Gli studi teatrali e la francesistica perdono una delle figure più
autorevoli nello studio del teatro francese del Seicento: lo scorso 18 aprile è
mancato Georges Forestier. Professore emerito di Letteratura francese a
Sorbonne Université, dove ha insegnato dal 1995 al 2020, Forestier univa il grande
rigore scientifico a una spontanea e vivace cordialità, scevra dagli ottusi
paludamenti che spesso caratterizzano il mondo accademico. Oggetto privilegiato
delle sue ricerche il teatro del Grand Siècle, affrontato attraverso lo studio
dei tre grandi classici, Corneille, Racine, e soprattutto Molière,
riletti secondo unottica innovativa tendente ad affrancarli dalle fissità di
certa tradizione ermeneutica di stampo letterario, cercando di cogliere i
principi ordinatori delle prassi drammaturgiche anche e soprattutto alla luce
del contesto teatrale e culturale contemporaneo.
Questo minuzioso lavoro, fondato sul duplice registro di scavo testuale
e di indagine quasi ingegneristica – lo stesso Forestier amava definirsi «comme
un mixte darchéologue et dingénieur» – e finalizzato a far emergere le progressive sedimentazioni della scrittura e
gli ingranaggi della drammaturgia, consisteva nello smontaggio del testo
teatrale, la cui struttura si rivelava agli occhi dello studioso come «un jeu
de Meccano intellectuel passionnant».
Non è possibile ripercorrere qui tutta la cospicua produzione
scientifica di Forestier. Ci limiteremo quindi a ricordare che la prospettiva
di indagine appena citata – e che alla fine degli anni Novanta avrebbe trovato
una sua formalizzazione nel volume Essai de génétique théâtrale. Corneille à
loeuvre (Paris, Klincksieck, 1996) – aveva avuto allinizio del decennio
precedente un primo, consistente esito con la pubblicazione di Le théâtre
dans le théâtre sur la scène française du XVIIe siècle (Genève,
Droz, 1981), vera e propria pietra miliare di questo processo di elaborazione
metodologica. Riesumando una quarantina di pièces composte e andate in scena
tra la fine degli anni Venti e gli anni Novanta del XVII secolo, Forestier
mette in opera un vero e proprio lavoro di dissezionamento delle singole
drammaturgie passate al vaglio delle istanze storiche, sociali e culturali
dellepoca individuando nel procedimento della mise en abîme,
consustanziale alla teatralità barocca, lelemento fondante della forma
drammaturgica del “teatro nel teatro”.
Con lo stesso acume e dettaglio di analisi qualche anno più tardi
Forestier dette alle stampe Esthétique de lidentité dans le théâtre
français (1550-1680). Le déguisement et ses avatars (Genève, Droz, 1988)
dedicato al travestimento teatrale indagato in un arco temporale
particolarmente vasto e attraversato da dinamiche complesse, riguardanti sia
levoluzione della drammaturgia, dal cosiddetto teatro preclassico francese
alla fissazione dei canoni drammaturgici del Grand Siècle, sia la progressiva centralizzazione
delle attività teatrali nelle mani della monarchia conclusasi con la nascita
della Comédie-Française. E poi ancora gli studi su Corneille (Corneille. Le
sens dune dramaturgie, Paris, SEDES, 1998), sulla tragedia francese (La
tragédie française. Règles classiques, passions tragiques, Paris, PUF, 2003),
fino al recentissimo Molière, le mistère et le complot (Paris, Hermann,
2023), in cui Forestier respinge le tesi tardo ottocentesche per le quali
Molière era un prestanome di Pierre Corneille a partire da una serrata
confutazione fondata sullaccurata rilettura di fonti ed esiti storiografici e
sulla messa in evidenza delle differenti modalità compositive dei due autori.
Curatore di numerosi testi drammatici del teatro classico francese (Théophile
de Viau, Corneille, Racine, Molière), Forestier ha diretto le edizioni del Théâtre
complet di Jean de Rotrou (Paris, Société des textes français
modernes, 1998-2019, 13 voll.), di Jean Mairet (Paris, Société des
textes français modernes, 2004-2019, 4 voll.), ma soprattutto delle Oeuvres
complètes di Molière (con Claude Bourqui; Paris, Gallimard, 2010, 2 voll.)
per la prestigiosa collana “Bibliothèque de la Pléiade” di Gallimard, che
costituiscono ledizione di riferimento del nuovo millennio.
Significativi anche gli studi di carattere biografico dedicati a Racine
(Jean Racine, Paris, Gallimard, 2006) e Molière (Molière, Paris,
Gallimard, 2018), le cui vicende artistiche e personali vengono ripercorse sia
alla luce di nuovi apporti documentari, sia liberandole dalla consueta patina
aneddotica di cui spesso si sostanzia la vulgata teatrale: il volume su Molière,
di cui riproponiamo qui la recensione che ne ha fatto Gianni Poli, è stato insignito nel
2019 del premio dellAcadémie Française per la biografia. Animatore culturale
infaticabile – si pensi al progetto Molière 21, allObservatoire
de la vie littéraire o
al convegno internazionale Molière des Romantiques (14-16 gennaio 2016, Paris,
Sorbonne e Comédie Française, diretto con Olivier Bara, Florence Naugrette,
Agathe Sanjuan) – Forestier ha dato corpo alla sua passione teatrale fondando
nel 2017 il Théâtre Molière Sorbonne allo scopo di recuperare e mantener viva
la tradizione della declamazione e delle forme spettacolari del teatro classico
francese attraverso la realizzazione di messe in scena storicamente informate:
memorabile nel 2022 la rappresentazione del Malade imaginaire
nelleccezionale cornice dellOpéra de Versailles.
Stretto il rapporto di Georges Forestier con Firenze, a cominciare
dalla sua autorevole presenza nel Comitato Scientifico della rivista di Classe
A «Drammaturgia»,
un rapporto sedimentatosi nel corso del tempo in numerose occasioni: piace
ricordarlo alla presentazione nel marzo 2013 delledizione per la Pléiade delle
Oeuvres complètes di Molière al Teatro della Pergola nel quadro della
rassegna Libri a teatro e più recentemente, nel novembre 2022, al
convegno Les deux Baptiste: Molière-Lulli/Lully, da lui inaugurato con lintervento
Molière, théâtre et musique: avant, pendant et après Lully, nellambito
delle celebrazioni per il quarto centenario della nascita dellattore e
drammaturgo francese: ancor vivo per noi è il ricordo di quella lectio
magistralis.
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