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La novità della tradizione nella Coppélia di Alexei Ratmansky

di Gabriella Gori
  Coppélia
Data di pubblicazione su web 09/01/2024  

In grande stile e con tutti i crismi il Teatro alla Scala inaugura la stagione di balletto inondandola di luce con l’accensione della Big Ballerina di Angelo Bonello, la messinscena della sfavillante première di Coppélia di Alexei Ratmansky e la luminosa presenza dell’étoile scaligera Nicoletta Manni. E per rendere conto di questa inaugurazione bisogna partire dalla cerimonia svoltasi nel ridotto Toscanini per presentare l’opera di light art di Bonello, una ballerina alta dieci metri posizionata nella terrazza del Piermarini, che ha illuminato la Scala e l’omonima piazza dal 17 dicembre al 7 gennaio 2024. Una celebrazione salutata da un festoso brindisi che ha visto la partecipazione dei vertici di gruppo A2A e del Teatro alla Scala, uniti per la realizzazione di questa installazione e chiamati a poggiare le mani su una grande palla che ha acceso la Big Ballerina. 

L’omaggio all’arte della danza e del balletto è poi continuato in teatro con l’attesa e applauditissima Coppélia nella nuova eppure classica versione firmata da Alexei Ratmansky e caldeggiata da Manuel Legris, il direttore del Corpo di ballo milanese. Un gradito ritorno per il coreografo russo-ucraino dopo i successi di Russian Seasons, Opera e Concerto DSCH, visti al Piermarini in Serata Ratmansky nella stagione 2013-2014, della Bella Addormentata allestita nella stagione 2014-2015 e del Lago dei cigni presentato nella stagione 2016-2017.


Un momento dello spettacolo
© Brescia e Amisano Teatro alla Scala 

Ecco che ad Alexei si riaprono le porte della Scala per far entrare la sua deliziosa Coppélia che si inserisce nella tradizione, a lui cara, dei moderni recuperi filologici intrisi del suo stile leggero, ironico e raffinato che privilegia la naturalezza e la spontaneità interpretative dei ballerini, mai disgiunta dalla solida e imprescindibile preparazione accademica. Una pratica coreutica che nasce dalla formazione e professione maturate in Russia al Bolʼšoj, in Ucraina nella compagnia dell’Opera Nazionale Taras Ševčenko, in Canada nel Royal Winnipeg Ballet, in Danimarca nel Royal Danish Ballet di Copenaghen, fino alla svolta direttiva del Balletto del Bolʼšoj dal 2004 al 2008. A cui si aggiunge il successo internazionale come coreografo residente dell’American Ballet Theatre dal 2009 e dall’autunno del 2023 il passaggio al New York City Ballet con lo stesso incarico. Una carriera invidiabile come ballerino, coreografo e direttore che poggia proprio sulla compresenza di scuole coreutiche differenti e sul loro originale sincretismo che si riversa in uno stile peculiare, “ratmanskyano” nell’approccio creativo a coreografie inedite, nella ripresa di storici balletti di repertorio e nell’approfondito studio della materia ballettistica. 

Coppélia non fa eccezione in quanto Ratmansky recupera l’archetipo di Arthur Saint-Léon, ispirato al racconto Der Sandmann (L’uomo della sabbia) di Ernest Theodor Hoffmann del 1815 ma privato degli aspetti più misteriosi e angoscianti, che andò in scena all’Opéra di Parigi il 25 maggio 1870 con il titolo Coppélia ou La Fille aux yeux d’émail. Uno spettacolo leggero in tre atti su musica di Léo Delibes e libretto di Charles Nuitter che fu accolto con immediato successo e sembrò esorcizzare l’imminente guerra franco-prussiana con le divertenti stranezze di Coppélius, uno strano mago e inventore di bambole meccaniche dagli occhi di smalto. Ratmansky ha poi presenti anche le due versioni di Coppélia di Marius Petipa. Quella originale russa in tre atti del 1884 rappresentata a San Pietroburgo, e che lui ha rintracciato nei quaderni della Sergeyv Collection ad Harward, una documentazione realizzata con il sistema di notazione della danza di Vladimir Stepanov del 1879, e quella sovietica in due atti che – come sottolinea – «è un’altra cosa rispetto al vero Petipa». Uno studio accurato a cui di sicuro non difetta la conoscenza delle particolari riletture di Roland Petit del 1975 e di Maguy Marin del 1994, ma certo troppo distanti dal suo modus operandi filologico e accademico.


