Un nuovo trittico va in scena al
Teatro alla Scala e subito entusiasma il pubblico che applaude convinto e
soddisfatto. Un meritato successo per il Corpo di Ballo e per questo spettacolo
che assembla Reveal di Garrett Smith, Skew-Whiff di Sol León e Paul
Lightfoot e Memento di Simone Valastro. Autori diversi eppure affini
nellapproccio creativo che parte dallispirazione musicale e nella scelta del
linguaggio che manipola a loro piacimento la danza contemporanea. Un territorio
fatto di paesaggi coreografici differenti a seconda di chi li crea e li ritrae.
E non passa inosservato neppure lintento
divulgativo della Stagione di Balletto scaligera che, accanto a titoli del
repertorio classico e neoclassico, amplia lofferta con serate contemporanee e
mostra la versatilità dellorganico del Piermarini fatto di danzatori
formidabili sia nei ruoli apicali che in quelli secondari della gerarchia
tersicorea. Un merito da ascrivere al direttore Manuel Legris che continua a
far crescere i ballerini con il suo magistero direttivo e a mantenere alto il
profilo delle proposte ballettistiche.
A dare inizio alla serata è il
debutto di Reveal, una creazione dellamericano Garrett Smith creata nel
2015 per lo Huston Ballet e mai vista fuori dagli Stati Uniti. Unoccasione per
conoscere e apprezzare questo giovane dancemaker che, carico di onori
per le committenze del Bolshoi, del Mariinskij, del Norwegian National Ballet,
del Les Grands Ballet Canadiens, e imbevuto della lezione di maestri del calibro
di Kylián, Dawson, Forsythe, Pite, Ek, Duato, si distingue per la disinvoltura
con cui attinge al classico, al contemporaneo, al jazz, al modern, alla danza
urbana e alla tap dance.
Un momento dello spettacolo Reveal
© Brescia e Amisano
Musicalmente Reveal nasce
sulla terza parte del Double Concerto for Violin, Cello and Orchestra e
sul secondo movimento del Tirol Concerto for Piano and Orchestra di Philip
Glass in un dualismo contrastante che si riflette nella coreografia: la prima
parte potente, energica e vitale, la seconda tranquilla, posata e lenta. Pensato
per dodici interpreti, quattro donne e otto uomini, Reveal – come dice
Smith – «è un lavoro astratto» basato pirandellianamente sul gioco delle
maschere che siamo costretti ad indossare nella vita per esistere. Una
consapevolezza e una rivelazione – da cui il titolo – che porta Smith a
lavorare sul tema della crisi di identità e degli opposti, rappresentati
visivamente dal bianco e il nero dei costumi di Monica Guerra e delle luci
chiaroscurali di Michael Mazzola.
La contrapposizione emerge fin dallinizio
con la presenza di una ballerina in bianco con le scarpe da punta che duetta
con una ballerina in nero e in mezza punta. Una coppia che resta tale fino allarrivo
del gruppo maschile che alterna parti corali a un passo a tre con due uomini e
una donna e a un passo a due con un lui e una lei.
Un momento dello spettacolo Reveal
© Brescia e Amisano
Il fraseggio mostra il pastoso
eclettismo di Garrett che tiene conto anche delle capacità dei ballerini
chiamati a realizzare Reveal. «Un pezzo sartoriale – per usare le parole
di Smith – cucito come un costume sulle diverse personalità» degli interpreti. Dinamico
è il fluire dei legati, dei lifts, della gestualità significante, dei
viluppi di coppia in cui sfuma la differenza di genere per dare spazio a un
movimento respirato, fluttuante e scivolato in cui – sempre per citare Garreth –
emerge la «texture». Ovvero
«quella consistenza» performativa, quella coscienza del corpo artistico che le
Prime ballerine Martina Arduino, Alice Marinai e Virna Toppi, la Solista Agnese
Di Clemente, i Primi ballerini Marco Agostino e Claudio Coviello, i Solisti Gabriele
Corrado, Domenico Di Cristo, Mattia Semperboni, e Andrea Crescenzi, Andrea
Risso, Rinaldo Venuti del Corpo di Ballo mostrano di avere nella resa di questo
pezzo dal taglio sartoriale e visionario nel contenuto.
