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Alfredo Casella e l'Europa

A cura di Mila de Santis

Firenze, Olschki, 2003, pp. 484, euro 48,00
ISBN 88 222 5286-1
La bibliografia su Alfredo Casella continua ad arricchirsi, dopo la pubblicazione dei corposi cataloghi critici del fondo conservato presso la "Fondazione Cini" di Venezia e il volume sugli anni e l'apprendistato parigino del musicista. Nell'arco di dieci anni, includendovi pure la preziosa riedizione de I segreti della Giara, il ruolo artistico e umano di questo importante protagonista della vita musicale del Novecento sta per essere definito in modo degno ed esauriente.

Ecco, dunque, per ultimo, in ordine di tempo, comparire il contributo Alfredo Casella e l'Europa, che raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale di Studi tenuto a Siena nelle giornate tra il 7 e il 9 giugno 2001. Redattrice e curatrice è Mila De Santis, che ha anche offerto un proprio originale contributo nel saggio Casella e il testo poetico. La fitta serie degli interventi, che non trascurano pressoché alcun aspetto dell'eredità lasciata da un compositore davvero internazionale, è aperta da una puntuale premessa di Giovanni Carli Ballola, a riassumere in poche righe il significato del convegno e i 'patres benemeriti' di una cultura musicale italiana che ha dovuto in misura diversa fare i conti con le aperture europeistiche di Casella: Guido M. Gatti, Massimo Mila, Fedele D'Amico, Gianandrea Gavazzeni, Alberto Mantelli, Mario Labroca, Luigi Rognoni, Guido Turchi, Roman Vlad e molti altri.

Per una sfortunata coincidenza il volume andava in stampa mentre venivano a mancare, quasi contemporaneamente Goffredo Petrassi e Luciano Berio, alla cui memoria giustamente Mila De Santis ha voluto dedicare la raccolta divisa in cinque parti e aperta proprio da un ricordo di Alfredo Casella del suo più diretto erede, Goffredo Petrassi, oltre che da testimonianze più dirette rilasciate da Azio Corghi, Leonardo Pinzauti, Guido Turchi e Roman Vlad.

La seconda parte, dal titolo Questioni di poetica, tratta dell'influenza che la personalità dell’artista ebbe sul circuito delle idee del suo tempo. La domanda è questa: si è formato, grazie alla ricca stimolazione di iniziative non casuali o di semplice mercato, un pensiero critico se non addirittura i fondamenti di un'estetica? La risposta data dagli studiosi chiamati in causa (Roberto Calabretto, Giovanni Guanti, Giovanni Morelli, Anna Quaranta) appare assolutamente affermativa per cui non dovrà trarre in inganno, in tempi di conclamate avanguardie, la singolare posizione di riscatto dell'antico per tentare un rinnovamento sia sul piano della prassi musicale sia su quello puramente teorico. Ecco perché i temi del dibattito navigano fra l'Ars Nova e quel recupero del periodo sei-settecentesco poi definito, tra gli anni '20-'40 venti, "neoclassicismo". Avrebbe avuto ragione Casella, perché non si trattò di una nostalgia nazionalistica italiana ma di una tensione espressiva europea.

Qui il convegno entra nel cuore del problema (Parte terza, Casella e la musica europea), con Marco Uvietta, Gianfranco Vinay, Virgilio Bernardoni e Susanne Starke che affrontano le accattivanti problematiche circa i modelli di orchestrazione, di reinvenzione e di trascrizione posti dai maggiori protagonisti della musica europea, che riflettevano su i loro retroterra; non soltanto, perciò, la rivendicazione di Vivaldi o Pergolesi, ma anche di Bach, del cui 'ritorno' non bisognava vergognarsi.

La quarta e la quinta parte costituiscono un allargamento necessario, vista la poliedricità degli interessi di Casella, il quale non si fermava soltanto alla musica (in veste di brillante pianista, di autorevole compositore o di appassionato direttore d’orchestra e organizzatore di cultura) ma era anche attratto dalle arti in generale, prima la pittura: la sua collezione rimane sempre fra le più importanti che un privato abbia saputo costruire e custodire. A questo proposito, gli interventi di Jurgen Maehder, Maria Grazia Messina, Adriana Guarnieri Corazzol, Mila De Santis.

Per finire Gli spazi della musica, titolo accattivante teso a illustrare i mille tentacoli con i quali Casella raggiunse altri obbiettivi, per esempio il ruolo dell’interprete e revisore di Chopin (Pier Paolo De Martino), del promotore di 'scambi musicali' (Giovanni Gavazzeni), del tramite per la cultura e la musica spagnola (Gemma Perez Zalduondo), dei rapporti con l’Accademia di Santa Cecilia (Annalisa Bini), dello scopritore di talenti, come nei confronti di Goffredo Petrassi (Raffaele Pozzi). Per finire, da segnalare l’acuto commento di Edoardo Sanguineti a I segreti della Giara, che apre quest'ultima sezione del volume. 

Antonella Bartoloni


copertina

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