Grazie
allamico che mi segnala questo passo di Alberto
Righetto: «la sentenza
che in un certo senso ha messo sullo stesso piano nazismo e comunismo ha diviso
gli storici e i politici ma, seppure carente in vari passaggi, ha avuto il
merito di rilanciare la questione di una memoria storica condivisa a livello
europeo rispetto ai totalitarismi europei già esistenti del Novecento» (R. Righetto, Prefazione
a Novecento addio. La risoluzione europea sui totalitarismi: un dibattito,
a cura di R. R., Milano, Medusa, 2020). Lamico commenta: «Ben poca cosa
credo siano i neo nazisti nostrani anche se sfruttano le nuove tecnologie, al
confronto». Vero, e condiviso, è anche il futuro, europeo e globale.
«Una delle principali conseguenze della Rivoluzione Industriale è stata la
riduzione del costo e laumento della velocità dei trasporti. Le distanze si
sono ridotte ad un ritmo stupefacente. Giorno per giorno il mondo sembra
diventare sempre più piccolo e società che da millenni si ignoravano
praticamente a vicenda si trovano allimprovviso a contatto – o in conflitto».
«Nel nostro modo di agire, sia nel campo politico che in quello economico, sia
nel settore della organizzazione sanitaria che in quello della strategia
militare si impone un nuovo punto di vista. Nel passato luomo ha dovuto
abbandonare il punto di vista cittadino o regionale per acquisirne uno
nazionale. Oggi dobbiamo uniformare noi stessi e la nostra maniera di pensare a
un punto di vista globale» (C.M. Cipolla, Uomini, tecniche, economie,
Milano, Feltrinelli, 1990, p. 5). Ultima solo in ordine di tempo, la pandemia
Covid-19 lo conferma.
Braccia e gambe globali richiedono intelligenza morale
e politica globale, e la pandemia Covid-19 ci scuote brutalmente dallipnosi di
una globalizzazione neoliberista iniqua e scriteriata che svuota la democrazia
e le sue istituzioni, ONU inclusa. La pandemia ci chiude, personalmente e
socialmente, in anguste e alla lunga asfissianti reti digitali, già
pseudo-liberatorie e ora catacombali nella crisi delle istituzioni democratiche
prodotta dal populismo diffuso dalle stesse reti e complice della pandemia. «Con
Dario Antiseri potremmo dire che il
populismo è quella concezione della politica in cui si stabilisce un legame
mistico tra ciò che il popolo pensa e spera e ciò che il capo teorizza. Il
carattere mistico di tale legame consiste nel fatto che alcuni si ritengono i
puri, i migliori, gli eletti e tutto il resto è putridume, marciume; in
pratica, una setta con un dogma, una verità inconfutabile, e, nel momento in
cui il capo cambia opinione, ecco che fatalmente cambia anche la verità e si assume
un nuovo dogma» (F. Felice, Il populismo
e i nodi irrisolti della politica, in «Avvenire», “Agorà”, 5 febbraio 2021, p. III, recensione a A.
Barbano, Una proposta politica per cambiare lItalia, Milano, Mondadori,
2021). Xi Jinping Trump Johnson Bolsonaro…
e caserecci sprezzatori di mascherine e divieti di assembramento hanno favorito
la pandemia ignorando annosi richiami dellOrganizzazione Mondiale della Sanità
e della Banca Mondiale alla necessità, più che al dovere, di fronteggiare uniti
lo scontato ritorno dellepidemia dopo quella del 2002-2004 da coronavirus
SARS-CoV diffuso in ventisei nazioni.
Il neoliberismo ha bloccato il cammino di
intelligenza morale e politica, indicato nel 1962 da Cipolla e avviato nei Trenta Gloriosi: «nel settore dellorganizzazione
sanitaria» «oggi dobbiamo uniformare noi stessi e la nostra maniera di pensare
ad un punto di vista globale». Della sanità è rimasto globale solo il
business. «La grande torta dei vaccini anti-virus. Alle Big Pharma 50 miliardi
in un anno» titola linchiesta di Matteo
Civillini e Gianluca Paolucci su
«La Stampa» (7 febbraio 2021,
p. 11). Il mercato qui non funziona e, nonostante i finanziamenti pubblici avuti
per i vaccini, la «logica delle grandi imprese farmaceutiche è ridurre le spese
e mantenere il controllo sulla produzione. Tanto peggio se questo vuol dire che
non ci sono vaccini per tutti», spiega Gaëlle
Krikorian, esperta di proprietà intellettuale (LOMC pourrait décider que la propriété intellectuelle ne sapplique
pas aux produits Covid-19, in «Le
Monde», 11 febbraio 2021, on line). LOrganizzazione Mondiale del
Commercio può sospendere i brevetti, ma, ostacolata da Trump, solo ora ha il nuovo
presidente, donna e africana (proverbio africano: «fin che i leoni non avranno
i loro propri storici, le storie di caccia glorificheranno i cacciatori»).
