Wayne McGregor guiderà la
Biennale Danza di Venezia dal 2021 al 2024 e la notizia non poteva lasciare
indifferenti gli esperti del settore, i cultori della materia e gli appassionati.
Lannuncio è stato dato il 27 ottobre scorso dal CdA e dal Presidente della
Biennale, Roberto Cicutto, che hanno comunicato lavvenuta nomina dei direttori
artistici dei settori Cinema, Danza, Musica e Teatro per i prossimi quattro
anni. E se lincarico direttivo per il Cinema è una riconferma di Alberto
Barbera, per la Danza, la Musica e il Teatro nuovi sono i nomi a cominciare
da quello di McGregor per proseguire con quelli di Lucia Ronchetti per
la Musica e Stefano Ricci e Gianni Forte per il Teatro. Una scelta allinsegna del cambiamento
che non dimentica la gratitudine «per il grande impegno e gli ottimi risultati conseguiti»
dai precedenti direttori Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica),
Antonio Latella (Teatro) e reagisce alle misure restrittive anti
Covid-19 per lo spettacolo, larte e la cultura, con un segnale propositivo. The show must go on recita il famoso
brano dei Queen e niente, in questo momento, appare più calzante di questa
affermazione che invita ed esorta ad andare avanti ora, sempre e comunque. In particolare
la nomina del britannico McGregor risponde alla volontà di affidarsi a un vero
genio della danza contemporanea assurto ormai da tempo ai fasti del successo
internazionale per lo stile innovativo delle sue coreografie, frutto di apporti
multidisciplinari, e del suo linguaggio che ingloba e supera i generi coreutici
e punta a un “corpo pensante”. Corpo che con lui diventa lintelligenza motrice
dellessere danzatore. La storia, come si sa, è fatta di “corsi e ricorsi” e
quella della danza non fa eccezione. Tantè che il pensiero corre veloce al giugno
2008 quando chi scrive vide per la prima volta il ciclone McGregor alla
Biennale Danza di Venezia con la sua Random Dance, compagnia da lui fondata nel
1992, poi ribattezzata Company Wayne McGregor, che presenta i suoi lavori in
tutto il mondo.
Allepoca fu subito chiaro chi fosse questo
giovane già affermato autore della nouvelle
vague della coreografia inglese, coreografo residente del Royal Ballet e
ospite di accreditati corpi di ballo. In quelloccasione presentò Entity e stupì il pubblico per il modo
originale di rinnovare la tecnica classica e contemporanea e di manipolare il
corpo, rendendolo protagonista di disarticolati e frenetici passeggi. Una
distonia che – come lui stesse ebbe a dire – «corrisponde al mondo frammentato
e disfunzionale in cui viviamo». In proposito si rilegga quanto scrivemmo sullo
spettacolo il 26 agosto 2008.
Logico e inevitabile seguire, per quanto
possibile, il percorso creativo di questo dancemaker, oggi cinquantenne, che se pur influenzato dallo stile postclassico di William Forsythe
e postmoderno di Merce Cunningham, è arrivato a una sua inconfondibile danza
fisica, materica e propriocettiva, visibile in Carbon Life, a cui
risponde la danza cerebrale di Far,
una creazione nata dalla rispondenza tra movimento e scienze neurologiche e
cognitive. Linnegabile audacia sperimentale lo porta poi ad approfondire gli
studi sulle neuroscienze e sul rapporto tra danza e nuove tecnologie con Atomos, Anatomie de la sensation
e Autobiography. Questultima è frutto
della collaborazione di Wayne con gli scienziati del Wellcome Trust Sanger
Insitute per indagare il legame tra danza e genetica attraverso lintelligenza
artificiale del PC.
Tutto questo, e tanto altro, è Wayne
McGregor. Senza dimenticare il capolavoro Woolf
Words, commissionato dal Royal Ballet nel 2015 e andato in scena alla
Scala ad aprile 2019. Un balletto ispirato a Virginia Woolf e incentrato
sul suo stile contemporaneo fatto di “uso estremo e tecnicamente spinto” del
corpo nel rocambolesco sovrapporsi di disequilibri, nella vorticosità dei
passaggi, nella fagocitazione dello spazio, nellincessante dinamica del
dettato coreografico.
