Da
vari anni, ormai, sulle scene teatrali il solido rapporto creativo tra Ottavia
Piccolo e Stefano Massini costituisce lesempio di uno stile originale, di una
particolare modalità per mantenere viva la memoria collettiva su tanti aspetti
controversi del mondo contemporaneo. La sapiente incisività dei drammi di
Massini trova nella recitazione ragionata della brava attrice un naturale
passaggio dalla pagina alla rappresentazione. Si pensi a Processo a Dio
(2007), unimplacabile interrogazione sullo sterminio nazista degli ebrei, a Donna
non rieducabile (2009) che ripercorre la tragica vicenda di Anna
Politkovskaja, a Enigma (2015) dove si offre uno sguardo acuto sul clima
intimidatorio nella ex Germania dellest. E, poi, di seguito, a 7 minuti (2016),
in cui si assiste a una serrata disputa sindacale sulla pelle delle operaie, a Occident
Express (2017-2019) sulle devastanti sofferenze dellemigrazione, a Eichmann
(2022) che testimonia linsana crudezza della “banalità del male”. Lulteriore
prova della loro vocazione civile è data ora dal testo Cosa nostra spiegata
ai bambini, rappresentata al Teatro “Carlo Goldoni” di Venezia – Teatro
Stabile del Veneto con lattenta regia di Sandra Mangini, le cesellature
sceniche della visual Raffaella Rivi, le appropriate musiche di Enrico
Fink, eseguite dal vivo dai sette solisti
dellOrchestra Multietnica di Arezzo (Massimiliano Dragoni, Luca Roccia Baldini,
Massimo Ferri, Gianni Micheli, Enrico Fink, Mariel Tahiraj). Un momento dello spettacolo © Teatro Stabile del Veneto Il lavoro di Massini prende le mosse dalla
vicenda politico-sociale di Elda Pucci, che è stata la prima donna a
ricoprire la carica di sindaco in una città-capitale grande e difficile come
Palermo. Il suo impegno di governo è durato meno di un anno, per lesattezza
359 giorni, tra il 1983 e il 1984, prima di essere sfiduciata dal suo stesso
partito, la DC, eppure è bastato a segnare la discontinuità con letà degli
scempi edilizi, delle collusioni con la mafia e della falsificazione dei
bilanci pubblici. Sono gli anni degli assassini del generale Dalla Chiesa, di
Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, dello scrittore Pippo Fava e del giudice
Rocco Chinnici, uccisione per il cui processo Elda decide di far costituire il
Comune parte civile. Nello stesso periodo sintensifica la lotta sanguinosa tra
le cosche, con gli Inzerillo, i Badalamenti, i Buscetta, prima dellavvento di Totò
Riina e dei corleonesi. Un momento dello spettacolo © Teatro Stabile del Veneto La struttura dello spettacolo si sviluppa lungo dieci
stazioni, ciascuna delle quali reca il nome di un bambino, perché Elda la
protagonista è la rispettata “Signora Dottoressa” dellospedale pediatrico, è
linstancabile medico che si reca nei tuguri dei quartieri degradati dalla
Vucciria allAlbergaria e alla Kalsa; a lei basta uno sguardo per comprendere
le fragilità e i malanni dei piccoli pazienti, prima di agire senza pregiudizi
aiutandoli oltre ogni limite, pagando di tasca propria cibo e medicinali per
Gegè, Ruggero, Nuzzo, Tatino e Sasà, oppure per bambine fragili e condannate al
declino come Melina, Angelina e Ninetta. Le storie dei picciriddi, che hanno già occhi da
adulto perché immersi fin dalla nascita nel male di vivere, rivelano anche le
devianze che impongono il culto dei soldi, il dilagare della droga, lo spirito
di sopravvivenza. È emblematico il racconto di Totò, il goffo ragazzino delle
campagne di Corleone, divenuto capofamiglia dopo la morte del padre dilaniato
nel recupero di una bomba “americana” per rivenderla, che inizia una carriera
criminale e carceraria che lo vedrà diventare il sanguinario Riina. Un momento dello spettacolo © Teatro Stabile del Veneto
Elda Pucci sosteneva che latteggiamento delle persone
dinnanzi allo strapotere di Cosa nostra poteva cambiare
solo se si fosse riusciti a spiegarla come si fa parlando ai bambini. La
scrittura esplicita e serrata, i segnali simbolici voluti dalla regia, la lucidità
delle proiezioni scenografiche, limmediatezza del commento musicale tendono a
rendere effettivo tale proposito, ma a governare tutto linsieme è la
sensibilità interpretativa di Ottavia Piccolo. A lei il compito di tracciare
scenicamente con la voce, il gesto, i silenzi, le fratture, la misura stessa
dellemozione che coinvolge gradualmente ogni singolo spettatore, prima di
ritornare sul palcoscenico per annodarsi in un abbraccio ideale, nel segno di
unutopia da rendere possibile oltre la traccia della memoria. E gli applausi
sono stati davvero travolgenti.
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