In UE, scrivono la presidente Ursula von der Leyen e il commissario alleconomia
Paolo Gentiloni, «abbiamo investito
in anticipo 2,7 miliardi di euro, senza contare gli svariati miliardi che lEuropa
investe ogni anno per lecosistema di ricerca che rende possibili tali
successi. Ci aspettiamo dunque che i cittadini europei possano beneficiare di
questo investimento europeo». «Era la cosa giusta da fare: restare uniti nella
lotta contro il virus, lavorando a livello europeo per contrastare un virus che
non conosce confini» (Maxi investimenti,
sicurezza, rigidi accordi. Ecco il piano per vaccinare tutta Europa, in «Il
Giorno», 7 febbraio 2021, p. 11).
Ma oltre le carenze logistiche e di materie
prime per globale impreparazione, i continui ritardi nella consegna contrattata
dei vaccini dimostrano che la solidarietà tra ricchi europei non basta finché «la logica delle grandi imprese
farmaceutiche è di ridurre le spese e mantenere il controllo sulla produzione.
Tanto peggio se questo vuol dire che non ci sono vaccini per tutti» (Krikorian, LOMC pourrait décider que la propriété intellectuelle, cit.). «Bisogna sperare che i vaccini arrivino
in tempo. Ma bisogna chiaramente convenire che in situazioni di crisi sanitaria
il segreto dei contratti commerciali tra poteri pubblici e grandi laboratori
non ha fondamento e si ritorcerà inevitabilmente contro chi così si crede protetto.
Quando la salute di tutti è in gioco non ci sono regole del commercio che
tengano» (A. Hatchuel, Secret commercial
versus urgence sanitaire, in «Le
Monde», 11 febbraio 2021, on line). Quando è in gioco la salute di tutti, il
commercio sulla salute degli esseri umani è commercio di esseri umani.
Immunologa, Antonella
Viola ci aiuta a capire: «Israele è stato molto rapido a organizzarsi ma
conta appena nove milioni di abitanti, meno della Lombardia, e si è assicurato
le dosi necessarie di vaccino Pfizer in cambio di un ampio database sugli
effetti dellimmunizzazione della popolazione. Non ci sono stati problemi di
approvvigionamento come stiamo subendo in Europa. È anche vero che il Regno
Unito procede spedito ma non lo prenderei ad esempio perché hanno cambiato i
protocolli, fanno sperimentazioni, ritardano la seconda dose, scelta
questultima che potrebbe portare alla comparsa di varianti dal momento che con
una dose fornisco una quantità di anticorpi neutralizzanti non sufficiente a
bloccare il virus. Rischiano dunque di essere facilitate quelle varianti che
non sono riconosciute dagli anticorpi somministrati» (Varianti e contagio: perché i Paesi che vaccinano di più restano in
lockdown, in «Corriere della sera»,
11 febbraio 2021, p. 16).
Ecco perché «in questo mondo sempre più
globalizzato circola, anche attraverso la rete, il desiderio di democrazia». «Mai,
nei trentanni successivi alla caduta dei comunismi in Europa, e alle grandi
speranze che lavevano accompagnata, la democrazia nel pianeta è stata così
debole. Eppure, in molti paesi, sotto i riflettori dei grandi media o quasi
ignorate, si susseguono le manifestazioni di protesta che pure i dimostranti
pagano care, con arresti di massa, carriere spezzate, rappresaglie sulle
persone e sulle famiglie». «Daltra parte proprio nellepoca delle reti e
nonostante il Covid, si tratta di manifestazioni di piazza, è lo spazio fisico
delle strade che viene scelto come teatro dello scontro, è nelle piazze che si
dà prova non solo del dissenso, ma soprattutto del coraggio che queste sfide
richiedono». «È difficile che Davide batta alla fine Golia, ma sarà bene
ricordarci in futuro da che parte sono stati i nostri governanti guardando alle
risposte che gli stati democratici soprattutto occidentali e dellUE danno a
volte timidamente nei confronti di questi potenti» (P. Ortoleva, Dalla Turchia allEgitto: lo strabismo
occidentale di fronte ai diritti negati, in «Il secolo XIX», 7 febbraio 2021, on line). In effetti,
nella nostra cultura «il Signore
non salva per mezzo della spada o della lancia» ed è Davide che batte Golia (I
Sam. 17, 44-47).
