Mi fanno male i capelli (2023) di Roberta Torre è la storia di Monica, una giovane donna
che pensa di essere Monica Vitti (Alba
Rohrwacher). Monica sta
perdendo la memoria e confonde i suoi ricordi personali con quelli dei personaggi
interpretati dalla Vitti: in un mondo in cui tutto si dissolve, la donna trova
il modo di ridare senso alla propria vita prendendo in prestito i ricordi di
unaltra Monica, quella più famosa, vivendo in una bolla sotto la vigile protezione
del compagno Edoardo (Filippo Timi). Nel corso della narrazione la protagonista dialoga con Monica Vitti, e successivamente con Alberto Sordi, ripercorrendo così i momenti più iconici della storia del cinema italiano, dai capolavori di Antonioni con la cosiddetta tetralogia dellincomunicabilità (Lavventura 1960, La notte 1961, Leclisse 1962 e Il deserto rosso 1964), fino a Polvere di stelle (1973) dello stesso Sordi. Una scena del film
Mi fanno male i capelli diventa difatti un
omaggio al cinema italiano che stiamo dimenticando, una storia nella storia
nella quale lattuale Monica si relaziona con lo schermo attraverso una verace
intimità tentando di unificare i due mondi. La pellicola, intimamente
meta-cinematografica, è un omaggio struggente e poetico a un cinema classico di
qualità oramai scomparso, di cui la Vitti è emblema. Attrice dal talento straordinario, la Vitti parla ancora oggi raccontando una fragilità che non va intesa come debolezza, ma come forza e come possibilità per ogni spettatore di identificarsi in tutte quelle donne che lei ha interpretato nel corso della sua carriera.
La regista Roberta Torre rende centrale il tema della memoria ispirandosi alla
storia di Johnny Rotten (cantante
britannico del gruppo punk rock dei Sex Pistols) sposato con Nora Foster, venuta a mancare lo scorso
aprile. Nora F., a un certo punto della sua vita inizia ad avere vuoti di
memoria e il marito Johnny si dedica a lei in maniera totalizzante ponendola al
primo posto (proprio come accade nel film tra Edoardo e Monica), al punto che
non si ricorda di nessunaltro se non di lui. È proprio questo atto damore
silente che porta la regista a raccontare una storia di coppia in cui luomo è
colui che accudisce e protegge (come dichiarato dalla stessa Torre alla prima
del film in unintervista ad Andrea Morandi direttore del cinema Barberini di Roma).
Il titolo del film riprende la celebre battuta del film di Michelangelo Antonioni («Mi fanno male i capelli, gli occhi, la gola, la bocca») pronunciata proprio da Monica Vitti ne Il deserto rosso, Leone doro alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 1964. Tale battuta è ispirata a sua volta da un capoverso di una poesia di Amelia Rosselli: «La gorgiera mi stringe i capelli, la ingordigia nasconde / il vizio di stralunare gli occhi castani», pubblicata su «Il menabò di letteratura» nel 1963 e presentata da Pier Paolo Pasolini. Nel film di Antonioni la protagonista interpretata dalla Vitti si chiama Giuliana e la sua vicenda personale, ovvero la depressione con tentato suicidio e ricovero in un ospedale psichiatrico, rivela la difficoltà di adattarsi alla realtà di anime sensibili che vedono in modo diverso dagli altri il mondo. La citazione del descrive il malessere esistenziale che accomuna queste protagoniste di ieri e di oggi.
* Studentessa di Digital Humanities per la Storia dello Spettacolo nel corso di Scienze dello Spettacolo del Dipartimento SAGAS.
|