Servi-padroni di una sempre più
invasiva informatizzazione, dal padre dellintelligenza artificiale e Nobel per
leconomia Herbert A. Simon sappiamo
che «la matematica – questa specie di pensiero non verbale – è il linguaggio
della scoperta. È lo strumento che utilizzo per arrivare a nuove idee. Questo
tipo di matematica è relativamente poco rigoroso, dispersivo, euristico.
Lesattezza delle soluzioni raggiunte col suo aiuto deve essere verificata».
Per altri «la matematica era un linguaggio di verifica. La salvaguardia per
garantire che le conclusioni erano esatte e che a esse si poteva arrivare in
modo rigoroso». «Non sono mai riuscito a persuaderli che bisogna arrivare alle
idee prima di poter garantire la loro esattezza, e che la logica della scoperta
è ben diversa dalla logica della verifica». «Naturalmente è questo punto di
vista che oggi prevale in economia e secondo me è un vero peccato per leconomia
e il mondo che sia così» (H.A. Simon, Modelli
per la mia vita, Milano, Rizzoli, 1992, p. 165).
Verifica è «controllo», scoperta
invece «acquisizione alla conoscenza e allesperienza umana di luoghi, nozioni,
fatti, oggetti, o anche di leggi, proprietà scientifiche, e sim., prima
ignorati» (Treccani, vocabolario online). Di controllo e non di scoperta, la
globalizzazione neoliberista è fallita.
Nel 1932-1936, al culmine della
Grande Depressione, Simon tentò col padre di allevare bestiame con erba,
terreno e tecnica ad hoc. «Il nostro fallimento fu la chiara dimostrazione, che
non ho mai più dimenticata, di come le teorie, non importa quanto plausibili ed
“evidentemente” valide, possano andare in pezzi di fronte alla dura realtà di
questo mondo». Il bestiame non mangiava quellerba. «Non cè dubbio che il
profondo scetticismo che avrei dimostrato nella vita di fronte allapriorismo delleconomia in generale
traesse origine da questa esperienza» (Simon, Modelli per la mia vita, cit., p. 73).
Più realista e «democratico del
New Deal, probabilmente condizionato dal discorso inaugurale di Franklin Delano
Roosevelt», nel 1937 fondò con altri alluniversità di Chicago il Progressive
Club, inviso alla rivista del campus: «Quel che più si avvicina a un punto di
vista comunistoide lo troviamo nel patrocinio di “Una legislazione per
proteggere il consumatore, aiutare il diseredato, promuovere la stabilità
economica, fornire un più adeguato sostegno allistruzione, operare una più
equa ripartizione della ricchezza e ridurre il dominio di coloro che godono di
privilegi politici ed economici sulla vita economica della nazione”. Più
significativi dei loro pro sono i contro dei Progressisti: opposizione a
qualsiasi forma di fascismo o comunismo, azioni intese a minare il processo
democratico, uso della coercizione e della violenza; istigazione alla lotta di
classe; fomentazione del malanimo in vista di una sollevazione rivoluzionaria”»
(Ivi, p. 182). I genocidi di Armeni turchi e Ebrei europei in due guerre mondiali
sempre più tecnologiche hanno avvalorato questo programma.
Nei primi anni Settanta, ricorda
poi Simon, invitato a cena, «allora del cocktail, tanto per ravvivare la
conversazione, dissi: “Immaginiamo che la tecnica dei computer si sia
sviluppata a tal punto da poterli allevare come bambini e che sia loro
possibile acquisire una cultura umana, e che lunica differenza tra bambini
computer e bambini in carne e ossa sia che i primi sono meno sensibili dei
secondi alle malattie fisiche e mentali. A quel punto si tiene un referendum
per decidere se le future generazioni dovranno essere di bambini computer o di
bambini in carne e ossa. Come votereste?”. Nella stanza cadde improvvisamente
un gelido silenzio. Marianne, la moglie di Jascha, la più cordiale e affettuosa
di tutti gli esseri umani, era chiaramente irritata. Pensai che mi avrebbero
cacciato senza cena. Gli scherzi che mettono alla prova i valori fondamentali
dellumanità non sono divertenti, specialmente se sfiorano troppo da vicino i
valori umani respinti dal nazismo, coi suoi esperimenti medici e il suo rozzo
disprezzo per la vita umana. Con la mia domanda io non avevo inteso sfidare
quei valori, ma solo offrire unoccasione per spiegarli. Ma evidentemente avevo
toccato un tasto molto sensibile che agiva su qualche corda in profondità. Mi
affrettai a fare marcia indietro e così ebbi la mia cena» (ivi, p. 163).
Non parlandone, quei valori sono
tuttora negati e interi popoli sono privati della cena e spesso della vita,
anche con la guerra in Europa e Medio Oriente, stragi di innocenti incluse. Nel
Mediterraneo ridivenuto un cimitero, il laboratorio Italia vagheggia il ritorno
alla lira, zattera di salvataggio di una economia al traino, logica
aziendalistica di governo nel mondo in cui già nel 1878 Charles Sanders Peirce, dipendente di U.S. Coast and Geodelic
Survey, capì che il governo è «addomesticamento del caso, cioè il modo in cui
eventi apparentemente casuali o irregolari sono stati riportati sotto il
controllo di leggi naturali o sociali. Il mondo non è diventato per questo più
incerto, al contrario» (I. Acking, Il
caso domato, Milano, Il Saggiatore, 1994, p. 12).