Davide e Golia si confrontano in
uno scontro di intelligenza morale e tecnica, oggi responsabilità anzitutto dellEuropa,
matrice delle dittature sovietica e nazifascista e prima del liberalismo che, dopo
il crollo sovietico, è mutato in dittatura del mercato cosiddetto libero dove,
nel vuoto politico globale, ognuno si fa i fatti suoi e sola regola sono gli affari
dominanti fin che dominano. In pandemia ecco il bitcoin, moneta elettronica “fai da te” che esiste acquistandola e cresce
di valore a piramide – di Ponzi – se
e finché sempre più gente ne è attratta, in unaccelerazione continua. Con al
vertice Elon Musk, la piramide bitcoin vola verso il cielo dove una
Tesla Y base costerà un bitcoin, se e
quando sarà. «Elon Musk è un boss “stregone”. Al fondatore di Tesla è bastato
annunciare lunedì 8 febbraio che la sua società ha comprato in gennaio 1,5
miliardi di dollari (1,25 miliardi di euro) di bitcoin, e prevede di accettarli
in pagamento delle sue auto elettriche, per far volare il corso della prima
criptovaluta. Ha superato i 45.000 dollari, un solo bitcoin basterà ad acquistare
una Tesla Y base, quando sarà» (M. Bezat, Elon
Musk, “troll” de patron, in «Le
Monde», 11 febbraio 2021, on line). Ma, avverte «The Economist», “Today”, «Musk ha forgiato la sua reputazione
di David ribelle contro le élite di Detroit e Wall Street. Ora però è un Golia:
luomo più ricco del mondo che gestisce la più valutata impresa di auto.
Interpretare i due ruoli può essere un gioco pericoloso. Lo è ancor più perché
Musk è unicona culturale, perciò più vulnerabile ai cambiamenti dei gusti sociali
– che online possono mutare in un istante» (Schumpeter. The cult of an
Elon Musk or a Jack Ma has its perks–but also perils, in «The Economist», “Today”, 10 febbraio 2021, on line).
Come sempre, bisogna
capire.
Il bitcoin vola come il «canarino in
fondo alla miniera e segnala laccumulo di grisou prima che a contatto con
laria esploda». Qui è il denaro regalato dalle banche centrali al mercato dopo
la crisi del 2007 e, «troppo abbondante, non sa più dove piazzarsi, incitando
gli investitori a precipitarsi su tutto ciò che brilla, mentre aggrava le
diseguaglianze tra detentori del capitale e resto della popolazione» (S. Lauer,
Bitcoin: le canari au fond de la mine,
in «Le Monde», 23 febbraio 2021,
on line).
Un grazie particolare, perciò, allamico
che mi ha segnalato (e regalato) Autorité et Bien Commun (Genève, Ad
Solem, 2015) scritto nel 1941-1942 da Gaston
Fessard, che nella prefazione alledizione italiana del 1947 fa il punto su
una cruciale questione di intelligenza morale e tecnica oggi in sé evidente, anche
se stentiamo a capirla: «quali che possano essere lavvenire e lesito del
conflitto tra comunismo e liberalismo, una cosa è certa: la storia non
retrocederà per riportarci ai tempi in cui il Bene comune nazionale di ogni
nostro paese si poteva determinare senza esplicito riferimento a quello
dellintera umanità» (p. 227). È la chiave di volta del governo globale, senza
il quale Covid-19 sembra più forte di noi, mentre nella crescente, sempre più
ingiusta asimmetria tra ricchi e poveri, il frammentato insieme di poteri
nazionali a sua volta risponde sempre più con violenza alla legittima,
sacrosanta, sempre più forte domanda di giustizia, che nellUE ha una prima casa
comune costruita sulle rovine di due guerre mondiali.
Nella seconda, «in mancanza del
preannunciato annientamento, il paese subì ugualmente una scossa emotiva
altrettanto violenta, provocata dallo sfollamento, al momento dellentrata in
guerra, di più di un milione e venticinquemila persone, tra donne e bambini.
Una parte degli sfollati proveniva dagli slums di Londra, di Liverpool, di
Glasgow, di Birmingham, di Manchester, e la gente che, in teoria, conosceva i
problemi delle “famiglie difficili”, delle aree depresse, delle “popolazioni
arretrate” si trovò, dalloggi al domani, a contatto diretto e brutale con la
realtà». «Il primo bersaglio della gente furono dunque gli sfollati». «Si
diceva che, per evitare quellorrore, i signori avevano chiuso casa e erano andati
a stare allalbergo. Allora il paese si fece un grande esame di coscienza, e
lInghilterra liberale – e non sarà la prima né lultima volta durante la
guerra – si levò a difesa dei derelitti e la gente cominciò a chiedersi come si
fossero potute permettere condizioni di vita tanto miserabili. Buona parte dei
consensi che la gente comune, appartenente a ogni partito politico, diede
durante e dopo la guerra alla legislazione del benessere, si spiegano appunto
con la violenta emozione provata personalmente in quei primi mesi di
sfollamento» (L. Thompson, 1940: Londra brucia, Torino, Einaudi, 1968,
p. 21). E dalla democrazia
è nata la società del benessere.
Oggi come allora «è a partire dal Bene
comune universale che il cittadino dovrà cercare di discernere se gli ordini
che gli giungono vengono da unautorità legittima o da un potere illegittimo,
per obbedire a quella e resistere a questo» (Fessard, Autorité et Bien
Commun, cit., p. 224). In nome di quellautorità Davide resiste a Golia e
cambia la sorte nostra e del mondo.
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