«Il mondo daffari post-pandemia è
drammaticamente altro dalle attese di ventanni fa. Un quarto del mercato azionario
globale è di imprese tecnologiche e il mix geografico è straordinariamente sbilanciato.
Dominano America e sempre più Cina con 76 delle 100 imprese maggiori. La quota
europea è caduta a 15 da 41 del 2000». «La formula magica ha molti ingredienti.
Un vasto mercato interno aiuta le imprese a realizzare rapidamente economie di
scala. Forti mercati di capitali, reti di investitori in capitali di rischio e
le migliori università riempiono i ranghi di nuove imprese. Cè una cultura che
esalta limprenditore. I magnati cinesi vantano letica “996” del lavoro: 9 mattina
9 sera 6 giorni la settimana. Elon Musk dorme in fabbrica. Soprattutto,
i politici aiutano la distruzione creatrice. Dal 2000 il governo cinese ha lasciato
le briglie sul collo agli imprenditori e licenziato 8 milioni di lavoratori di imprese
statali. La recente erosione del consenso politico è uno dei motivi che
potrebbe rendere insostenibile la posizione dominante dei due paesi» (The
world economy. The new
geopolitics of global business. China and America dominate like never before, in ibid.).
«La pandemia ha imposto di rivalutare il
contratto sociale specie nel ripartire i rischi tra persone, lavoratori e
stato. I pacchetti di stimolo fiscale legati a Covid-19 hanno fatto sembrare
pescetti anche gli interventi nella crisi finanziaria globale. Lespansione del
welfare state è stata la più importante che si ricordi. I salvataggi finanziari
governativi di cittadini, piuttosto che di banche, possono segnare un nuovo
capitolo di storia». «Nella nuova fase avviata negli anni Ottanta la
maggior parte dei paesi ha ridotto lintervento statale e trasferito i rischi agli
individui. Sono stati indeboliti i sindacati e, di più, le tutele sociali. E
nel privato la certezza di pensioni a prestazioni definite è stata sostituita
da incerte prestazioni a contribuzione definita. La quota di reddito reale, in
sostituzione della tipica pensione obbligatoria, nei paesi ricchi è calata in
media dell11% nel 2004-18. La quota sociale di edilizia è diminuita, i
controlli sugli affitti ridotti, le spese per la casa aumentate». «La pandemia
ha messo in luce […] la vulnerabilità di sempre più lavoratori non protetti, i
deficit di sicurezza e reddito di molti lavoratori indispensabili» e «pare aver
spostato lasse sulluniversalismo». «“Tamponare non basterà a combattere i
futuri shock”, avverte Anton Hemerijck di European University Institute.
“Si deve investire nella cura del bambino, nei talenti e nelle persone se si
vuole ancora uno stato sociale”» (Shelter from
the storm. Covid-19 has transformed the
welfare state. Which changes will endure?, in «The Economist», “Today”, 10 maggio 2021, on line).
«La situazione è così insolita che gli
economisti guardano alla storia per farsi unidea sensata del futuro. I
precedenti dicono che dopo sconvolgimenti massivi non finanziari come guerre e
pandemie, il prodotto interno lordo tende a rimbalzare. Ma offre tre altri
insegnamenti. Primo, se la gente pare volerne uscire e spendere, talora permane
lincertezza. Secondo, la pandemia incoraggia persone e imprese a cercare nuove
vie dazione, sovvertendo la struttura economica. Terzo, come mostra ad esempio
Les Misérables, spesso seguono sconvolgimenti politici con imprevedibili
conseguenze economiche». «Il picco dei conflitti sociali sembra a due anni da
fine pandemia. Vivi il boom venturo finché dura – fra non molto può esserci un
colpo di scena» (Money, machines and mayhem. What history tells you about post-pandemic booms, in «The Economist», “Today”, 26 aprile 2021, on line).
«La peste bubbonica uccise tra uno e due
terzi di europei nel XIV secolo. Covid-19 per fortuna non ha preteso tanto. Ma limpatto
demografico è probabilmente più grave dei circa 3 milioni di morti ora
attribuiti al Coronavirus, per la concomitante caduta delle nascite. Ad esempio,
15% circa in Cina e in USA tra febbraio-novembre nel 2020». «Un calo
demografico planetario parrebbe benvenuto date le sfide ambientali globali. Ma
meno persone può anche significare meno idee nuove e un futuro diverso dallimmaginario
degli ottimisti. Lumanità è giunta al miliardo solo nel 19° secolo, poi è rapidamente
cresciuta». «Per gli abitanti di un pianeta che si svuota, la maggiore
stranezza può essere lansia dei governi dei paesi oggi ricchi per la rapida crescita
demografica dei paesi in via di sviluppo. Che le economie avanzate non abbiano
investito con generosità nei talenti di miliardi di poveri del mondo potrà rivelarsi
esistenzialmente temerario» (Free Exchange. The economics of falling populations, in «The Economist», 27 marzo-2 aprile 2021, on line).