Del 1996 è Skew-Whift, un
cavallo di battaglia di Sol León e Paul Lightfoot che arrivano per la prima
volta alla Scala con tutto il loro portato di ballerini e coreografi del
Nederlands Dans Theater I. La compagnia dellAja di cui Lightfoot è stato anche
direttore artistico dal 2011 al 2020 e con Sol León coreografo residente dal
2002 al 2020. Un sodalizio iniziato nel 1989 e che ha raccolto leredità di due
grandi nomi della danza contemporanea olandese ed europea: Hans van Manen e Jiří
Kylián, entrambi indissolubilmente legati al NDT.
Un momento dello spettacolo Skew-Whift
© Brescia e Amisano
Skew-Whift, che significa fuori equilibrio, off balance o fuori
asse, è uno spassoso gioco di seduzione tra tre uomini e una donna sullouverture
della Gazza ladra di Rossini e trascina lo spettatore con la comicità
della situazione e lincontenibile energia della danza. Nel balletto, esaltato
dai ridotti e variopinti costumi di León e Lightfoot e dalle calde luci di Tom
Bevoort, si mischiano assoli e terzetto maschili, solo femminile e quartetto. Conturbanti
sono i corpi michelangioleschi del Solista Navrin Turnbull, di Darius Gramada e
Rinaldo Venuti dellorganico e la flessuosità seducente della Solista Maria
Celeste Losa. Ma la danza si fa umoristica con un piglio che ricorda lironia
leggera di Kylián e materica nei grovigli che rendono contemporanea la tecnica
classica e richiamano lespressionismo di van Manen. Alla fine i quattro,
stremati, cadono a pancia in giù in una scena esilarante che suggella questo
spiritoso e audace scherzo coreografico.
Un momento dello spettacolo Skew-Whift
© Brescia e Amisano
In prima assoluta arriva Memento
di Simone Valastro che torna al Piermarini dopo aver portato il duetto Arbakkinn
nella Serata Contemporanea a luglio del 2021. Diplomatosi alla
Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, Valastro ha spiccato il volo allOpéra
di Parigi dove ha avuto modo di esprimersi al meglio come ballerino e
sperimentarsi come coreografo, facendo di questultima inclinazione la sua
professione. Di solida formazione accademica, rafforza il suo credo artistico
assimilando la lezione di autori come Forsythe, Kylián, Ek, Preljocai, Bausch e
si impossessa a suo modo di stilemi estetici differenti. Una poetica versatile
che per il coreografo milanese poggia su un «continuo processo di scambio,
derivazione e contaminazione» e sulla musica come punto di partenza di una
danza ‘applicata a temi umani e universali.
Un momento dello spettacolo Memento
In Memento la musica di Max
Richter è contaminata nel finale dal brano Simple Song #3 di David
Lang, cantato da Sumi Jo, e
il titolo è tratto dal versetto della Genesi: «Memento, homo,
quia pulvis es, et in pulverem reverteris»
(Ricordati, uomo, sei polvere e nella polvere tornerai). Un monito che richiama
il pulvis et umbra sumus oraziano ma che in Valastro non ha niente di
escatologico perché il suo memento è rivolto allartista e alla sua
vita: lui esiste sul palcoscenico sotto i riflettori ma, una volta esibitosi,
ritorna a essere ombra nel buio e nella polvere delle quinte. Uno
«straniamento» visibile nellandirivieni dalle quinte dei ballerini e,
scenograficamente, nel loro apparire e sparire tramite due lubriche rampe,
posizionate sul fondo e nella buca dellorchestra e disegnate da Thomas Mika,
ideatore anche dei fascianti costumi color carne.
Illuminato dalle luci a effetto di Konstantin
Binkin, Memento si distende in un suadente continuum corale che
coinvolge trentaquattro elementi e sprigiona una corporeità e fisicità che
prorompono negli intrecci, nelle corse, negli spostamenti di gruppo, nelle
esibizioni solistiche rendendo quanto mai espressivo il linguaggio della danza
contemporanea.
Un momento dello spettacolo Memento
Un balletto di grande effetto
visivo ed emotivo che trova la sua perfetta esecuzione e significazione in
tutti i protagonisti capitanati dai Primi ballerini Nicola Del Freo, Marco
Agostino e Claudio Coviello, dalla Prima ballerina Antonella Albano, dalla
Solista Linda Giubelli, da Benedetta Montefiore dellorganico – una scoperta –
e dai tersicorei Gioacchino Starace, Frank Aduka e Saïd Ramos Ponce, e chiude
una serata contemporanea di indubbia qualità e sostanza.