Di strada ne ha fatta questo Englishman con la sua Wayne McGregor Company,
compagnia residente al Teatro Salders Wells di Londra. Le sue creazioni fanno ormai
parte del repertorio dei più importanti organici internazionali fra cui il Bolshoi,
lOpéra di Parigi, il New York City Ballet, lAmerican Ballet, lAlvin Ailey
American Dance Theatre di New York, il Nederlands Theatre, il Royal Danish
Ballet, il San Francisco Ballet, il Balletto di Monaco. Davvero tanto di
cappello per un big della danza mondiale che ha la roccaforte della sua
creatività multidisciplinare e multimediale nello Studio Wayne Mcgregor a
Londra. Da avanguardista del fare artistico non ha mai posto limiti al suo talento
affiancando la passione per la danza a quella per il teatro collaborando con lOld
Vic Theatre, il National Theatre, la Royal Court di Londra, cimentandosi nellopera
(Dido & Aeneas, Acis e Galatea), nel cinema (Harry Potter and
the Goblet of fire, Sing, Mary Queen of Scots), nella commedia
musicale (Woman in White), nella
realizzazione di video musicali (Radiohead,
The Chemical Brothers), nella moda
(Nick Knight for Showstudio, Soma for
COS, Gareth Pugh alla London Fashion Week) e nelle campagne pubblicitarie
(Selfridges, Boots No 7) e televisive (BRIT del 2015 e BRIT Awards del 2016).
Insignito di prestigiosi premi e
riconoscimenti – il Critics Circle National Dance Awards, due Time Out Awards,
due Oliver Awards, un Prix Benois de la Dansa e due Golden Mask Awards – Wayne è
anche professore di coreografia al Trinity Laban Conservatoire of Musica and
Dance. Laureatosi con il massimo dei voti e lode presso la Leeds University, ha
conseguito dottorati onorari presso la Plymouth University e la UAL e lUniversità
di Chester. Insomma, un coreografo doctus
che fa inoltre parte del Circle of Cultural Fellows del Kings College di
Londra, è stato nominato nel 2011 Commander of the Order of British Empire per
il suo contributo alla danza, è stato insignito nel 2017 di una Honorary
Fellowship della British Science Association e nel 2019 è diventato
Ambasciatore delle Arti.
Un curriculum
ricchissimo – e qui non completo –
che però è più che sufficiente per capire limportanza che riveste il neo incarico
a direttore del settore Danza della Biennale di Venezia, una nomina che lo
onora e che lui considera «A dream challenge ahead… A chance to use a different
part of the creative brain and a unrivalled opportunity to invite artist I
respect and admire to share their brilliance at the Biennale» (https://artsfoundation.co.uk/news/af-ambassador-and-former-fellow-wayne-mcgregor-appointed-director-of-the-dance-departement-for-la-biennale).
Dunque un sogno, unopportunità, uno
spazio aperto alla sperimentazione e allospitalità di grandi artisti che devono
farsi mentori dei più giovani in un mutuo scambio artistico e culturale. E –
conoscendolo – il protagonista sarà il “corpo pensante”, artefice del gioioso contatto
fisico-emozionale che nasce dal body in
action. Un corpo libero di muoversi senza restrizioni nello spazio e di
riempire gli occhi degli spettatori, coinvolti e soggiogati dallenergia
cinetica che lui stesso sprigiona.
Un modo “mcgregoriano” di rispondere e,
speriamo, superare il vulnus del
distanziamento sociale grazie alla danza, la sua danza che non può
accontentarsi di Zoom o di streaming in cui la distanza inibisce
la percezione fisica dellaccadimento scenico e il passaggio di energia. Ma di
sicuro il suo modus operandi avrà
fatto e farà ancora tesoro delle regole del distanziamento sociale per acuire il
nostro senso dello spazio e unire ancora di più lintelligenza artificiale
della tecnologia con lintelligenza fisica del corpo che danza. Un connubio ad hoc per riuscire a passare da una
danza virtuale a una danza reale e viceversa, e inventarsi un sistema per colmare
lo iato tra pubblico in presentia e in absentia. Artista indefesso e coraggioso, McGregor non si è
lasciato fermare dal lockdown e imperterrito ha continuato a lavorare a
un balletto su Dante, Dante Project, e a curare le coreografie per Audrey. Un docu-film sullattrice Audrey Hepburn per la regia di Helena
Coen con Kiera Moore, Francesca Hayward, prima
ballerina del Royal Ballet, e létoile Alessandra Ferri, protagoniste
delle età anagrafiche e professionali dellindimenticabile Audrey.
Sarà interessante vedere cosa farà della
Biennale Danza in questi quattro anni, cosa creerà, chi inviterà, come
organizzerà la Biennale College, il progetto nato per giovani coreografi, e su
chi cadranno le scelte per i Leoni doro. Il primo festival sotto la sua direzione
sarà dal 23 luglio al 1° agosto 2021: grande è lattesa di vedere allopera un
avanguardista come lui che, anche in questa pandemia, trova il modo di non
disperdere un patrimonio di idee e rivalutare sempre e comunque il corpo come
espressione di bios ovvero vita.
|
|