«Immaginate un investimento con un ritorno
del 17.900% in quattro anni. È un esborso iniziale del tutto tollerabile. Chi
perderebbe questopportunità? La risposta sembra stia alla riunione annuale, in
settimana, del G7, club di democrazie ricche. Se non riescono ad agire rapidamente
e a vaccinare il mondo contro Covid-19 perdono laffare del secolo. Non solo follia
economica, ma fallimento morale e disastro diplomatico» (Inoculation, inoculation,
inoculation. The West is passing up the
opportunity of the century, in «The
Economist», “Today”, 9 giugno 2021, on line). Così come le «lungaggini e i ritardi
della Regione Lombardia che hanno permesso al contagio di diffondersi moltiplicando
il numero delle vittime», «il fenomeno ha le sue premesse nellerrore, o meglio
nelloperato criminale, di una politica recente guidata da un rampante
neoliberismo che ha destrutturato la sanità pubblica a favore dellimprenditoria
privata e delle cliniche di lusso» (A. Prosperi, Tremare è umano. Una breve
storia della paura, Milano, Solferino, 2021, p. 12).
«Da queste vicende emerge confermata
lamara saggezza del celebre detto di Eschilo: “La verità ha sempre la
peggio in guerra”. E quello che è scoppiato intorno al virus e alla pandemia è
un vero conflitto, che ha per posta forti interessi economici e politici e
investe il confronto fra sistemi sociali e forme di potere. Così anche stavolta
la conoscenza della verità è destinata a scavarsi la strada nella battaglia per
la conoscenza e un cambiamento politico e sociale» (ivi, p. 13).
I conflitti non scoppiano per caso. Il
caso è stato domato.
Il caso domato è il titolo
italiano (Milano, il Saggiatore, 1994) di The
Taming of Chance di Ian Hacking (Cambridge, Cambridge University Press, 1990). «Letica è, tra le altre cose, lo studio di quel che
si deve fare. La probabilità non può dettare dei valori, ma è attualmente alla
base di ogni scelta pubblica ragionevole» (ivi, p. 5).
Hacking analizza il lavoro di Charles Sanders Peirce (1839-1914) nell«addomesticamento
del caso, cioè il modo in cui eventi apparentemente casuali o irregolari sono
stati riportati sotto il controllo di leggi naturali o sociali. Il mondo non è
diventato per questo più incerto, al contrario» (ivi, p. 12). «Quello che
voglio sapere è quanto è affidabile la mia prossima inferenza, non che
il mio metodo di inferenza porta a conclusioni vere il più delle volte. “Uninferenza
particolare deve essere vera o falsa, senza coinvolgere delle probabilità;
quindi, se considerata in riferimento a un singolo caso preso isolatamente, la
probabilità può non avere alcun significato. Eppure, se una persona dovesse
scegliere tra lestrazione di una carta da un mazzo di venticinque carte rosse
e una nera, o da un mazzo di venticinque carte nere e una rossa, e se
lestrazione di una carta rossa contemplasse per lui la felicità eterna e
quella di una carta nera eterno dolore, sarebbe una follia negare che dovrebbe
preferire il mazzo con più carte rosse, anche se per la natura del rischio non
potesse ripeterlo. Non è facile riconciliare questo fatto con la nostra analisi
del caso”. La risposta data da Peirce è degna di nota. “Linevitabile
conclusione mi sembra essere che la logicità richiede inesorabilmente che i
nostri interessi non siano limitati. Non devono fermarsi al nostro destino
personale, ma comprendere lintera comunità. Questa comunità non deve a sua
volta essere limitata, ma comprendere tutte le razze e gli esseri con cui
possiamo entrare in relazione intellettuale mediata o immediata… Niente ci
impedisce nei fatti di nutrire la speranza, o il pacato e benevolo
augurio, che la comunità possa durare oltre qualunque limite prefissato”». «Un
uomo solitario e burbero come Peirce sosteneva che il “ragionamento presuppone
un sentimento sociale”. Nella sua prima serie importante di saggi leggiamo che “questa
concezione comporta essenzialmente la nozione di una COMUNITÀ, senza limiti
definiti e capace di un aumento indefinito nella conoscenza”» (ivi, p. 318).