«Quello che voglio sapere è
quanto è affidabile la mia prossima inferenza,
non che il mio metodo di inferenza porta a conclusioni vere il più delle volte.
“Uninferenza particolare deve essere vera o falsa, senza coinvolgere delle
probabilità; quindi, se considerata in riferimento a un singolo caso preso
isolatamente, la probabilità può non avere alcun significato. Eppure, se una persona
dovesse scegliere tra lestrazione di una carta da un mazzo di venticinque
carte rosse e una nera, o da un mazzo di venticinque carte nere e una rossa, e
se lestrazione di una carta rossa contemplasse per lui la felicità eterna e
quella di una carta nera eterno dolore, sarebbe una follia negare che dovrebbe
preferire il mazzo con più carte rosse, anche se per la natura del rischio non
potesse ripeterlo. Non è facile riconciliare questo fatto con la nostra analisi
del caso”. La risposta data da Peirce è degna di nota. “Linevitabile
conclusione mi sembra essere che la logicità richiede inesorabilmente che i
nostri interessi non siano limitati. Non devono fermarsi al nostro destino
personale, ma comprendere lintera comunità. Questa comunità non deve a sua
volta essere limitata, ma comprendere tutte le razze e gli esseri con cui
possiamo entrare in relazione intellettuale mediata o immediata… Niente ci
impedisce nei fatti di nutrire la speranza,
o il pacato e benevolo augurio, che la comunità possa durare oltre qualunque
limite prefissato”». Ben prima della globalizzazione, «un uomo solitario e
burbero come Peirce sosteneva che il “ragionamento presuppone un sentimento
sociale”. Nella sua prima serie importante di saggi leggiamo che “questa
concezione comporta essenzialmente la nozione di una COMUNITÀ, senza limiti
definiti e capace di un aumento indefinito nella conoscenza”» (ivi, p. 318).
È la promessa tradita della
globalizzazione neoliberista.
«Solo i rendiconti bancari e i
registri dei crediti sono esatti, diceva Peirce, non le costanti della natura.
Smettiamola di cercare di modellare il mondo, come abbiamo fatto fin dai tempi
di Descartes, come se fossimo dei bottegai. Le “costanti” sono solo delle
variabili soggette al caso che si sono stabilizzate nel corso dellevoluzione
delle leggi». «La nostra capacità di compiere ricerche di natura astratta è
frutto dellevoluzione, ma il suo valore è irrilevante per la sopravvivenza.
Dovremmo piuttosto pensare che le capacità mentali si evolvano parallelamente
allevoluzione delle leggi delluniverso. Queste ultime possono essere scoperte
perché le nostre menti si sono evolute allo stesso modo. Peirce chiamava tutto
questo “amore evolutivo”» (ivi, pp. 321-322).
Siamo «entrati in una nuova fase
della storia umana; non la fine dei tempi, ma la fine di un tempo. Se dovessi
fermare sullorologio listante del passaggio, direi: Hiroshima, 1945» (J. Guitton, Il
mio secolo la mia vita, Milano, Rusconi, 1990, p. 8). Oggi dobbiamo
aggiungere: cambiamento climatico.
Peirce fu profeta della globalizzazione. I profeti sono necessari, anzi utili.
I profeti
è un volume pubblicato nel 1917 dal biblista e storico delle religioni Herman Gunkel, professore a Giessen (Firenze,
Sansoni, 1967). «La divina missione del profeta sarà riconosciuta dal
compimento delle sue parole» (ivi, p. 120) ed è «necessario, innanzi tutto,
determinare esattamente quali siano stati gli avvenimenti dellimmediato futuro
che egli ha annunciato» (ivi, p. 121). «Sfera peculiare dellattività dei
profeti è stata, infatti, la politica» (ivi, p. 153). Con Amos «la cosa
essenziale è che Dio vuole la giustizia» (ivi, p. 174). «Come Amos, così anche
il suo più giovane contemporaneo, Osea, predice la fine del popolo e della casa
regnante». «Anche per Osea, la vera ragione di questa terribile profezia sono i
peccati dIsraele. Ma, mentre Amos si scaglia con tutta la sua rabbia contro le
ingiustizie sociali della vita del popolo, Osea, con uno sguardo ancora più profondo,
comprende che la vera malattia dIsraele consiste nel fatto che, pur nominando
così spesso il nome di Yahveh, in realtà, esso serve Baal!» (ivi, p. 175).
