Larte di due interpreti speciali quali sono Umberto Orsini e Franco Branciaroli, accompagnati dalla regia di un altro nome di punta del teatro come Massimo Popolizio, ha trasformato I ragazzi irresistibili, commedia esilarante di Neil Simon, in un raffinato esercizio di stile. Il lavoro, in originale The Sunshine Boys, conosciuto in tutto il mondo, scritto nel 1972 per Broadway, ha confermato il grande successo nella versione cinematografica di Herbert Ross con Jack Lemmon e George Burns e in quella televisiva con Woody Allen e Peter Falk.
La pièce mette in scena il “tramonto” amaro di Al Lewis e Willy Clark, vecchi divi del varietà statunitense che, dopo quarantatré anni vissuti da indiscussi campioni dellintrattenimento, allimprovviso si separano. Per undici anni Willy, che non si è mai rassegnato alla scelta del partner, si rifiuta di mantenere i contatti con Al e non risponde alle sue telefonate, continuando a vivere in una stanza dalbergo di New York nellattesa di una qualche improbabile scrittura. Il nipote, un agente teatrale che per affetto gli procura sporadiche apparizioni pubblicitarie, lo convince con fatica a ricomporre la coppia per una sola volta in occasione di un omaggio tv agli astri comici del passato. La faccenda si complica fin dalla prova del loro fortunato sketch Il dottore la sta aspettando e si conclude con il fallimento del progetto. Sul filo dei ricordi i protagonisti, messi da parte i loro contrasti, si ritrovano accomunati nella consapevolezza che è oramai tramontato il sogno degli anni felici.
Una scena dello spettacolo © Nicolò Feletti
Cosa rimane, dunque, di unesaltante esperienza artistica nella memoria collettiva dinanzi al trascorrere delle generazioni. Lungo i confini del “comico”, spesso, è possibile avvertire lamarezza dei tanti rimpianti che vibrano in maniera inavvertita nel tragitto dal pensiero al sentimento. La commedia, riletta nella versione italiana da Masolino dAmico, evidenzia lo sconforto per la fine della speciale sincronia raggiunta nei loro numeri, eseguiti quasi con un respiro comune che lo strappo di quellabbandono non annunciato ha trasformato in una sottile incrinatura difficile da risanare. Sotto la traccia delle ripicche e delle scuse mai pronunciate emerge, però, il timore crescente della solitudine per chi come loro ha vissuto la notorietà come un corollario dellesistenza.
La regia metateatrale di Popolizio da un lato accentua la sfera del declino, con il supporto scenografico di Maurizio Balò che disegna una camera di hotel grigia, scarna, quasi misera, dallaltro sottolinea la lucente rapidità della ripresa video, alludendo alla frenetica produttività degli show televisivi e prestando la sua voce fuoricampo.
Una scena dello spettacolo © Nicolò Feletti
Il compito più arduo è affidato agli interpreti. Branciaroli restituisce con tenacia la complessità della figura di Willy; è colui che ingaggia una sfida totale contro il trascorrere del tempo, restando sempre in pigiama nellattesa che il suo compagno di scena gli chieda perdono per aver deciso di concludere il loro trionfale sodalizio. Le sue battute si vestono di una comicità aspra, tagliente e, insieme, nostalgica, spinta fino al disprezzo verso un mondo dello spettacolo inerte, incapace di puntare alla perfezione espressiva.
Orsini appare sobrio, austero, ma deciso a difendere le giornate trascorse nella quiete naturale del New Jersey insieme alla famiglia. Eppure esprime anchegli la volontà di recuperare lamicizia spezzata che è stata la base su cui si appoggia la propria sicurezza creativa. Lo scambio di frecciate e dispetti si spegne quando, sulla scia del malore di Willy, entrambi si sorreggono reciprocamente davanti al destino di dover chiudere i propri giorni recitando in una casa di riposo per vecchi attori.
Accanto a loro agiscono con convinzione Flavio Francucci nei panni del nipote di Willy, Eros Pascale, Chiara Stoppa e Emanuela Saccardi. Comè facile immaginare, lintensità dellapprovazione degli spettatori del Teatro Biondo di Palermo, ente che ha prodotto lo spettacolo, è stata dimostrata dallomaggio più efficace, alzandosi tutti in piedi per applaudire.
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