«Solo i rendiconti bancari e i registri
dei crediti sono esatti, diceva Peirce, non le costanti della natura.
Smettiamola di cercare di modellare il mondo, come abbiamo fatto fin dai tempi
di Descartes, come se fossimo dei bottegai. Le “costanti” sono solo delle
variabili soggette al caso che si sono stabilizzate nel corso dellevoluzione
delle leggi» (ivi, p. 321). «La nostra capacità di compiere ricerche di natura
astratta è frutto dellevoluzione, ma il suo valore è irrilevante per la
sopravvivenza. Dovremmo piuttosto pensare che le capacità mentali si evolvano
parallelamente allevoluzione delle leggi delluniverso. Queste ultime possono
essere scoperte perché le nostre menti si sono evolute allo stesso modo. Peirce
chiamava tutto questo “amore evolutivo”» (ivi, pp. 321-322).
È lamore di Justus von Liebig che nel
1844 «supplica i suoi contemporanei: “Colui che non trova più posto al tavolo
della società, non si rassegna così semplicemente a morire di fame; in piccolo
diventa ladro o assassino, o emigra in massa, o diviene un conquistatore. Ogni
pagina nella storia del mondo mostra il terrificante effetto di questa legge
tremenda nei fiumi di sangue con cui luomo dovette abbeverare la terra, che
non riusciva a mantenere feconda”. Il compito dei tempi futuri è mantenere la
fecondità del campo e aumentarla, e far cessare le stragi degli uomini!». «I
suoi Chemische Briefe, a partire dal 1844, nel supplemento della «Allgemeine
Zeitung» edita da Cotta, diventano esemplari per la cultura tedesca». «“La
chimica parla un linguaggio incomprensibile, in latino e tedesco, ma nella
bocca di Liebig diviene capace di esprimersi”» (F. Heer,
Europa madre delle rivoluzioni, Milano, Il Saggiatore, 1968, vol. II, p.
545). «Nel 1870, gravemente ammalato, scrive: “Trovo
che tutto è ordinato con sì infinita saggezza, che la questione di che cosa
sarà di me dopo la fine della vita non minteressa per nulla. Ciò che sarà di
me, sarà certo il meglio, sono semplicemente tranquillo”» (ivi,
p. 546). La tranquillità del cittadino di «“una COMUNITÀ, senza limiti definiti
e capace di un aumento indefinito nella conoscenza”» (Hawking,
The Taming of Chance, cit., p. 318).
«Di fatto, in questo tempo ansioso, il
futuro si colora delle più diverse e smisurate speranze: quante ne propone un
mondo che – solo apparentemente globalizzato – resta, come scrisse Antonio
Gramsci, sempre e ancor più di prima “grande e terribile”» (Prosperi, Tremare è umano, cit., p. 149). Tra globalismo
e sovranismo che pretendono di salvarlo luno dallaltra, ma sono due varietà
dello stesso odio per i diritti e le libertà di noi cittadini della COMUNITÀ mondiale,
la sola che può domare il caso della pandemia. A fatica la stiamo costruendo in
UE, eredi di peste nera, guerre di religione, Leviatano, leggi di sterilizzazione
e eutanasia di massa, campi di sterminio, due guerre mondiali e vari genocidi.
Oggi invischiati in Libia nei campi di detenzione di rifugiati, abbiamo molta
strada da fare, ma «è diventato sempre più chiaro che ciò che avviene fuori dei
nostri confini non può più essere trattato come qualcosa che non ha nulla a che
fare con la vita quotidiana dei nostri paesi» (I. Kershaw, LEuropa nel
vortice. Dal 1950 a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2020, p. 702).
Contro Covid-19 dobbiamo vaccinare la
COMUNITÀ-mondo, nostro interesse esclusivo e perciò inclusivo perché, Cina compresa,
«lo Stato è ormai tenuto a considerare sé stesso unimpresa, tanto al suo
interno che nei rapporti con gli altri stati» (P. Dardot-C. Laval, La
nouvelle raison du monde. Essai sur la société néolibérale, Paris, La
Dècouverte, 2010, p. 458). In competizione tra loro come i tacchini portati a
spalla da Renzo, con le «teste spenzolate, le quali intanto singegnavano a
beccarsi luna contra laltra, come accade troppo spesso tra compagni di
sventura» (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. 3).