Un momento dello spettacolo
© Brescia e Amisano Teatro alla Scala 

Dunque il coreografo crea la sua Coppélia con l’apporto della drammaturgia di Guillaume Gallienne, che mantiene la leggerezza narrativa di questa fabula pantomimica, con l’ausilio delle pittoriche luci di Marco Filibeck e con il decisivo contributo delle imponenti scene e della ricchezza dei costumi a Jérôme Kaplan che si è ispirato alla Galizia, dove è ambientata la vicenda di Saint-Léon. Una regione non lontana da Kjiv in Ucraina dove Alexei è cresciuto e che, dopo l’invasione russa, ha lacerato i suoi tria corda: quello legato a Leningrado dove è nato, quello ucraino dove è vissuto e quello moscovita dove si è formato. Una coincidenza non da poco che trasforma la sua Coppélia in un messaggio contro la guerra, dando al suo balletto un significato che va ben oltre il dettato coreografico. 

Alla musica di Delibes, che – come dice Ratmansky – «è molto dansante», rende giustizia l’ottima esecuzione dell’Orchestra della Scala diretta dall’esperta bacchetta di Paul Connelly e alla coreografia rende onore la bravura dei protagonisti Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, nei ruoli di Swanilda e Franz, di Christian Fagetti in quello dello svitato Coppélius, e dell’intero Corpo di ballo, compresi gli allievi della Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala. 

Il primo atto si apre sulla piazza di un paesino dove sul balcone di una casa l’anziano Coppélius sistema su una sedia una deliziosa bambola che, vista da lontano, sembra una bella ragazza intenta a leggere un libro. Swanilda, affacciata alla finestra della sua abitazione, se ne accorge e decide di andare a conoscere la coetanea che, però, non risponde al saluto. Swanilda se ne va contrariata mentre arriva Franz, il suo fidanzato, che scorge la “fanciulla”. Coppélius aziona un marchingegno dietro alla schiena di Coppélia che si muove e Franz le manda un bacio. Se ne accorge Swanilda che, in preda alla gelosia, lo maltratta mentre lui cerca di rassicurarla sul suo amore. Arriva il borgomastro per annunciare che il giorno dopo il signore del castello donerà alla chiesa del villaggio una campana e in quell’occasione le coppie che si sposeranno riceveranno una dote. Swanilda è in preda ai dubbi perché non è più sicura di Franz ma è distolta dai suoi pensieri da uno strepito che proviene dall’alloggio dell’affittuario. Tutti si preoccupano ma Coppélius con il suo modo di fare scontroso allontana i ragazzi del paese che, indispettiti, si prendono gioco di lui. Nel trambusto il burattinaio perde le chiavi di casa, Swanilda le trova ed entra nella casa con le amiche mentre Franz sale su una scala per entrare dal balcone.


Un momento dello spettacolo
© Brescia e Amisano Teatro alla Scala  

Questo primo atto, che nell’apertura paesistica ricorda l’inizio di Giselle, è per così dire “a schidionata” nel susseguirsi incessante di scene coreografiche che comprendono le variazioni di Swanilda e Franz, il loro passo a due e tutta la sequenza delle danze di carattere con la mazurka e la czarda o il valzer in un tripudio di festosi andirivieni, a cui fa da contraltare l’incantevole pausa del pas de la paille in cui Swanilda interroga la spiga sul suo amore e che richiama lo sfogliare della margherita di Giselle. 

Nicoletta Manni, nominata étoile l’8 novembre 2023 in occasione della prima della ripresa scaligera di Onegin, e al suo debutto come Swanilda, è a dir poco adorabile, piena di brio mentre sfodera con nonchalance una tecnica strabiliante e duetta con altrettanto savoir faire con Timofej Andrijashenko, perfettamente in ruolo nel mostrarsi un ragazzo sempliciotto e a tratti goffo e al tempo stesso un danzatore sicuro e sfrontato nei reiterati virtuosismi. Un carisma che non passa inosservato e conferma ancora una volta la levatura di questo Primo ballerino, degno partner e consorte di Nicoletta. Christian Fagetti rende caricaturale il suo inventore e mago da strapazzo, facendone comicamente un misantropo, tutto preso dalle sue misteriose diavolerie. Il corpo di ballo è perfetto nelle danze di gruppo e degne di nota sono le variazioni di Gaia Andreanò, Camilla Cerulli, Agnese Di Clemente, Marta Gerani, Giordana Granata, Asia Matteazzi, le amiche di Swanilda, e dei quattro amici di Franz: Domenico Di Cristo, Federico Fresi, Mattia Semperboni e Saïd Ramos Ponce