Baal è, «presso i Semiti, nome o
epiteto della divinità concepita come proprietaria o protettrice di un luogo o
altrimenti caratterizzata» (Treccani, vocabolario online). Malata è la cieca
difesa dellordine esistente. Docente di economia alla New York School for
Social Research, Clara Mattei la
individua nella austerità instaurata nel primo dopoguerra. «Nel 1920,
Pantaleoni dichiarò apertamente che il processo decisionale politico non poteva
essere allo stesso tempo popolare e capace di portare a risultati
economicamente auspicabili. Il problema della democrazia politica era che la
gente non capiva quale fosse il suo vero interesse, dunque doveva essere tenuta
lontana dalle decisioni economiche per il suo stesso bene. A tuttoggi, le
politiche di austerità rimangono legate alla volontà di proteggere la
governance economica dallopinione popolare, di impedire alleconomia di
diventare politica» (C.E. Mattei, Operazione
austerità. Come gli economisti hanno aperto la strada al fascismo, Torino,
Einaudi 2022, p. 187). Oggi il laboratorio Italia sta coi produttori di
ricchezza – solo ascensore sociale il merito – e Banca dItalia e BCE ci
informano che il 5% delle famiglie detiene il 46% della ricchezza netta totale
(M. Merlini, La Repubblica delle
diseguaglianze, in «Collettiva», 12
gennaio 2024, on line).
Nel 2022 Mattei previde che
«laumento dei deficit pubblici dovuto al Covid richiederà nel prossimo futuro
una nuova austerità. Nel febbraio 2021 leconomista di Harvard Summers parlando
a Princeton dei rischi inflazionistici della proposta dellamministrazione
Biden di destinare uno stimolo in contanti alla popolazione degli Stati Uniti,
dichiarò pubblicamente che di tali stimoli “non vi [era] alcun motivo
economico” (intervista a “Bloomberg Wall Street Week”, 5 marzo 2021, minuto
55). Se i governi dovessero offrire alle famiglie “più di quanto necessitano”,
le spese di quelle famiglie turberebbero il delicato equilibrio delleconomia:
“[L]a propensione [delle famiglie della classe media] a spendere sarebbe molto
superiore alla propensione a spendere che solitamente gli economisti stimano
derivante dalla ricchezza che è alimentata dalle fluttuazioni del mercato
azionario”. Le spese di gente che non dovrebbe spendere, avverte in altre
parole Summers, provocherebbero un danno inflazionistico alleconomia dei ricchi».
«Non si tratta di idee sbagliate o irrazionali di per sé. Sono semplicemente
lespressione di una visione del mondo chiarissima, il cui primato è preservato
attraverso un progetto di austerità economica ormai secolare. Si tratta di una
visione del mondo che è solidamente fondata sulle teorie più tristi della
scienza triste, quelle che tengono le persone intrappolate allinterno dello
statu quo» (Mattei, Operazione austerità,
cit., p. 293).
Lo statu quo è che
«autodistruzione nucleare, progressivo degrado dellambiente a livello
planetario, terrorismo internazionale oppure mercato unico mondiale, diffusione
dei diritti umani, incontri tra civiltà diverse non rappresentano scenari
obbligati, ma la discussione su queste prospettive riguarda potenzialmente
tutti gli esseri umani, dovunque si trovino e comunque vivano. Per la prima
volta, lumanità ha o potrebbe avere un destino unico: da qui viene forse la
sfida più grande per la storia, la sfida a saldare frammentarietà e globalità»
(A. Giovagnoli, Storia e globalizzazione,
Roma-Bari, Laterza, 2017, p. 241). Sul sentiero etico tracciato dai profeti,
scientificamente disegnato da Charles Sanders Pierce e politicamente aggiornato
da Agostino Giovagnoli, lagenda è
quella indicata sessanta anni fa dallo storico Carlo M. Cipolla: «“istruire un selvaggio nelluso di tecniche più
avanzate non lo trasforma in una persona civilizzata, ma ne fa solo un
selvaggio più efficiente”. Il progresso etico deve accompagnarsi allo sviluppo
tecnico ed economico. Mentre insegniamo le tecniche, dobbiamo insegnare anche
il rispetto per la dignità e il valore e il carattere sacro della personalità
umana. Se non vogliamo che la fine sia peggiore dellinizio è necessario intraprendere
unazione urgente» (C.M. Cipolla, Uomini,
tecniche, economie, Milano, Feltrinelli, 1966, p. 142).
Sovrastatale e sovranazionale ma
non imperiale come Federazione Russa, Cina, USA, eredi della politica di
potenza nata in Europa, lUE trae forza dal libero consenso di noi elettori
europei, chiamati il prossimo giugno a decidere se rafforzare la democrazia o
lasciarla scadere a lobby interstatuale di servizio agli interessi dominanti.
Mattei (Operazione austerità, cit., p.
8) cita un illuminante passo di John
Maynard Keynes (da Reconstruction in
Europe, in «Manchester Guardian Commercial», 8 maggio 1922): «Anche se gli
economisti e i tecnici conoscessero il rimedio segreto, non potrebbero
applicarlo prima di aver persuaso i politici; e i politici, che hanno orecchie
ma non occhi, non si lasceranno persuadere fino a quando tale persuasione non
corrisponderà a un riverbero del grande pubblico». È il nostro caso.
LEuropa si conferma madre delle
rivoluzioni, vocazione faticosa ma appassionante, e positiva.
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