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Wayne McGregor: un avanguardista alla Biennale Danza di Venezia

di Gabriella Gori
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Data di pubblicazione su web 18/11/2020  

Wayne McGregor guiderà la Biennale Danza di Venezia dal 2021 al 2024 e la notizia non poteva lasciare indifferenti gli esperti del settore, i cultori della materia e gli appassionati. L’annuncio è stato dato il 27 ottobre scorso dal CdA e dal Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, che hanno comunicato l’avvenuta nomina dei direttori artistici dei settori Cinema, Danza, Musica e Teatro per i prossimi quattro anni. E se l’incarico direttivo per il Cinema è una riconferma di Alberto Barbera, per la Danza, la Musica e il Teatro nuovi sono i nomi a cominciare da quello di McGregor per proseguire con quelli di Lucia Ronchetti per la Musica e Stefano Ricci e Gianni Forte per il Teatro.     

Una scelta all’insegna del cambiamento che non dimentica la gratitudine «per il grande impegno e gli ottimi risultati conseguiti» dai precedenti direttori Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro) e reagisce alle misure restrittive anti Covid-19 per lo spettacolo, l’arte e la cultura, con un segnale propositivo. The show must go on recita il famoso brano dei Queen e niente, in questo momento, appare più calzante di questa affermazione che invita ed esorta ad andare avanti ora, sempre e comunque. In particolare la nomina del britannico McGregor risponde alla volontà di affidarsi a un vero genio della danza contemporanea assurto ormai da tempo ai fasti del successo internazionale per lo stile innovativo delle sue coreografie, frutto di apporti multidisciplinari, e del suo linguaggio che ingloba e supera i generi coreutici e punta a un “corpo pensante”. Corpo che con lui diventa l’intelligenza motrice dell’essere danzatore. La storia, come si sa, è fatta di “corsi e ricorsi” e quella della danza non fa eccezione. Tant’è che il pensiero corre veloce al giugno 2008 quando chi scrive vide per la prima volta il ciclone McGregor alla Biennale Danza di Venezia con la sua Random Dance, compagnia da lui fondata nel 1992, poi ribattezzata Company Wayne McGregor, che presenta i suoi lavori in tutto il mondo.

All’epoca fu subito chiaro chi fosse questo giovane già affermato autore della nouvelle vague della coreografia inglese, coreografo residente del Royal Ballet e ospite di accreditati corpi di ballo. In quell’occasione presentò Entity e stupì il pubblico per il modo originale di rinnovare la tecnica classica e contemporanea e di manipolare il corpo, rendendolo protagonista di disarticolati e frenetici passeggi. Una distonia che – come lui stesse ebbe a dire – «corrisponde al mondo frammentato e disfunzionale in cui viviamo». In proposito si rilegga quanto scrivemmo sullo spettacolo il 26 agosto 2008.

Logico e inevitabile seguire, per quanto possibile, il percorso creativo di questo dancemaker, oggi cinquantenne, che se pur influenzato dallo stile postclassico di William Forsythe e postmoderno di Merce Cunningham, è arrivato a una sua inconfondibile danza fisica, materica e propriocettiva, visibile in Carbon Life, a cui risponde la danza cerebrale di Far, una creazione nata dalla rispondenza tra movimento e scienze neurologiche e cognitive. L’innegabile audacia sperimentale lo porta poi ad approfondire gli studi sulle neuroscienze e sul rapporto tra danza e nuove tecnologie con Atomos, Anatomie de la sensation e Autobiography. Quest’ultima è frutto della collaborazione di Wayne con gli scienziati del Wellcome Trust Sanger Insitute per indagare il legame tra danza e genetica attraverso l’intelligenza artificiale del PC.

Tutto questo, e tanto altro, è Wayne McGregor. Senza dimenticare il capolavoro Woolf Words, commissionato dal Royal Ballet nel 2015 e andato in scena alla Scala ad aprile 2019. Un balletto ispirato a Virginia Woolf e incentrato sul suo stile contemporaneo fatto di “uso estremo e tecnicamente spinto” del corpo nel rocambolesco sovrapporsi di disequilibri, nella vorticosità dei passaggi, nella fagocitazione dello spazio, nell’incessante dinamica del dettato coreografico.    

