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L’imagery di UniVerse

di Gabriella Gori
  UniVerse: A Dark Crystal Odyssey
Data di pubblicazione su web 07/03/2024  

È simbolica e apocalittica la danza di Universe: A Dark Crystal Odyssey, l’ultimo lavoro di Wayne McGregor creato per la Company Wayne McGregor e presentato con successo al Teatro Valli di Reggio Emilia. Lo spettacolo, in tournée in Italia, ha debuttato a Londra alla Royal Opera House a maggio 2023 ed è un tipico esempio di danza engagée che contestualizza il linguaggio del corpo per riflettere sull’attuale crisi climatica con l’ausilio della tecnologia digitale e la forza delle immagini. 

Fonte di ispirazione è il film The Dark Crystal di Jim Henson e Frank Oz, una pellicola fantasy del 1982 girata interamente con «pupazzi animatronici e burattini», in cui come in un racconto mitico si narra della rottura del magico Cristallo della Verità ad opera di tre soli che ruotavano intorno al pianeta Thra. Nello spostarsi gli astri rompono questo scrigno salvifico dando inizio a una divisione razziale e a una mentalità manichea. Ai malvagi Skeksis si oppongono i mistici urRu e toccherà al giovane Jen, cresciuto ed educato dai Mistici, ricomporre il dark crystal recuperando un Frammento custodito dall’osservatrice astronomica Aughra. Dopo numerose peripezie e scontri tra le forze del Bene e del Male, si avvera la profezia e Jen riesce a ritrovare il Frammento e a ricostituire l’integrità della pietra. Magicamente il Cristallo riparato fonde gli Skeksis e i Mistici negli UrSkeks e su Thra ritorna l’ordine e l’armonia e la vita può ricominciare. Gli Urskeks si dirigono poi nello spazio e lasciano a Jen e alla sua amata Kira il Cristallo della Verità. Spetterà a loro ricostituire il nuovo mondo con la luce della magica pietra. 

McGregor per il suo spettacolo tiene presente la storia ma la “ecologizza” grazie alla drammaturgia di Uzma Hameed e così Thra diventa la nostra Terra ferita e bisognosa di essere salvata dalla proterva mano dell’uomo; lo scontro tra Skeksis e Mistici allude alle divisioni ideologiche e razziali che funestano la polis umana; gli UrSkeks simboleggiano una nuova umanità più giusta e responsabile che tiene conto delle diversità e le rende una risorsa.


Un momento dello spettacolo
© Andrej Uspenski 

«Noi siamo uni-verso, viviamo in un unico mondo» – afferma McGregor – ma qual è «il nostro Cristallo? Qual è l’Oscurità che ci minaccia? Dove sono i nostri eroi? Come possiamo trovare la salvezza?». Domande che questo pluripremiato e osannato dancemaker si pone e a cui tenta di dare una risposta con un concept creativo che cattura lo spettatore e lo immerge in una realtà altra, multimediale e virtuale eppure umana e terrena. 

Lo spettacolo si apre con una scena marina accompagnata dal rassicurante rumore dell’acqua, simbolo di vita, e dall’apparizione di un enorme pesce rosso che si muove libero nel suo ambiente naturale e verso gli spettatori, rapiti dallo slow motion tridimensionale. I danzatori, parte integrante di questo paradiso, rappresentano un universo di pace e prosperità che viene sconvolto all’improvviso dalla potente immagine del Cristallo che si disgrega, perde un Frammento e ci proietta in una dimensione apocalittica. Come in un documentario appaiono foreste infuocate, vaste desertificazioni, disastri ambientali, mentre la musica elettronica di Joel Cadbury accentua la distopia della situazione e lo straniamento è amplificato dai versi di Isaiah Hull che, come un mantra, denuncia lo scriteriato comportamento dell’uomo e ricorda che a pagarne il prezzo saranno le generazioni future. Anche per McGregor, però, esiste un barlume di speranza e alla fine, davanti a un albero della vita, un uomo e una donna si uniscono per dare inizio a una nuova umanità che ha ritrovato il senso della magica pietra filosofale. Quel Dark Crystal che potrà salvarci da noi stessi e sanare le ferite inferte alla nostra Terra. 

Pur nella farraginosità di alcuni passaggi, dati dall’incalzare di “quadri” in movimento e dalla continua e ipnotica sollecitazione visiva, restano impresse le sequenze metamorfiche, fra le quali quella assai suggestiva della medusa che nel dissolversi si trasforma in una foresta desertificata, e il modo in cui i ballerini si amalgamano con lo stupefacente film design di Ravi Deepres. Una fusione a cui concorrono i costumi e copricapi avveniristici di Philip Delamore e Alex Box e il cangiante lighting design di Lucy Carter.


Un momento dello spettacolo
© Andrej Uspenski 

L’azione coreografica si sostanzia nell’animazione digitale e i dieci danzatori (Winnie Asawakanjanakit, Rebecca Basset-Graham, Naia Bautista, Jordan James Bridge, Chia-Yu Husu, Hannah Joseph, Jasia Marshall, Salomé Pressac, Salvatore De Simone, Mariano Zamora Gonzalez) perdono la loro consistenza corporea per diventare soggetti animati dell’accadimento sinestetico. Una coppia in blu mima il movimento dell’acqua e un’altra danza davanti a una galassia; un trio in costume adamitico penetra il fascio di luce solare; un ensemble in leotard rosso fuoco si muove davanti ad alberi in fiamme; un altro in tute flou richiama il brillare delle stelle; un altro ancora nei disegni tatuati sulle membra riproduce le attorcigliate radici di un maestoso albero che si muove lentamente sulla scena. 

E in tutto questo non passano inosservati il piglio interpretativo e la tecnica dei protagonisti. La danza si fa potente e figurativa nel suo essere sinusoidale ed elicoidale, roteante e atletica e il fluire energico e dinamico di passi e legati sfida la velocità delle immagini con uno stile “transcontemporaneo” inconfondibilmente “mcgregoriano”.    

Universe: A Dark Crystal Odyssey è un monito e un appello affinché non tutto sia perduto. Convinti sono gli applausi del pubblico concorde con la presa di posizione ambientalista ed ecologista di Wayne McGregor.     



UniVerse: A Dark Crystal Odyssey
cast cast & credits
 



© Andrej Uspenski
Un momento dello spettacolo visto al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia il 21 febbraio 2024

 
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