Il Corpo di
Ballo del Teatro alla Scala di Milano ha un nuovo direttore. Il 1° dicembre
2020 con un comunicato di “benvenuto” il Teatro ha reso nota la nomina del ballerino
e coreografo parigino Manuel Legris che ha esternato la sua contentezza
sul profilo social. «Oggi è un grande giorno, ufficialmente sono il
nuovo direttore del Balletto alla Scala di Milano. È un grande onore anche in
questi tempi difficili iniziare a lavorare con questi meravigliosi ballerini,
un nuovo team e in questo prestigioso teatro. Buona fortuna a tutti».
È vero i
tempi sono difficili nellera Covid-19, eppure il mondo della danza italiana
non si ferma e, anzi, va avanti dritto per la sua strada. Basti pensare alla designazione
di Wayne McGregor a direttore della Biennale
Danza avvenuta a fine ottobre e ora, a distanza di poco più di un mese, questaltro
prestigiosissimo incarico a capo del Balletto scaligero.
E la
presenza di Legris si è fatta subito sentire e vedere nella neoclassica Verdi Suite creata per le prime
ballerine Marina Arduino e Virna
Toppi, il primo ballerino Claudio Coviello e i solisti Marco
Agostino e Nicola Del Freo, in occasione dellevento A riveder le
stelle del 7 dicembre cha ha inaugurato la stagione del Piermarini in
diretta su Rai 1. Una serata inedita, senza pubblico in sala, tra musica,
danza, prosa e poesia per la regia di Davide Livermore e la direzione dOrchestra
di Riccardo Chailly. Un viaggio attraverso le pagine e le parole di
compositori e autori italiani e straneri, interpretate da potenti voci della
lirica e della prosa, accompagnate dalle coreografie di Legris, Rudolf Nureyev,
Massimiliano Volpini, e dallesibizione dellétoile Roberto
Bolle e dei primi ballerini e solisti del Corpo di Ballo milanese.
Manuel
Legris arriva alla Scala da paladino della danse
décole e da “scudiero dei classici” con un bagaglio professionale di
valore inestimabile sia come artista che come direttore e se dovessimo
rappresentarlo in due parole, prontamente diremmo classe ed eleganza. Classe ed
eleganza nei modi e nel suo essere tersicoreo di cui ben si avvide Nureyev quando
nel 1986, in qualità di direttore del Balletto dellOpéra di Parigi, nominò étoile questo giovane formatosi alla
Scuola di Danza dellOpéra e cresciuto nelle fila dellomonimo Corpo di Ballo,
in cui era entrato nel 1980.
Da quel
fatidico 86 suoi sono stati tutti i ruoli più significativi del repertorio
classico e moderno e nel suo carnet figurano i maestri della coreografia: da Petipa
a Fokin e Lifar, da Ashton a McMillan e Tudor, da Balanchine a Robbins, Tharp,
e Brown, da Béjart a Cranko e Petit, dallo stesso Nureyev a Rudi van Dantzig e
Forsythe, da Kylìan a Neumeier e Preljocaj. Una carriera folgorante, densa di
soddisfazioni e ricca di applausi che lo porta a lasciare lOpéra di Parigi a
maggio 2009 per esibirsi come ospite nei più importanti teatri europei,
asiatici e americani, e a diventare nel 2010 direttore dello Staatsballet di
Vienna e dellAccademia di Danza della Staatsoper. Una direzione durata fino a quel
novembre 2020 che lo ha visto curare la ripresa di titoli storici: Don Quixote, La Sylphide, Lo
Schiaccianoci, Il lago dei cigni, Le
corsaire, Sylvia; cimentarsi nella coreografia con Donizetti pas de deux del 2011 – e Verdi Suite del 2020 –;
e occuparsi delle varie edizioni dei Nureyev Gala in cui si è anche esibito.
Non solo ma Manuel Legris fa il suo
ingresso al Piermarini carico di allori: il Premio Nijinsky (1988), il Benois
de la Danse (1998), il Nijinsky Award (2000), il Prix Léonide Massine (2001), nonché investito di riconoscimenti. È
Chevalier des Arts et de Lettres dal 1993, Officier des Arts et des Lettres dal
1998, Chevalier de lOrdre National du Mérite dal 2002 e Chevalier de la Légion
dhonneur dal 2006; a Milano si ricongiunge a Dominique Meyer, già sovrintendente
dellOpera di Vienna e ora del Teatro alla Scala.
Il
neodirettore succede al nizzardo Frédéric Olivieri che riprende la direzione
della Scuola di Ballo della Scala e lascia quella del Corpo di Ballo, guidato dal
2002 al 2007 e dal 2016 al 2020, con la «riconoscenza del Teatro per limpegno,
la professionalità e la grande energia creativa che in questi anni ha dedicato
alla direzione della compagnia scaligera». Senza dimenticare – aggiungiamo noi –
la lungimiranza artistica che ha portato Frédéric a coinvolgere Manuel nellallestimento
di Sylvia, il balletto a serata intera di Legris,
realizzato in coproduzione con la
Scala e andato in scena a dicembre 2019 per
linaugurazione della stagione coreutica del Piermarini. Un ballet daction memorabile, vincitore
del Premio Danza&Danza “come migliore produzione classica dellanno”.
Un
coinvolgimento contraddistinto ancora dal nome di Nureyev che ha nominato
Legris étoile del Balletto dellOpéra
di Parigi e, cinque anni prima, nel 1981 Olivieri Solista. Un altisonante cognome
che li accomuna e ritorna nellultimo atto e non solo della gestione Oliveri e
nel primo di quella di Legris.
La pandemia ha
cancellato il Lago dei cigni di Nureyev
a luglio, ma “il tartaro volante” è ritornato con lassolo del principe Desirée
dal secondo atto della sua Bella
addormentata nel benaugurante Gala di
Balletto di
settembre ideato da Oliveri per la ripresa delle attività di Balletto alla
Scala. Un ritorno pieno di speranza, seguito da un nuovo stop. Sul gala si veda
quanto scritto il 12 ottobre 2020.
E sempre il
leggendario Rudy è presente in A riveder le stelle con ladagio dal Grand pas de deux dal II atto de Lo Schiaccianoci e nei Grandi
Momenti Danza, uno spettacolo a firma Legris con lOrchestra della Scala diretta da
David Coleman, registrato il 15 e 17 dicembre, e poi trasmesso da Rai Cultura
sui canali Rai nei primi mesi del 2021. Una produzione orchestrata per mettere
in luce il potenziale artistico dei primi ballerini, dei solisti e dellintero
Corpo di Ballo con un programma che apre la stagione di danza 2020-2021 tra
estratti e brani classici e moderni: dal secondo atto de La Sylphide di Bournonville,
al Corsaro di Legris da Petipa,
dal Trio SENtieri di Philippe
Kratz, al passo a due dal secondo atto dellExcelsior di DellAra, dal passo a due dallatto secondo del
Progetto Händel di Mauro
Bigonzetti, a Le spectre de la rose
e al Grand pas de deux dallatto terzo
del Don Chisciotte coreografati da
Nureyev.
Ebbene niente sembra essere dovuto al caso ma dipeso
da un provvidenziale destino che vede i “meravigliosi ballerini” del Piermarini
restare in mano francese in una continuità segnata dalla più nobile tradizione
accademica e da un indiscusso primato. Un magistero di alta scuola che la
classe e leleganza di Manuel Legris contribuiranno ancora di più ad esaltare. E
allora con tutto il cuore bonne chance
al neodirettore e al Balletto scaligero!
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