Di strada ne ha fatta questo Englishman con la sua Wayne McGregor Company, compagnia residente al Teatro Salder’s Wells di Londra. Le sue creazioni fanno ormai parte del repertorio dei più importanti organici internazionali fra cui il Bolshoi, l’Opéra di Parigi, il New York City Ballet, l’American Ballet, l’Alvin Ailey American Dance Theatre di New York, il Nederlands Theatre, il Royal Danish Ballet, il San Francisco Ballet, il Balletto di Monaco. Davvero tanto di cappello per un big della danza mondiale che ha la roccaforte della sua creatività multidisciplinare e multimediale nello Studio Wayne Mcgregor a Londra. Da avanguardista del fare artistico non ha mai posto limiti al suo talento affiancando la passione per la danza a quella per il teatro collaborando con l’Old Vic Theatre, il National Theatre, la Royal Court di Londra, cimentandosi nell’opera (Dido & Aeneas, Acis e Galatea), nel cinema (Harry Potter and the Goblet of fire, Sing, Mary Queen of Scots), nella commedia musicale (Woman in White), nella realizzazione di video musicali (Radiohead, The Chemical Brothers), nella moda (Nick Knight for Showstudio, Soma for COS, Gareth Pugh alla London Fashion Week) e nelle campagne pubblicitarie (Selfridges, Boots No 7) e televisive (BRIT del 2015 e BRIT Awards del 2016).

Insignito di prestigiosi premi e riconoscimenti – il Critics’ Circle National Dance Awards, due Time Out Awards, due Oliver Awards, un Prix Benois de la Dansa e due Golden Mask Awards – Wayne è anche professore di coreografia al Trinity Laban Conservatoire of Musica and Dance. Laureatosi con il massimo dei voti e lode presso la Leeds University, ha conseguito dottorati onorari presso la Plymouth University e la UAL e l’Università di Chester. Insomma, un coreografo doctus che fa inoltre parte del Circle of Cultural Fellows del King’s College di Londra, è stato nominato nel 2011 Commander of the Order of British Empire per il suo contributo alla danza, è stato insignito nel 2017 di una Honorary Fellowship della British Science Association e nel 2019 è diventato Ambasciatore delle Arti.

Un curriculum ricchissimo – e qui non completo – che però è più che sufficiente per capire l’importanza che riveste il neo incarico a direttore del settore Danza della Biennale di Venezia, una nomina che lo onora e che lui considera «A dream challenge ahead… A chance to use a different part of the creative brain and a unrivalled opportunity to invite artist I respect and admire to share their brilliance at the Biennale» (https://artsfoundation.co.uk/news/af-ambassador-and-former-fellow-wayne-mcgregor-appointed-director-of-the-dance-departement-for-la-biennale).

Dunque un sogno, un’opportunità, uno spazio aperto alla sperimentazione e all’ospitalità di grandi artisti che devono farsi mentori dei più giovani in un mutuo scambio artistico e culturale. E – conoscendolo – il protagonista sarà il “corpo pensante”, artefice del gioioso contatto fisico-emozionale che nasce dal body in action. Un corpo libero di muoversi senza restrizioni nello spazio e di riempire gli occhi degli spettatori, coinvolti e soggiogati dall’energia cinetica che lui stesso sprigiona.

Un modo “mcgregoriano” di rispondere e, speriamo, superare il vulnus del distanziamento sociale grazie alla danza, la sua danza che non può accontentarsi di Zoom o di streaming in cui la distanza inibisce la percezione fisica dell’accadimento scenico e il passaggio di energia. Ma di sicuro il suo modus operandi avrà fatto e farà ancora tesoro delle regole del distanziamento sociale per acuire il nostro senso dello spazio e unire ancora di più l’intelligenza artificiale della tecnologia con l’intelligenza fisica del corpo che danza. Un connubio ad hoc per riuscire a passare da una danza virtuale a una danza reale e viceversa, e inventarsi un sistema per colmare lo iato tra pubblico in presentia e in absentia. Artista indefesso e coraggioso, McGregor non si è lasciato fermare dal lockdown e imperterrito ha continuato a lavorare a un balletto su Dante, Dante Project, e a curare le coreografie per Audrey. Un docu-film sull’attrice Audrey Hepburn per la regia di Helena Coen con Kiera Moore, Francesca Hayward, prima ballerina del Royal Ballet, e l’étoile Alessandra Ferri, protagoniste delle età anagrafiche e professionali dell’indimenticabile Audrey.

Sarà interessante vedere cosa farà della Biennale Danza in questi quattro anni, cosa creerà, chi inviterà, come organizzerà la Biennale College, il progetto nato per giovani coreografi, e su chi cadranno le scelte per i Leoni d’oro. Il primo festival sotto la sua direzione sarà dal 23 luglio al 1° agosto 2021: grande è l’attesa di vedere all’opera un avanguardista come lui che, anche in questa pandemia, trova il modo di non disperdere un patrimonio di idee e rivalutare sempre e comunque il corpo come espressione di bios ovvero vita.    






Wayne McGregor
nuovo Direttore della
Biennale Danza di Venezia (2021-2024)
 
Firenze University Press
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