La Collezione Peggy Guggenheim
omaggia una delle personalità più influenti del Novecento attraverso una
sorprendente retrospettiva: oltre centocinquanta tra disegni, opere grafiche,
gioielli, arazzi, lettere, libri, riviste, fotografie, documentari e film che
illustrano il virtuosismo estremo di un artista versatile ed eccessivo. La
mostra, la cui ideazione è stata affidata a Kenneth E. Silver, storico
dellarte presso la New York University, ha il duplice scopo di mettere in luce
la multidisciplinarietà e la straordinaria forza creativa del linguaggio
artistico di Jean Cocteau senza trascurare quegli aspetti della sua vita
che lo resero un enfant terrible poco amato: lomosessualità, la
tossicodipendenza, gli scandali, una posizione politica non sempre
“chiara”.
Se lenigmatico disegno La Peur
donnant des ailes au Courage (La Paura dona le ali al Coraggio),
datato 1938, fu probabilmente creato per sostenere la causa repubblicana
antifascista in occasione della guerra civile spagnola (fig. 1), durante
loccupazione di Parigi Cocteau cercò di blandire i nazisti, che lo
consideravano un degenerato, pubblicando sulla prima pagina del giornale
«Comoedia» Salut à Breker (23 maggio 1942), un omaggio dedicato al
principale scultore nazista grande amico di Hitler. Una presa di
posizione che deluse profondamente alcuni suoi amici e sostenitori e che lo
perseguitò a lungo, anche se durante lépuration postbellica del
1944-1945 fu assolto dallaccusa di collaborazionismo da diversi tribunali.
Fig. 1. Jean Cocteau, La Peur donnant des ailes au courage (La paura dona le ali al coraggio), 1938, grafite, gesso e pastello su cotone, Collezione Phoenix Art Museum, Donazione Mr. Cornelius Ruxton Love Jr. © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024
Osteggiato da parte della critica,
Cocteau veniva considerato un artista “circense” nel senso negativo del
termine, una personalità abile ma superficiale, persino fasulla, più che un
artista serio: «un clown brillante, un mago da baraccone, un dilettante e un
impostore», come recita una delle tante testimonianze riportate da Silver nel
catalogo edito da Marsilio (pp. 17-18). Emblematica la fotografia scattata da Philippe
Halsman nel 1949 per la rivista «Life», non a caso scelta come simbolo
della mostra (fig. 2). Lartista è ritratto come una sorta di Shiva, un
giocoliere a sei braccia che si destreggia tra vari strumenti: maneggia penna,
pennello e forbici mentre tiene in mano un libro aperto e fuma una sigaretta.
«Un virtuosismo così estremo sconcerta le menti abitudinarie innamorate delle
classificazioni», afferma nel 1957 lamico e critico letterario André
Fraigneau (p. 17). «Cocteau è tanto bravo a disegnare quanto a scrivere.
Parla come uno dei suoi libri. Ha recitato e prodotto opere teatrali. Ha
lavorato nel cinema e ha creato film archetipici che i registi professionisti
copiano ogni giorno. […] Il suo ultimo lavoro è la decorazione della cappella
di Villefranche. […] Anche i più bendisposti singannano ancora con lidea che
“i suoi talenti sono troppo ricchi e contraddittori per permettergli di
concentrarsi”» (p. 17). Più che versatile e capace di cimentarsi con successo
in una gamma sorprendente di tecniche espressive, Cocteau era considerato un
irresoluto. Fig. 2. Philippe Halsman, Jean Cocteau, 1949, New York, USA © Philippe Halsman / Magnum Photos
La retrospettiva veneziana ha
dunque il merito di dimostrare quanto siano errate queste prese di posizione,
ma anche quello di ricordare il duraturo rapporto di amicizia che lo legò a Peggy
Guggenheim che, dietro suggerimento di Marcel Duchamp, gli dedicò la
prima mostra allestita nella galleria londinese Guggenheim Jeune (1938).
Lesposizione includeva numerosi studi per i costumi dei personaggi creati
dallartista per la sua recente commedia I cavalieri della tavola rotonda
(1937) e i relativi arredi, nonché due disegni di grandi dimensioni su lenzuola
di lino realizzati appositamente per loccasione. Tra questi il già citato La
Paura dona le ali al Coraggio, ricordato dalla mecenate americana in una
delle tante pagine della sua autobiografia Una vita per larte (1979)
dedicate a Cocteau: «uno era un soggetto allegorico dal titolo La Paura dona
le ali al Coraggio, e includeva un ritratto dellattore Jean Marais
che, con altre due figure molto decadenti, compariva con i peli del pube
scoperti. Cocteau vi aveva attaccato delle foglie, ma il disegno provocò un
grande scandalo alla dogana britannica, che lo bloccò a Croydon […]». Solo dopo
estenuanti trattative la collezionista poté esporre lopera, non al pubblico
della mostra, ma privatamente a pochi amici nel suo ufficio presso la galleria.
Da quel momento tra i due nacque una profonda amicizia, come attesta un disegno
tratto da uno dei libri degli ospiti di Peggy Guggenheim nonché una caricatura
in una lettera a lei indirizzata (fig. 3).
Fig. 3. Jean Cocteau, frammento di Lettera illustrata, Ritratto di Peggy Guggenheim, s.d. (1956 c.), Inchiostro su carta, Collezione privata © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024
Quello del rapporto con Peggy e,
più in generale, con Venezia è solo uno dei capitoli attorno a cui si snoda il
percorso espositivo veneziano. Tra gli argomenti affrontati anche Orfeo e il
tema della poesia, leros, il classico nellarte, limpegno nel cinema e nel
design di gioielli, il rapporto ambivalente che lo legò a Cubismo, Dadaismo e
Surrealismo, gli amici e gli amanti, il suo coinvolgimento nel mondo
pubblicitario, limpatto che la sua arte ebbe su artisti del calibro di Andy
Warhol, Félix González-Torres e Pedro Almodóvar. Fig. 4. Jean Cocteau, Masque pour la pièce Antigone (Maschera per Antigone), 1923, Rete metallica, scovolino per pipa e perline, Parigi, Bibliothèque National de France, Fondo Charles Dullin (1885–1949) © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024 La mostra è anche una rara
occasione per ammirare La spada dAccademico di Cocteau, realizzata nel
1955, su suo disegno, da Cartier, in oro e argento, con smeraldi,
rubini, diamanti, avorio (in origine), onice e smalto (fig. 5). Racchiusi in
questo oggetto di estrema raffinatezza, si trovano il profilo di Orfeo, che fu
per decenni il fulcro dellidentità artistica di Cocteau, una lira e una
stella, anchesse simboli ricorrenti nellopera dellartista. La spada fu
utilizzata il 20 ottobre 1955 quando venne conferito allartista il titolo di
Accademico di Francia.
Fig. 5. Cartier Paris, La spada dAccademico di Jean Cocteau, 1955, Oro, argento, smeraldo, rubino, diamante, opale bianco (originariamente avorio), onice, smalto blu e lama in acciaio, Collezione Cartier © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024 Opportuno segnalare, in
conclusione, anche il ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, che
raccoglie un contributo del curatore in cui vengono ripercorse le vicende umane
e artistiche di Cocteau e un saggio di Blake Oetting sulle riprese della
figura di Orfeo. Chiudono il volume unutile cronologia e lelenco delle opere
esposte.
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