Nel secondo atto siamo nel laboratorio disseminato di fantocci meccanici creati da Coppélius. Swanilda cerca Coppélia e, una volta trovata dietro una tenda, scopre che è una bambola. Le sue amiche nel frattempo, come fossero nel paese dei balocchi, si divertono ad azionare gli automi quando l’arrivo improvviso del vecchio inferocito le fa scappare. Swanilda, sfumata la possibilità di fuga, si nasconde dietro Coppélia e decide di fare uno scherzo prendendo il suo posto. Franz, sorpreso in casa, viene accolto da Coppélius che gli offre del vino drogato con l’intento di addormentarlo e, grazie ai suoi incantesimi, di rubargli l’energia vitale per trasferirla nella sua creatura dagli occhi smaltati. Swanilda, nel momento in cui l’inventore fa la sua magia, inizia a eseguire movimenti meccanici e grottesca è la felicità del burattinaio che crede riuscito il suo esperimento. Ma è tutta una farsa che dura fino a quando Franz si risveglia e insieme alla fidanzata fugge lasciando il povero mago in preda allo sconforto e solo con il suo manichino.


Un momento dello spettacolo
© Brescia e Amisano Teatro alla Scala  

In questo secondo atto forte è la caratterizzazione pantomimica di Coppélius come si conviene a un ballet d’action ottocentesco, ma il suo ruolo di “beffato d’obbligo” richiama anche l’ilare e corrosiva atmosfera della Commedia dell’Arte e convincente è Fagetti nell’interpretare lo sciocco e presuntuoso fabbricante, incapace di distinguere tra realtà e finzione. Anche nel comportamento di Franz, giovane innamorato, si palesano i tratti della “commedia all’improvviso” che spiccano ancora di più nella vivacità irriverente di Swanilda – già mostrata nel primo atto quando con sfrontatezza mostra il didietro alla bambola – che rammenta la maliziosa astuzia di Colombina. Graziosa è la valse de la pupée ballata da Nicoletta in coppia con Christian, come pure la danza spagnola e scozzese in cui lei astutamente si esibisce sfuggendo alle attenzioni del giocattolaio e divertente è anche la corsa su posto di Franz. 

Nel terzo atto il clima è festante con l’arrivo in paese della campana e la pace di Swanilda e Franz davanti agli amici. A turbare la gioia ci pensa Coppélius che, sempre più indiavolato, chiede il risarcimento dei danni subiti nel suo laboratorio. Swanilda è disposta a cedere la sua dote ma il borgomastro decide di risarcire il fabbricante a patto che se ne vada. L’epilogo è un esaltante divertissement con le danze di gruppo infarcite dalle variazioni allegoriche ben interpretate da Linda Giubelli, la Maternità, da Navrin Turnbull, l’Amore, da Maria Celeste Losa, il Lavoro, da Rinaldo Venuti, la Discordia, con la gioiosa presenza degli allievi e allieve della Scuola di ballo dell’Accademia scaligera e con il magico pas de deux di Swanilda e Franz, pronti a vivere la loro vita all’insegna dell’amore e della felicità. 

Si chiude così in allegria la storia di una bambola e del suo inventore gabbato da Swanilda, una ragazza furba e intelligente che, nei panni di Coppélia, è la prima protagonista del balletto a muoversi come una marionetta – dopo di lei ci sarà la Ballerina di Petruška, un vero e proprio burattino – ed è anche il primo personaggio umano che si trasforma in un automa per ritornare a essere umano. Il mito romantico della creatura ultraterrena è ripreso per essere smitizzato: la Silfide alata è diventata una bambola meccanica e lo spirito di Giselle ha preso corpo in una sagoma di legno. Il cerchio si è chiuso e nuovi esiti narrativi e coreografici si apriranno per il balletto nel Novecento.

Un momento dello spettacolo
© Brescia e Amisano Teatro alla Scala 

In questa Coppélia è chiara fin dall’inizio la volontà di Ratmansky di essere in linea con la tradizione concedendosi solo il lusso di vivificare il linguaggio classico, anzi classicistico dei grand jetés, cabrioles, manèges, fouettés, pirouettes, con la modernità di passi en dedans, di guizzanti lifts, di port de bras in allongé, di épaulements fuori asse, intrisi di elegante ironia e sorprendente levità. 

Un successo più che meritato per un balletto che valorizza il repertorio scaligero con un’inedita eppure tradizionale versione di Coppélia ou La Fille aux yeux d’émail in scena alla Scala fino al 13 gennaio con differenti cast e messa in onda il 28 dicembre su Rai5 e poi rivedibile su Raiplay.




Coppélia
cast cast & credits
 


© Brescia e Amisano 
Teatro alla Scala

Spettacolo visto al Teatro alla Scala di Milano il 17 dicembre 2023

 
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