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La classe e l’eleganza a capo del Balletto scaligero

di Gabriella Gori
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Data di pubblicazione su web 21/12/2020  

Il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano ha un nuovo direttore. Il 1° dicembre 2020 con un comunicato di “benvenuto” il Teatro ha reso nota la nomina del ballerino e coreografo parigino Manuel Legris che ha esternato la sua contentezza sul profilo social. «Oggi è un grande giorno, ufficialmente sono il nuovo direttore del Balletto alla Scala di Milano. È un grande onore anche in questi tempi difficili iniziare a lavorare con questi meravigliosi ballerini, un nuovo team e in questo prestigioso teatro. Buona fortuna a tutti».

È vero i tempi sono difficili nell’era Covid-19, eppure il mondo della danza italiana non si ferma e, anzi, va avanti dritto per la sua strada. Basti pensare alla designazione di Wayne McGregor a direttore della Biennale Danza avvenuta a fine ottobre e ora, a distanza di poco più di un mese, quest’altro prestigiosissimo incarico a capo del Balletto scaligero.

E la presenza di Legris si è fatta subito sentire e vedere nella neoclassica Verdi Suite creata per le prime ballerine Marina Arduino e Virna Toppi, il primo ballerino Claudio Coviello e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo, in occasione dell’evento A riveder le stelle del 7 dicembre cha ha inaugurato la stagione del Piermarini in diretta su Rai 1. Una serata inedita, senza pubblico in sala, tra musica, danza, prosa e poesia per la regia di Davide Livermore e la direzione d’Orchestra di Riccardo Chailly. Un viaggio attraverso le pagine e le parole di compositori e autori italiani e straneri, interpretate da potenti voci della lirica e della prosa, accompagnate dalle coreografie di Legris, Rudolf Nureyev, Massimiliano Volpini, e dall’esibizione dell’étoile Roberto Bolle e dei primi ballerini e solisti del Corpo di Ballo milanese.

Manuel Legris arriva alla Scala da paladino della danse d’école e da “scudiero dei classici” con un bagaglio professionale di valore inestimabile sia come artista che come direttore e se dovessimo rappresentarlo in due parole, prontamente diremmo classe ed eleganza. Classe ed eleganza nei modi e nel suo essere tersicoreo di cui ben si avvide Nureyev quando nel 1986, in qualità di direttore del Balletto dell’Opéra di Parigi, nominò étoile questo giovane formatosi alla Scuola di Danza dell’Opéra e cresciuto nelle fila dell’omonimo Corpo di Ballo, in cui era entrato nel 1980.

Da quel fatidico ’86 suoi sono stati tutti i ruoli più significativi del repertorio classico e moderno e nel suo carnet figurano i maestri della coreografia: da Petipa a Fokin e Lifar, da Ashton a McMillan e Tudor, da Balanchine a Robbins, Tharp, e Brown, da Béjart a Cranko e Petit, dallo stesso Nureyev a Rudi van Dantzig e Forsythe, da Kylìan a Neumeier e Preljocaj. Una carriera folgorante, densa di soddisfazioni e ricca di applausi che lo porta a lasciare l’Opéra di Parigi a maggio 2009 per esibirsi come ospite nei più importanti teatri europei, asiatici e americani, e a diventare nel 2010 direttore dello Staatsballet di Vienna e dell’Accademia di Danza della Staatsoper. Una direzione durata fino a quel novembre 2020 che lo ha visto curare la ripresa di titoli storici: Don Quixote, La Sylphide, Lo Schiaccianoci, Il lago dei cigni, Le corsaire, Sylvia; cimentarsi nella coreografia con Donizetti pas de deux del 2011 – e Verdi Suite del 2020 –; e occuparsi delle varie edizioni dei Nureyev Gala in cui si è anche esibito.

Non solo ma Manuel Legris fa il suo ingresso al Piermarini carico di allori: il Premio Nijinsky (1988), il Benois de la Danse (1998), il Nijinsky Award (2000), il Prix Léonide Massine (2001), nonché investito di riconoscimenti. È Chevalier des Arts et de Lettres dal 1993, Officier des Arts et des Lettres dal 1998, Chevalier de l’Ordre National du Mérite dal 2002 e Chevalier de la Légion d’honneur dal 2006; a Milano si ricongiunge a Dominique Meyer, già sovrintendente dell’Opera di Vienna e ora del Teatro alla Scala.

Il neodirettore succede al nizzardo Frédéric Olivieri che riprende la direzione della Scuola di Ballo della Scala e lascia quella del Corpo di Ballo, guidato dal 2002 al 2007 e dal 2016 al 2020, con la «riconoscenza del Teatro per l’impegno, la professionalità e la grande energia creativa che in questi anni ha dedicato alla direzione della compagnia scaligera». Senza dimenticare – aggiungiamo noi – la lungimiranza artistica che ha portato Frédéric a coinvolgere Manuel nell’allestimento di Sylvia, il balletto a serata intera di Legris, realizzato in coproduzione con la Scala e andato in scena a dicembre 2019 per l’inaugurazione della stagione coreutica del Piermarini. Un ballet d’action memorabile, vincitore del Premio Danza&Danza “come migliore produzione classica dell’anno”.

Un coinvolgimento contraddistinto ancora dal nome di Nureyev che ha nominato Legris étoile del Balletto dell’Opéra di Parigi e, cinque anni prima, nel 1981 Olivieri Solista. Un altisonante cognome che li accomuna e ritorna nell’ultimo atto e non solo della gestione Oliveri e nel primo di quella di Legris.

La pandemia ha cancellato il Lago dei cigni di Nureyev a luglio, ma “il tartaro volante” è ritornato con l’assolo del principe Desirée dal secondo atto della sua Bella addormentata nel benaugurante Gala di Balletto di settembre ideato da Oliveri per la ripresa delle attività di Balletto alla Scala. Un ritorno pieno di speranza, seguito da un nuovo stop. Sul gala si veda quanto scritto il 12 ottobre 2020.

E sempre il leggendario Rudy è presente in A riveder le stelle con l’adagio dal Grand pas de deux dal II atto de Lo Schiaccianoci e nei Grandi Momenti Danza, uno spettacolo a firma Legris con l’Orchestra della Scala diretta da David Coleman, registrato il 15 e 17 dicembre, e poi trasmesso da Rai Cultura sui canali Rai nei primi mesi del 2021. Una produzione orchestrata per mettere in luce il potenziale artistico dei primi ballerini, dei solisti e dell’intero Corpo di Ballo con un programma che apre la stagione di danza 2020-2021 tra estratti e brani classici e moderni: dal secondo atto de La Sylphide di Bournonville, al Corsaro di Legris da Petipa, dal Trio SENtieri di Philippe Kratz, al passo a due dal secondo atto dell’Excelsior di Dell’Ara, dal passo a due dall’atto secondo del Progetto Händel di Mauro Bigonzetti, a Le spectre de la rose e al Grand pas de deux dall’atto terzo del Don Chisciotte coreografati da Nureyev.

Ebbene niente sembra essere dovuto al caso ma dipeso da un provvidenziale destino che vede i “meravigliosi ballerini” del Piermarini restare in mano francese in una continuità segnata dalla più nobile tradizione accademica e da un indiscusso primato. Un magistero di alta scuola che la classe e l’eleganza di Manuel Legris contribuiranno ancora di più ad esaltare. E allora con tutto il cuore bonne chance al neodirettore e al Balletto scaligero!








Manuel Legris
nuovo direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano

 
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