi vago e impreciso. Ma lo scopo di questo lavoro consiste, in tutta modestia, nella messa a disposizione di un corpus di materiali omogenei e per quanto possibile compiuti (si è fatto lo spoglio generale abbracciando l'intera vicenda biografica dei protagonisti), indipendentemente da un loro pregresso o finalizzato uso. Lo studioso e il lettore troveranno quindi anche documenti parzialmente noti, già messi a frutto volta a volta dai ricercatori in indagini mirate.

Più nella speranza di fornire un utile strumento che nell'ambizione di un uso personale, si è preferito ridurre, almeno in questa sede di presentazione, le possibili risonanze critiche e si è preferito farne un'occasione di riferimenti interni: un libro di servizio. Lo spoglio sistematico dei tre carteggi, di cui quello che ora pubblichiamo si incardina sul maggiore dei tre fratelli, consente di colmare con l'autorevolezza documentaria le troppe lacune critiche relative a una stagione culturale vivace ed importante. Le notizie che ricaviamo da questo ininterrotto fluire di relazioni, curiosità, attività disegnano un panorama della vita del Granducato non certo statico o ripiegato su se stesso. L'arco di tempo preso in esame oscilla tra gli anni '30, in cui comincia a prendere consistenza l'attività di Giovan Carlo e i pieni anni '70 in cui si conclude l'operosissima vita del cadetto Leopoldo. Un quarantennio fertile nel quale l'armonia tra i fratelli diventa efficacissimo strumento di una politica culturale collettiva che dota Firenze di un sistema teatrale misto. Da un lato il teatro di corte, divenuto ormai riferimento europeo, dall'altro quello cittadino, al servizio di una comunità attiva in cui nobiltà, borghesia e popolo non si negano i piaceri della moderna società teatrale.



copertina

cast indice del volume


 


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013