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Nella casa delle bambole

di Franca Muollo*
  Nella casa delle bambole
Data di pubblicazione su web 25/03/2024  

Nella Sala Grande del teatro del Maggio Musicale fiorentino si accendono i riflettori sulle vicende del Don Pasquale, ultima opera comica donizettiana nella quale il compositore coniuga sapientemente quelli che sono i caratteri propri del linguaggio buffo con il lirismo malinconico di matrice romantica. Il Don Pasquale torna per la settima volta sulle scene del teatro fiorentino con lo storico ma suggestivo allestimento firmato dal regista Jonathan Miller (scomparso nel 2019) e ora ripreso da Stefania Grazioli, scene e costumi curati, come per l’edizione 2001 e 2011, da Isabella Bywater e luci di Jvan Morandi realizzate da Emanuele Agliati.

In una sala gremita, lo spettatore entra da subito in contatto con la materia sonora che caratterizzerà l’azione scenica: nella sinfonia avanti l’opera, l’orchestra, diretta magistralmente dal direttore Daniele Gatti, espone il motivo della “Serenata” di Ernesto che si innesta, poi, con il tema che caratterizza la cavatina di Norina “So anch’io la virtù magica”. Amori, intrighi e dinamiche comiche inclini al farsesco sono il fil rouge che rende unica e immortale questa opera. 



Un momento dello spettacolo
Michele Monasta © Maggio Musicale Fiorentino

Su di un pavimento “a scacchiera”, la casa delle bambole apre i suoi battenti allo spettatore. I personaggi, truccati come delle bambole di porcellana, si animano e prendono vita e consistenza. Gli abiti di scena sono ispirati alla moda di inizio Settecento: Ernesto, Don Pasquale, il notaro e il dottor Malatesta indossano panciotti bordati di pizzi, giubbe, braghe al ginocchio e calze; Norina, invece, veste con abiti adornati da lustrini, merletti e deliziosi cappellini. Inoltre, il maggiordomo di casa è in livrea e la cuoca indossa un particolarissimo copricapo: una cuffia a punta che ricorda alla lontana quello di una suora.

Daniele Gatti, che affronta per la prima volta questo titolo, sottolinea con abile gesto quelle che sono le cifre stilistiche che rendono il Don Pasquale il punto di arrivo dell’ars compositiva comica di Donizetti. Attraverso un minuzioso e puntuale studio sulla partitura, il maestro mette in luce la particolare struttura dell’opera dove il compositore abbatte sul piano drammaturgico la barriera che separava le arie dai recitativi. Nel continuum temporale dell’azione in divenire, la direzione d’orchestra di Gatti è pensata per far fluire la situazione drammatica in uno spazio musicale variamente strutturato e flessibilmente articolato: i pezzi chiusi, infatti, sono compresi entro un recitativo da cui scaturiscono e in cui rientrano con la massima naturalezza di conversazione. La scelta dei tempi metronomici ben sottolinea, altresì, il passaggio dal registro comico a quello malinconico; con sagacia, il direttore, asseconda con un ritmo incalzante le sezioni che richiedono una sillabazione veloce o i repentini passaggi tra registri vocali e con altrettanta intelligenza accompagna il lirismo malinconico che travolge i protagonisti e li sottrae al mero ridicolo della farsa per renderli reali e avvicinarli allo spettatore. 



Un momento dello spettacolo
Michele Monasta © Maggio Musicale Fiorentino

Il cast di cantanti sembra vestire alla perfezione i panni dei protagonisti: Marco Filippo Romano come Don Pasquale; Markus Werba nella parte del Dottor Malatesta; Sara Blanch è Norina; Yijie Shi interpreta Ernesto mentre Oronzo D’Urso figura nella parte di Un notaro.

Sara Blanch dimostra di possedere una eccellente capacità attoriale e una vocalità leggera e agile. Yijie Shi passa con facilità dal registro comico a quello languido dell’innamorato e Markus Werba sembra nato per la parte del Dottor Malatesta: dotato di una buona mimica, la sua vocalità ben incarna l’esuberante ruolo. Marco Filippo Romano, infine, mostra le sue doti canore e attoriali sapendo mettere in risalto con la sua vocalità ora la vena comica di un borghese attempato con il prurito dell’amor, ora la tristezza e drammaticità di un uomo consapevole della sua fine tragica. Il coro, preparato da Lorenzo Fratini, nelle vesti della servitù, accompagna l’azione scenica dall’inizio e, chiamato in causa, prende la parola con maestria, commentando l’azione con pose plastiche. 


Un momento dello spettacolo
Michele Monasta © Maggio Musicale Fiorentino

Il sipario cala sulla casa delle bambole e la fine dello spettacolo è rimarcata dagli applausi scroscianti del pubblico: la magia dell’opera è compiuta nuovamente. Le scelte prese dal maestro concertatore e dalla regia hanno permesso la realizzazione di uno spettacolo dal ritmo narrativo incalzante e nel quale il piano drammaturgico del compositore risulta essere ben realizzato. La volontà di Donizetti è rispettata anche dalla verosimiglianza dei protagonisti in scena. Il cast di cantanti, grazie a spiccate doti attoriali e canore, è riuscito ad avvicinare il pubblico alle vicende di vita dei personaggi: non più semplici bambole che si animano sotto gli impulsi sonori della musica ma persone reali, in carne e ossa, e il pubblico si è rivisto in esse e ha vissuto innamoramenti, emozioni e delusioni accanto ai protagonisti in scena.  


* Studentessa di Digital Humanities per la Storia dello Spettacolo nel corso di Scienze dello Spettacolo del Dipartimento, SAGAS.





Don Pasquale



cast cast & credits
 
trama trama



Un momento dello 
spettacolo

Michele Monasta 
© Maggio Musicale Fiorentino 
             
                     


 
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